In Svizzera sulle tracce del giovane Le Corbusier a 60 anni dalla morte
- Postato il 26 agosto 2025
- Architettura
- Di Artribune
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Arrivare a La Chaux-de-Fonds, attraversando la catena del Giura, ha un effetto straniante. Dalle immagini da cartolina dell’immaginario elvetico – animali al pascolo, prati curatissimi, foreste, fattorie sparse qua e là – si viene improvvisamente proiettati in un universo urbano fatto di condomini a schiera, filobus, traffico, urbanismo a scacchiera, addirittura grattacieli. A mille metri di altitudine, La Chaux-de-Fonds si presenta oggi come una città che tenta di mantenere il suo ruolo nello scenario economico mondiale: era arrivata ad avere quasi 44mila abitanti nel periodo d’oro dell’industria dell’orologeria (oggi sono circa 36 mila), quando da qui partiva la metà della produzione mondiale. Dopo essere stata inserita nel 2009 nel Patrimonio mondiale dell’UNESCO, che ha riconosciuto la città assieme alla vicina località di Le Loche come simbolo dell’industrializzazione del Giura, sarà nel 2027 la prima Capitale della cultura elvetica. Era già stato Karl Marx, quasi 150 prima, a descrivere nel Capitale La Chaux-de-Fonds come una “grande città-officina” con la tipica urbanizzazione a scacchiera e ad analizzare la divisione del lavoro tipica di quel settore industriale.
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La città natale di Charles-Édouard Jeanneret, il futuro Le Corbusier
La Chaux-de-Fonds offre un altro grande motivo di interesse, in particolare per gli appassionati di storia dell’architettura. È qui che nel 1887, in rue de la Serre 38 (una targa lo ricorda) nacque Charles-Édouard Jeanneret, l’uomo destinato a rivoluzionare l’architettura del Novecento con il nome di Le Corbusier. In città si possono seguire i primi passi del giovane architetto. Nel 1902 intraprende gli studi di artigianato e arte presso la locale École d’arts appliqués per diventare incisore (una specializzazione richiesta dall’industria orologiera), ma è uno dei suoi professori, Charles L’Eplattenier, che lo orienta verso lo studio dell’architettura. Jeanneret approfondisce la conoscenza della materia attraverso stage a Berlino e Parigi, quest’ ultimo nello studio di Auguste Perret (1874-1954) che sarà uno dei suoi maestri di riferimento. Nello stesso tempo, L’Eplattenier gli affida, affiancandolo prima al più esperto René Chapallaz e poi ad altri allievi, la progettazione di alcune ville a La Chaux-de-Fonds. Nel periodo di formazione sono importanti anche due viaggi. Il primo, avviene nel 1910, quando su incarico della stessa Scuola si reca in Germania per uno studio sulle arti decorative; il secondo, nel 1911, verso i Balcani, la Grecia, la Turchia e l’Italia, fonte d’ispirazione per una sua nota pubblicazione, Voyage d’Orient.

La villa progettata per i genitori
L’anno successivo, ormai diventato professore presso la Scuola d’arte, apre il suo primo studio indipendente di architettura e di decorazione. Una targa in rue Numa-Droz 54 ricorda anche questo momento nella vita professionale dell’architetto franco-svizzero. Siamo a due passi da quella che è oggi la Biblioteca comunale di La Chaux-de-Fonds e che a cavallo fra fine Ottocento e inizio Novecento era la sede proprio dell’École d’Arts Appliqués. Nella biblioteca sono conservati importanti fondi d’archivio relativi al periodo chaux-de-fonnière dell’architetto. Il 1912 è anche importante perché in quell’anno progetta per i genitori la Villa Jeanneret-Perret, la prima opera realizzata in veste di architetto indipendente e laboratorio di prove per le sue tecniche di costruzione. Qualche anno più tardi, nel 1916, progetterà per un ricco industriale dell’orologeria e con ulteriore consapevolezza delle sue idee, Villa Schwob, ribattezzata la Ville Turque. Sarà l’ultima realizzazione di Charles-Édouard Jeanneret nella sua città natale. Nel 1917 si trasferirà definitivamente a Parigi, pronto di lì a poco a firmare i suoi progetti con il nome di Le Corbusier (abbiamo raccontato alcuni degli edifici parigini qui). Il 27 agosto cadono i 60 anni dalla sua morte avvenuta nelle acque della Costa Azzurra, davanti al famoso Cabanon.












L’itinerario sulle tracce del giovane Le Corbusier
L’Ufficio del turismo di La Chaux-de-Fonds organizza ogni venerdì (ore 14) fino a settembre delle visite guidate dal titolo “Les premières villas de Le Corbusier”. L’itinerario si può fare anche individualmente, meglio se muniti della mini-guida gratuita disponibile presso lo stesso ufficio (Espacité 1).
Villa Jeanneret-Perret Maison Blanche, Chemin de Pouillerel, 12
È senza dubbio l’indirizzo più interessante. Riflette tutti gli stimoli che il giovane architetto aveva assorbito nei suoi viaggi: influenza dell’architettura tedesca contemporanea, elementi neoclassici e della tradizione greco-romana, rimandi vernacolari allo stile balcanico. I genitori abitarono la villa solo per pochi anni, perché il padre fu costretto a venderla per problemi finanziari nel 1919. Completamente restaurata nel 2005 in base allo spirito del progetto originale, offre informazioni e aneddoti grazie alla gestione di un’associazione di volontari.
Villa Fallet, Chemin de Pouillerel, 1
Di circa 6 anni precedente a Villa Jeanneret-Perret è una sorta di manifesto degli allievi di Charles L’Eplattenier che provano a definire uno stile regionalista influenzato dall’Art Nouveau. Verrà definito “Style Sapin” (Stile Abete) per via delle forme triangolari. Charles-Édouard Jeanneret fu incaricato di redigere il progetto e di dirigere il cantiere con l’aiuto dell’architetto René Chapallaz. Anche questa villa è visitabile.
Villa Jaquemet e Villa Stotzer, Chemin de Pouillerel, 1 e 6
Due ville costruite nel 1908 per i cognati di Louis Fallet, proprietario dell’omonima villa. Furono progettate da Jeanneret mentre si trovava in viaggio a Vienna e sono espressione dello stesso stile regionalista di Villa Fallet. Si possono vedere solo dall’esterno.
Villa Schwob – Villa Turca, rue de Doubs, 167
È l’opera più compiuta di questo periodo: consta di una struttura in cemento, con musi di riempimento in mattoni. Il piano simmetrico del progetto e le proporzioni degli spazi risentono dell’influenza modernista dei fratelli Perret che Jeanneret aveva già frequentato a Parigi. Ma non mancano rimandi alla tradizione neoclassica e all’architettura ottomana scoperta durante il viaggio in Oriente. Visibile solo dall’esterno.
Villa Favre-Jacot, Côte des Billodes, 6 Le Loche
Questa lussuosa villa fu progettata e costruita nel 1912 per l’industriale Favre-Jacot, fondatore del marchio di orologi Zenith nella vicina località di Le Loche. Anche qui l’influsso neoclassico è evidente. Visibile solo dall’esterno.
Cinéma Scala, rue de la Serre, 52
Costruito da Jeanneret nel 1916 in stile neoclassico è stato parzialmente distrutto da un incendio nel 1971. Della costruzione originale è sopravvissuta solo la facciata posteriore.
Musée des Beaux-Arts, rue des Musées, 33
Edificio Art-Déco con influenze neoclassiche realizzato nel 1926 da Charles L’Eplattenier e René Chapallaz. Nel 1957 ospitò la prima mostra dedicata a Le Corbusier dalla città natale, che ebbe modo di visitarla. Di quell’esposizione il museo conserva un insieme di incisioni e un arazzo.
Altre opere di Le Corbusier in Svizzera
Chi volesse approfondire le opere dell’architetto in territorio elvetico o appena oltre la frontiera francese (in un raggio di circa 150 chilometri), può annotarsi questi indirizzi:
- Villa “Le Lac”, Corseaux (Vaud)
- Immeuble Clarté, Ginevra
- Pavillon Le Corbusier (Zurigo)
- Cappella di Notre-Dame du Haut, Ronchamp (Francia)
Dario Bragaglia
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