Inchiesta alla Regione, captata conversazione con video-microspia

  • Postato il 28 luglio 2025
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Inchiesta alla Regione, captata conversazione con video-microspia

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CATANZARO – Al di là degli esiti dell’interrogatorio del governatore Roberto Occhiuto, svoltosi mercoledì scorso (LEGGI), l’ampia inchiesta sulla Regione Calabria non finirà. E pur ammettendo un buon esito, per il presidente Occhiuto, del summenzionato “esame” in procura, l’inchiesta nel suo complesso proseguirà e continuerà a passargli molto da vicino, a lambirlo per via del coinvolgimento nelle indagini della sua segretaria particolare Veronica Rigoni. Occhiuto ha risposto alle domande sull’ipotesi di corruzione comunicatagli i primi di giugno dai magistrati di Catanzaro.

Contestualmente, però, la stessa procura del capoluogo calabrese, nell’ambito del medesimo fascicolo numero 2070/2024, tre settimane fa, disponeva nuove perquisizioni (alcune erano già state eseguite il 6 giugno) in diversi uffici della Cittadella regionale, fra qui quelli “presidenziali” del decimo piano. Quello stesso giorno, precisamente venerdì 4 luglio, trapelava la notizia che le verifiche della Guardia di Finanza delegata, erano relative anche alla posizione della segretaria particolare di Occhiuto: la Gdf, dopo essere piombata il giorno prima, al terzo e all’ottavo piano della sede della Regione Calabria, l’indomani saliva al decimo piano, dove si trovano gli uffici del governatore e dei suoi collaboratori. Nel relativo decreto di perquisizione si annota tra l’altro, di “un incarico affidato a Veronica Rigoni” da parte dell’ufficio del sub-commissario alla depurazione, diretto da Tonino Daffinà. Si cita, come uno degli elementi alla base dell’attività posta in essere, un dialogo intercettato, ma anche “un gesto eloquente”. Il 12 giugno scorso – quindi all’indomani del video di Occhiuto che annuncia attraverso i social di essere indagato per corruzione – viene captata una conversazione fra il sub-commissario per la depurazione Daffinà e una sua collaboratrice.

Nell’annotazione che appare sul predetto decreto di perquisizione, viene riportata pure l’osservazione di “un gesto eloquente” fatto dalla collaboratrice di Daffinà proprio nel mentre stava pronunciando le parole registrate dalla procura. Gestualità definita eloquente perché farebbe capire, secondo l’interpretazione data dal pubblico ministero, che la Rigoni non avesse compiuto affatto il lavoro previsto nel contratto. Se ne deduce, quindi, che l’intercettazione (Rit 395/2025) del 12 giugno, inserita nel fascicolo 2070/2024, sia una captazione di immagini e non solo audio, tipica di una videocamera nascosta in un determinato ambiente.

Molto importante, a questo punto è la tempistica inerente le perquisizioni, innescate anche da tale intercettazione: dal 12 giugno, giorno della conversazione spiata, passano solo tre settimane e, il 3 luglio, scatta il blitz della Finanza in Regione. È un tempo rapido, che suggerisce una certa risolutezza della procura nell’agire in questo procedimento penale. Secondo quanto appreso da fonti attendibili la Rigoni, come altri soggetti coinvolti nelle investigazioni effettuate il 3 e 4 luglio scorsi, avrebbe fatto ricorso al Riesame. E sempre secondo queste stesse fonti, il fascicolo relativo alla posizione della segretaria particolare di Occhiuto, del sub-commissario alla depurazione e di altri funzionari, potrebbe esser diventato uno stralcio di quello iniziale 2070/2024, vale a dire, un procedimento a sé, con differente numero R.G.N.R. indicativo.

Chiaramente la fondatezza di tali indiscrezioni andrà vagliata nei prossimi giorni. I pm – pur ammettendo la regolarità dell’incarico conferito alla Rigoni da parte dell’ufficio del sub-commissario –, stanno indagando per capire se la stessa abbia effettivamente svolto il lavoro per cui è stata pagata con soldi pubblici e se abbia ricevuto o meno, nel corso del periodo di tale incarico un trattamento “particolare” derivante dal suo ruolo di segretaria del governatore.

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