Inchiesta polizia locale, ora gli agenti denunciano le vittime: “Affermazioni palesemente false”
- Postato il 27 luglio 2025
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- Di Genova24
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Genova. Colpo di scena nell’inchiesta sui presunti abusi della polizia locale a Genova. Nei giorni scorsi alcuni dei 15 agenti indagati hanno presentato una controdenuncia per calunnia nei confronti dei cittadini stranieri che hanno riferito di essere stati picchiati dai vigili. Quelle affermazioni, si legge nell’esposto scritto dagli avvocati Maurizio e Andrea Tonnarelli e Fabrizio Maggiorelli, sarebbero “palesemente false”.
Nelle scorse settimane, durante l’incidente probatorio davanti al gip Giorgio Morando, le presunte vittime hanno confermato tutto con dettagli e foto alla mano, indicando gli autori. “Il numero 10 mi ha picchiato con un pugno, il numero 13 con il manganello”, ha spiegato ad esempio il 31enne S.T.. In aula è stato mostrato anche il video in cui lo si vede urlare dopo il pestaggio. Un 36enne egiziano, fermato per il furto di un telefono (reato da cui è stato poi assolto, così come dalla resistenza) ha raccontato delle botte subite, mentre nel verbale gli agenti hanno scritto “atti di autolesionismo“. E ha detto che gli è stata restituita solo la metà dei soldi sequestrati.
Adesso verrà approfondito quanto riportato, incrociando i dati allegati e quanto raccolto dagli investigatori della squadra mobile. La ricostruzione, secondo la difesa, sarebbe non veritiera. Nella querela, infatti, si spiega come alcune dichiarazioni dei denuncianti sarebbero smentite da prove oggettive. Come nel caso del giovane che ha sostenuto di essere stato assistito da un interprete durante la sua deposizione in questura, ma nel verbale non ve ne sarebbe traccia. Oppure l’affermazione di un’altra vittima che ha dichiarato di non potere camminare o muoversi dopo essere stato picchiato e che invece, nello stesso periodo, sarebbe stato denunciato per furto, con tanto di fuga.
Nei giorni scorsi il tribunale del Riesame aveva respinto il ricorso dell’unico agente che si è rivolto ai giudici chiedendo la nullità del sequestro e la restituzione dei telefoni. Si tratta un commissario di 65 anni indagato per aver posto la sua firma – in qualità di funzionario – su una comunicazione di notizia di reato relativa a una perquisizione risultata falsa in base a quanto ricostruito dai poliziotti della squadra mobile coordinati dal pm Sabrina Monteverde.
Secondo la Procura, la squadra della sezione Sicurezza urbana della polizia locale avrebbe picchiato, anche con manganelli telescopici, soprattutto stranieri o persone con problemi di droga, li avrebbe insultati e in alcuni casi avrebbe preso i soldi che trovava nel corso delle perquisizioni.
Una ricostruzione, secondo l’accusa, comprovata anche da quanto alcuni vigili scrivevano in una chat di WhatsApp chiamata Quei bravi ragazzi, un gruppo dove si scambiavano battute a sfondo razziale e si vantavano delle provocazioni a cui sottoponevano i fermati.