Inchiesta Regione Calabria: emerge il ruolo di Petropulacos

  • Postato il 12 agosto 2025
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Inchiesta Regione Calabria: emerge il ruolo di Petropulacos

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Dallo scontro con Bonaccini in Emilia al ruolo in Calabria emerge il ruolo della manager di Occhiuto Petropulacos nell’inchiesta sulla Regione Calabria. Ora verrà riascoltata


di PAOLO OROFINO
CATANZARO – Kyriakoula Petropulacos, detta Licia, dopo aver scosso l’Emilia Romagna, ora fa tremare la Regione Calabria. La manager della Sanità ha iniziato a collaborare con la Guardia di Finanza nell’inchiesta della procura di Catanzaro, che si è abbattuta sulla Cittadella e sul governatore Roberto Occhiuto che si dimesso annunciando contestualmente la sua ricandidatura.
Le Fiamme gialle pochi giorni prima del blitz in Regione a Germaneto (3 e 4 luglio scorso), come già anticipato dal Quotidiano, hanno ascoltato, come persona informata sui fatti, la consulente di origini greche per diverse ore. Ma ora emergono ulteriori dettagli partendo dall’indiscrezione trapelata, che la Petropulacos potrebbe essere presto riascoltata dagli investigatori.

Ritenuta dirigente severa e inflessibile, in Emilia Romagna, si è fatta conoscere per la sua “grandissima competenza” come scriveva il Corriere della Sera per il suo “curriculum da prima classe e l’amicizia con Bonaccini” all’epoca presidente della Regione emiliana, ma anche per il suo “carattere terribile”. Tant’è che il rapporto personale e d’amicizia che aveva con l’ex governatore, nel 2022, non ha impedito lo scontro che poi ha indotto Bonaccini a “licenziarla” da dirigente generale dell’assessorato alla Sanità posizione che la Petropulacos ricopriva da alcuni anni. Ed ora qualcosa di simile sta accadendo in Calabria.

Il presidente Roberto Occhiuto, ritrovatosi fra le mani la “patata bollente” della Sanità calabrese, decide di nominare sua “super-consulente” Kyriakoula Petropulacos, proprio per i suoi trascorsi di dirigente preparata e irreprensibile. E lei accetta la proposta, ma, per non essere ricattabile, decide di farsi pagare solo i rimborsi spesa. Nessuno stipendio per lei, quindi. Occhiuto se la porta al decimo piano e lei si vede di rado nei corridoi della Cittadella e ha pochissimi contatti e solo con chi è strettamente necessario.

I finanziari quando, sentendola a verbale, le hanno nominato Tonino Daffinà – sub-commissario alla Depurazione e noto commercialista, fra gli indiziati chiave del caso – rimangono sorpresi nel sentirsi rispondere: “non lo conosco”. Risposta che ha indotto i militari a mostrarle una foto del commercialista, per l’identificazione, che poi avviene. Ma se la Petropulacos conosce poco collaboratori e amici di Occhiuto, conosce e bene tante vicende della Sanità calabrese, pubblica e privata, che negli ultimi due anni le son passate sotto gli occhi e su cui, spesso è stata chiamata a esprimere un giudizio.
Un’altra caratteristica della Petropulacos, ci dice chi l’ha conosciuta in Emilia, è quella di avere una memoria di ferro: “ricorda tutto!”.

Lo snodo spartiacque che ha posto la Petropulacos sulla sponda opposta a quella dove ora si trovano determinati indagati è stato quando un funzionario regionale è entrato nel suo ufficio per perorare, anche con una certa insistenza, una delibera che a dire del funzionario aveva già avuto l’avallo “dei piani alti”. A quel punto, la consulente che già conosceva la questione per averla valutata e contrasta in precedenti occasioni, ha affermato: “se si avanti su questa cosa, ti denuncio”. Si trattava della bozza di delibera che tagliava 17 posti per dialisi all’ospedale di Reggio, passo che poi avrebbe consentito di attivare 21 posti per lo stesso trattamento in una struttura privata, del Reggino.

A seguito della denuncia minacciata la delibera è stata poi bloccata e non è stata più approvata. L’intera storia la Petropulacos l’ha raccontata e mentre lei raccontava i finanziari annotavano tutto sul verbale. Non solo, ed è questa la novità di oggi: la super-consulente non ha parlato solo della vicenda dei posti di dialisi a Reggio, ma ha riferito alla Guardia di Finanza pure altri elementi su altre situazioni, chiaramente inerenti sempre il comparto della Sanità regionale, pubblica e privata.

Di più. A corredo e supporto delle sue dichiarazioni, ha prodotto ai finanzieri pure alcune documentazioni non contenute nel Burc (Bollettini ufficiale Regione Calabria), quindi di più difficile reperimento. È verosimile ricostruire, allora, che le Fiamme gialle dopo aver udito e verbalizzato tutto in quelle ore, siano corse in procura, a riferire alcuni importanti nuovi spunti per il procedimento giudiziario in atto. E dopo pochi giorni scattano le perquisizioni.

A breve, probabilmente, Licia Petropulacos sarà ascoltata dai magistrati. Se ciò avverrà, forse ci sarà occasione per verbalizzare una cosa capitata dopo il primo Sit della consulente e dopo l’arrivo in Regione di una comunicazione da parte di una clinica privata. Qui è accaduto un “fatto strano” notato dalla Petropulacos. In una nota, la struttura privata avvisava che, in caso di mancato arrivo dell’atteso accreditamento regionale, sarebbe stato interrotto il trattamento a una quindicina di pazienti dializzati. Ma siccome l’accreditamento era in fase di studio, due strutture pubbliche si erano preparate ad accogliere quel gruppo di pazienti. Bene. L’accreditamento atteso dalla clinica privata non è andato, poi, a buon fine. Ma nelle due strutture pubbliche che si erano prontamente attrezzate per l’evenienza, nessuno di quei 15 pazienti in dialisi è mai arrivato. Dov’erano finiti? L’inchiesta della procura di Catanzaro continua.

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