Inchiesta sui microcellulari nel carcere di Marassi: tra gli indagati anche Ottavio Spada
- Postato il 26 novembre 2025
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- Di Genova24
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Genova. Tra i detenuti perquisiti oggi nell’ambito dell’inchiesta della Dia di Genova sull’uso di cellulari in carcere da parte di mafiosi, c’è anche Ottavio Spada, 36 anni, legato al clan Spada di Ostia (Roma).
L’uomo era stato arrestato nel 2018 per una inchiesta della Dda di Roma che aveva smantellato l’organizzazione. Secondo gli investigatori, avrebbe usato i microcellulari per comunicare con i parenti.
L’inchiesta è partita nel 2021, dopo che gli inquirenti si sono accorti che una persona su cui stavano indagando stava parlando con un detenuto recluso a Marassi. Tra gli indagati ci sono soggetti ritenuti legati alla cosca Morabito di Africo (Reggio Calabria), Grande Aracri di Cutro (Crotone), Molè di Gioia Tauro (Reggio Calabria), Gallico Frisina di Palmi (Reggio Calabria).
I microtelefonini venivano portati dai parenti durante i colloqui nella casa cincondariale genovese. Si tratta di detenuti collocati nella sezione di Alta sicurezza del carcere, che poi nel tempo sono stati trasferiti o, in qualche caso, hanno finito di scontare la pena. Per questo le perquisizioni questa mattina hanno riguardato non il carcere genovese bensì 12 istituti penitenziari dove i reclusi sono stati nel frattempo trasferiti.
Nel corso dell’inchiesta gli investigatori, coordinati dal procuratore aggiunto Federico Manotti che proprio oggi ha notificato la chiusura dell’indagine, hanno monitorato oltre 150 telefoni e 115 Sim, molti mini telefoni occultabili nelle celle o nel corpo. Alcune Sim venivano acquistate in negozi compiacenti del centro storico di Genova.
Dei 31 indagati molti detenuti nel frattempo sono usciti dal carcere e dei 12 rimasti in cella e perquisiti gli inquirenti hanno trovato telefonini solo a 2 detenuti.
Il problema dei cellulari clandestini che entrano nelle carceri è ovviamente molto più ampio. Solo a Marassi e sono nel 2025 i tentativi di lanciare cellulari dentro il carcere dallo stadio o dal vicino centro commerciale sono stati decine. Ma i microcellulari, come dimostra l’inchiesta vengono talvolta introdotti durante i colloqui.
I detenuti indagati li usavano per parlare con genitori, fratelli, amici, complici rimasti fuori dal carcere ma anche con altri detenuti. In un caso anche per chiamare il cappellano o l’avvocato.