Inchiesta sul Fc Crotone, la cosca Megna gestiva security e tickets
- Postato il 16 settembre 2025
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Il Quotidiano del Sud
Inchiesta sul Fc Crotone, la cosca Megna gestiva security e tickets
Dietro l’amministrazione giudiziaria per l’Fc Crotone l’inchiesta sul monopolio della cosca Megna su vigilanza e ingressi allo stadio
CROTONE – C’è il monopolio dei servizi di vigilanza allo stadio e il controllo degli ingressi illeciti da parte della cosca Megna dietro la misura dell’amministrazione giudiziaria nei confronti del FC Crotone srl. Il provvedimento, per la durata di dodici mesi, è stato notificato al presidente della società rossoblù, Gianni Vrenna, da agenti della Divisione Anticrimine della Questura di Crotone e dai loro colleghi del Servizio Centrale Anticrimine.
Lo ha disposto la Sezione per le misure di prevenzione del Tribunale di Catanzaro accogliendo la richiesta del procuratore nazionale antimafia, Giovanni Melillo, di quello distrettuale di Catanzaro, Salvatore Curcio, e del questore di Crotone, Renato Panvino. L’inchiesta nasce dall’analisi di risultanze investigative emerse nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro che ha portato, nel giugno 2023, all’operazione Glicine-Acheronte, già sfociata in tre processi, uno dei quali, quello celebrato col rito abbreviato, definitosi con una decina di condanne nei confronti del clan.
TENTACOLI SUL CROTONE CALCIO
La società Fc Crotone srl, che oggi milita in serie C, è riconducibile alla famiglia Vrenna, e in particolare a Raffaele Vrenna, al fratello Giovanni, proprietario tramite Envi Group nonché legale rappresentante, e al figlio di quest’ultimo, Raffaele Vrenna junior, direttore generale. Da un filone della maxi inchiesta verrebbe fuori che l’attività economica della Fc Crotone srl sarebbe stata sottoposta ad assoggettamento da parte della cosca stanziata nel quartiere Papanice ma con proiezioni anche in Nord Italia.
Questa condizione avrebbe agevolato la cosca che avrebbe così allungato i suoi tentacoli sul settore calcistico, «generatore di non sempre tracciabili flussi monetari e portatore di visibilità sociale», osservano gli inquirenti. L’amministratore giudiziario nominato è Pierluigi Pisani. Contestualmente, sono stati emessi 17 Daspo nei confronti di 17 denunciati o condannati che frequentano lo stadio.
INGERENZA DELLA ‘NDRANGHETA
Il Tribunale ritiene che gli elementi emersi dall’inchiesta abbiano restituito «uno scenario di ingerenza della criminalità organizzata nella gestione dell’impresa». Il pericolo di infiltrazione mafiosa è sorto «anzitutto in considerazione della vicinanza dei fratelli Raffaele e Giovanni Vrenna agli ambienti criminali per effetto del legame di sangue intercorrente con la cosca Vrenna». Un legame rimasto al livello della «contiguità» ma valso, secondo i giudici, a mantenere una condizione di «tranquillità ambientale».
L’«intensa attività di condizionamento mafioso dell’attività imprenditoriale» ha finito col polarizzare verso il Crotone Calcio gli interessi dei gruppi ‘ndranghetistici locali e così, dopo l’indebolimento della cosca Vrenna Bonaventura Corigliano, sarebbe subentrata la cosca stanziata nel quartiere Papanice (ma con ramificazioni al Nord). Ci sarebbero «sufficienti indizi», secondo i giudici, per ritenere che «il libero esercizio da parte della Fc Crotone srl, quantomeno dei settori specifici della security e della gestione degli ingressi allo stadio, risulti profondamente influenzata dalla presenza invasiva delle cosche».
AGGRESSIONE IN STRADA
Emblematico, in tal senso, il pestaggio di Raffaele Vrenna, reo di aver tentato di resistere alle pressioni dei papaniciari. Il collaboratore di giustizia crotonese Francesco Oliverio ha precisato che Raffaele Vrenna avrebbe dovuto cedere dopo l’aggressione da parte di tre incappucciati in seguito alla quale fu sottoposto a un intervento chirurgico per la frattura di un braccio. Ecco cosa disse il pentito di ‘ndrangheta al pm Domenico Guarascio, oggi procuratore di Crotone ma all’epoca delle indagini in servizio alla Dda di Catanzaro. «In prima non si sono accordati. Pensavano che erano ancora i Vrenna. Poi hanno avuto conseguenze. Raffaele Vrenna è stato fermato per strada e malmenato. Nell’ambiente tutti sapevano che erano stati i papaniciari con i quali Raffaele e Giovanni Vrenna vennero ad accordi».
I RAPPORTI CON LA COSCA VRENNA
Il provvedimento richiama le risultanze di precedenti inchieste antimafia, come quella denominata Puma, in cui Raffaele Vrenna, condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa, è poi assolto definitivamente. Sono riproposte anche le dichiarazioni dei pentiti Luigi Bonaventura, Giuseppe Vrenna e Domenico Bumbaca raccolte nell’ambito dell’inchiesta Herakles, contro la cosca Vrenna Bonaventura Corigliano.
L’ex boss Vrenna, per esempio, parlò di aiuti economici ricevuti durante periodi di detenzione da parte di Raffaele e Giovanni Vrenna che gli assunsero un figlio nella ditta dei rifiuti Salvaguardia ambientale e lo supportarono nel creare la sua Lavanderia industriale. I tentacoli sulla security erano già emersi in quanto Bonaventura, ex boss di strada, assunse un ruolo nella gestione della vigilanza durante gli eventi del Crotone calcio. Elementi, insieme ad altri, che rivelerebbero una certa “permeabilità”, osservano gli inquirenti, delle strutture societarie dei Vrenna, spesso a fronte di elargizioni ai clan e di ingerenze nelle attività imprenditoriali, a cominciare dal Crotone calcio.
I RAPPORTI CON LA COSCA MEGNA
I tentacoli dei Megna sarebbero soprattutto sulla security dello stadio, almeno secondo i pentiti. Il collaboratore di giustizia Giuseppe Montemurro, affiliato alla cosca Lanzino di Cosenza, ha illustrato agli inquirenti la gestione monopolistica della vigilanza allo stadio Scida dopo la cacciata dei soci cosentini con l’assegnazione esclusiva a Sandro Oliverio Megna. La gestione dei servizi del Crotone Calcio sarebbe stata appannaggio esclusivo del clan che aveva acquisito la vigilanza degli ingressi con la società di Sandro Oliverio Megna, sotto il coordinamento di Gaetano Russo e Maurizio Del Poggetto, quest’ultimo condannato a 12 anni. Assolto, però, a fronte di una richiesta di 10 anni, Sandro Oliverio Megna.
L’imputato era il titolare della Seral srl, la società che gestiva gli eventi del Crotone calcio i quali da un certo periodo in poi, secondo la ricostruzione della Dda di Catanzaro, erano divenuti appannaggio esclusivo del clan essendo stata scalzata un’impresa del Cosentino. Nella gestione della vigilanza sarebbe poi subentrata The Lions Service di Pierpaolo Catanzaro, ritenuto uomo di fiducia del clan in quanto coniugato con la vedova di Luca Megna, il figlio del boss assassinato all’epoca della faida di Papanice. Dal 2023 la gestione è passata a Polservice, già colpita da «misure protettive» per i passaggi di dipendenti da una società all’altra.
L’AUTISTA DEL BUS DEL CROTONE
Dall’inchiesta Glicine-Acheronte, in particolare, era emersa la figura di Cesare Carvelli, condannato a 6 anni e 8 mesi, autista del bus del Crotone Calcio, forte di un rapporto privilegiato col figlio del presidente, Raffaele Vrenna junior. Il ruolo di Carvelli viene fuori anche in relazione alla distribuzione di biglietti gratuiti per le partite su input del boss Domenico Megna. Il boss «pretendeva di scegliere le persone che potevano entrare gratuitamente allo stadio», è detto nelle motivazioni della sentenza di primo grado. Non a caso gli inquirenti osservano che da numerosi elementi d’indagine viene fuori la «presenza onnivora» del clan che «comprime e compromette ogni istituzione anche sociale del territorio».
BIGLIETTI GRATIS A CHI DICE IL BOSS
In questo contesto si inserisce l’ingresso gratuito allo stadio e la distribuzione dei tagliandi secondo indicazioni che giungevano direttamente dal boss, interessato a favorire i suoi affiliati o esponenti dei clan alleati. Al di là di una decina di biglietti chiesti per i “cirotani” in occasione del match Crotone-Inter del 2017, l’intervento di Megna emergerebbe in maniera evidente dopo i problemi legati all’eccessivo numero di tagliandi posti in vendita, che erano costati una multa alla società calcistica. Carvelli stesso, nel corso di una conversazione intercettata, aveva avuto un’accesa discussione con Mico Megna che aveva rivendicato la sua posizione di supremazia nella scelta del numero delle persone cui erano destinati i tagliandi.
PESTAGGI AD OPERA DEL CLAN
Nel corso della discussione pare che Megna avesse addirittura impartito precise disposizioni intimando a Carvelli di redarguire i responsabili, eventualmente anche con le maniere forti. «’Ntostaccilla e casomai picchiali». I principali problemi si erano verificati in occasione di una partita di cartello (Crotone-Inter, appunto) nel corso della quale molti erano riusciti ad entrare senza biglietto, provocando la reazione non solo dei vertici della società ma anche del boss.
Megna aveva invitato Carvelli a risolvere la situazione, poi ripianata con la collocazione nei punti strategici di suoi uomini di fiducia, in grado peraltro di garantire l’accesso alle persone facenti parte della cosca. «Illuminante», sempre secondo gli inquirenti, il fatto che Carvelli sottolineasse addirittura come il semplice appartenere alla cosca non fosse requisito sufficiente per avere il biglietto, occorrendo ii permesso di Mico Megna. «Ragazzi andatevene a casa… Noi dobbiamo entrare… Che tu chi cazzo sei che devi entrare, se ti vuoi vedere la partita devi andare a parlare con Mico Megna».
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VERSO L’UDIENZA
«Esamineremo con cura il provvedimento provvisorio del Tribunale di Catanzaro e ci prepareremo per l’udienza», annuncia l’avvocato Francesco Verri, legale dei Vrenna. «Registriamo – afferma – che non si tratta affatto di un provvedimento punitivo. La misura è adottata perché l’Autorità giudiziaria ritiene che l’Fc Crotone abbia subito il potere di intimidazione della ‘ndrangheta e non ipotizza, neanche lontanamente, complicità o connivenze della società, dei suoi soci o dei suoi dirigenti e collaboratori. L’Fc Crotone collaborerà attivamente con gli amministratori giudiziari nominati dal Tribunale per proseguire le proprie attività nell’interesse della società, dei tifosi e in generale dello sport». L’udienza di discussione è fissata per il 13 ottobre.
IL TRAFFICO DI RIFIUTI
Un capitolo dell’inchiesta Glicine-Acheronte ruota attorno alla gestione del ciclo dei rifiuti in Calabria e ai rapporti tra esponenti politici, in quel momento al governo della regione, e gli imprenditori Gianni e Raffaele Vrenna, rispettivamente presidente ed ex presidente del Crotone calcio. Traffico illecito di rifiuti è l’accusa per loro due nel processo a carico di 100 imputati pendente davanti al Tribunale penale. Non sarebbe immediatamente da escludere che la vicenda possa in qualche modo incidere sugli affari della famiglia Vrenna, leader nel settore dei rifiuti e titolari della mega discarica che dovrebbe accogliere una quota dei rifiuti della bonifica industriale di Crotone.
Il Quotidiano del Sud.
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