Inchiesta sulla Regione, l’ascesa della famiglia Gualtieri grazie a entrature in FI
- Postato il 6 agosto 2025
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Il Quotidiano del Sud
Inchiesta sulla Regione, l’ascesa della famiglia Gualtieri grazie a entrature in FI
Dalle carte dell’inchiesta sulla Regione emergono i rapporti della famiglia Gualtieri con faccendieri, politici e dirigenti
CATANZARO – L’inchiesta della Procura di Catanzaro sulla sanità calabrese fa luce anche sulle entrature alla Regione Calabria del gruppo economico riconducibile alla famiglia Gualtieri, storicamente vicina a Forza Italia. Il patron, Antonio Gualtieri, è nato a Davoli, nel Catanzarese, ma i suoi interessi si sono poi spostati a Reggio Calabria, dove sono nate le figlie Elisabetta Rita e Elvira e dove operano le imprese Dialisi San Giorgio e Formedical. Antonio ed Elisabetta Gualtieri risultano tra gli indagati destinatari del decreto di perquisizione eseguito un mese fa nella Cittadella regionale (e non solo) dalla Guardia di finanza di Catanzaro.
INCHIESTA ALLA REGIONE, LA FAMIGLIA GUALTIERI VICINA A FI
Una famiglia «sempre vicina», osservano gli inquirenti, a FI, nella cui orbita gravita anche Antonio Daffinà, figura chiave dell’inchiesta, sub commissario alla depurazione e commercialista del governatore dimissionario Roberto Occhiuto, che di FI è vice segretario nazionale. Un gruppo economico che comunque ha riferimenti politici nell’«area di centrodestra».
La sottolineatura della Guardia di finanza, che ha redatto una dettagliata informativa, rimanda a precedenti inchieste, come quella (denominata Basso Profilo) da cui emergerebbe che Elvira Gualtieri aveva sostenuto l’ex assessore regionale Francesco Talarico (Udc) alle elezioni politiche del 2018. La vicinanza dei Gualtieri ad alcuni ambienti della Regione Calabria era tale da spingere il patron a confessare a Daffinà di essere “al collasso”.
DIALISI E “IMBARAZZO”
Ma la soluzione era pronta, come si è visto. Dalla ricostruzione della Guardia di finanza, che analizza una serie di conversazioni intercettate alle quali partecipa anche Occhiuto, emergerebbe che, dopo la riduzione di posti di dialisi al Gom di Reggio Calabria, erano stati previsti ulteriori 21 posti nel comprensorio in cui opera la struttura privata dei Gualtieri. Dialisi San Giorgio non era accreditata. E non lavorava. Ma grazie a una delibera, secondo l’accusa predisposta dal dirigente generale del dipartimento Salute Tommaso Calabrò, si sarebbe data la possibilità alla dg dell’Asp Lucia Di Furia di stipulare una convenzione col privato.
Eppure la consulente Licia Petropulacos (interrogata come persona informata sui fatti) aveva messo in guardia Occhiuto perché l’operazione avrebbe potuto creare “imbarazzo”. Mentre l’ormai ex governatore, pur dicendosi non a conoscenza della vicenda, ricordava che era l’ex commissario del Gom Gianluigi Scaffidi a “spingere”.
Non è un caso che Daffinà invitasse i Gualtieri a dormire sonni tranquilli. «Ci stiamo ragionando in questo momento», diceva ad Elisabetta Gualtieri mentre, sempre secondo l’accusa, prospettava e concordava soluzioni con Gandolfo Miserendino, commissario straordinario di Azienda Zero, e le figure preposte dall’ufficio del commissario regionale alla sanità (che è lo stesso Occhiuto).
SISTEMA PALLARIA
È la stessa Elisabetta Gualtieri il cui nome ricorre in alcuni capi d’imputazione contestati al super dirigente Domenico Pallaria, che in un’altra inchiesta della Procura di Catanzaro è ritenuto al centro di un sistema pensato per elargire incarichi e favori. All’epoca in cui era dirigente dei Lavori pubblici, Pallaria si sarebbe reso responsabile di corruzione agevolando l’imprenditore vibonese Francescantonio Stillitani nell’ottenimento di un contributo regionale da investire nelle proprie attività turistico-alberghiere.
Parliamo di quasi dieci milioni a fondo perduto elargiti dal ministero dello Sviluppo economico con l’intervento della Regione Calabria quale soggetto cofinanziatore per tre investimenti della Garden Villas srl, riconducibile alla famiglia Stillitani. Sarebbe stato Pallaria a sbloccare l’iter e informarlo delle modifiche da apportare per i pareri favorevoli. In cambio, avrebbe ottenuto soggiorni gratuiti e sconti per lui e per i suoi amici, tra cui Elisabetta Gualtieri (non indagata per questo), presso un resort di Stillitani.
DECRETO CALABRIA
Nel giugno 2019, sua sorella Elvira Gualtieri è entrata a far parte, insieme al padre Antonio, del consiglio direttivo di Asfoc, l’associazione dei fornitori ospedalieri calabresi. In quella fase storica, in coincidenza con l’avvento del Decreto Calabria, si registra un particolare attivismo di Asfoc che interviene nel dibattito sulla nuova normativa. «Non siamo mafiosi né corrotti. E così facendo un intero comparto, con circa duemila lavoratori, rischia di essere messo in ginocchio». Era il grido di allarme contro il Decreto Calabria, il provvedimento che avrebbe dovuto rivoluzionare la sanità calabrese e approdato, dopo essere stato licenziato dalla Camera, all’esame del Senato.
La levata di scudi era contro un particolare passaggio contenuto nel testo del decreto legge. Si tratta dell’articolo 6, comma 1 che recita testualmente: «Gli Enti del Servizio Sanitario della Regione Calabria si avvalgono esclusivamente degli strumenti di acquisto e di negoziazione aventi oggetto beni, servizi e lavori di manutenzione messi a disposizione da Consip, ovvero previa convenzione, di centrali di committenza di altre regioni».
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INCHIESTA ALLA REGIONE, LA FAMIGLIA GUALTIERI E IL PRECEDENTE MARRELLI
Elvira Gualtieri è stata peraltro candidata alle elezioni regionali del 2010 nella lista Scopelliti presidente, conseguendo 831 preferenze. Successivamente alla mancata elezione è diventata capostruttura dell’ex vicepresidente della Regione Antonella Stasi, crotonese, moglie di Massimo Marrelli (deceduto nell’ottobre 2018 in tragiche circostanze). Il Gruppo Marrelli è un importante polo della sanità privata con molte aziende collegate. E viene evocato anche nelle carte della nuova inchiesta della Procura di Catanzaro.
Nel capitolo che riguarda la Romolo Hospital, la nota clinica di Rocca di Neto, nel Crotonese, si parla di «un’interpretazione estensiva in verità non possibile e contra legem» per dare la possibilità alla struttura, che si occupa di urologia, di ottenere 16mila euro riferibili però alla tipologia sanitaria della riabilitazione. «L’ha fatta anche il Marrelli», diceva Daffinà durante una conversazione con l’avvocato Agostino Caridà, portatore degli interessi della Romolo Hospital srl. o Hospital srl.
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