Inchiesta urbanistica Milano: spuntano bonifici «sospetti»
- Postato il 24 luglio 2025
- Di Panorama
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Una rete di relazioni, incarichi incrociati e milioni di euro senza causale: c’è anche questo nella maxi inchiesta sull’urbanistica milanese che ieri ha visto comparire davanti al gip Mattia Fiorentini sei nomi eccellenti della scena politica e immobiliare cittadina, tra cui l’immobiliarista Andrea Bezziccheri, l’ex assessore Giancarlo Tancredi, l’ex presidente della commissione paesaggio Giuseppe Marinoni, l’architetto Alessandro Scandurra (anche lui in commissione), il ceo di Coima Manfredi Catella e l’ingegnere Federico Pella.
Tra i punti più delicati contenuti negli atti spunta, intanto, una Segnalazione di operazione sospetta (Sos), trasmessa dalla Guardia di Finanza a fine febbraio, che ha evidenziato transazioni per oltre 6,5 milioni di euro confluite sul conto corrente della Egidio Holding S.r.l. La società, formalmente partecipata solo in minima parte da Bezziccheri, risulterebbe tuttavia da lui gestita in modo pieno e diretto, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti. I bonifici, spesso privi di causale o corredati da diciture di difficile lettura, sembrerebbero riconducibili a un insieme di operazioni caratterizzate da un certo grado di opacità, potenzialmente funzionali – ipotizzano le fiamme gialle – a meccanismi di schermatura finanziaria nel più ampio contesto della gestione privatistica delle trasformazioni urbanistiche milanesi: nei giorni scorsi la Gdf ha sequestrato 120.000 euro in contanti trovati in una sua cassetta di sicurezza bancaria. Bezziccheri, che è coinvolto anche sul progetto Hidden Garden, è stato l’ultimo a essere ascoltato ieri: ha parlato per più di tre ore con gli inquirenti.
Egidio Holding, controllata da una società lussemburghese, Patron Milan Residential Ltd, è stata utilizzata – stando alle accuse – come veicolo operativo per portare avanti progetti immobiliari promossi da Bezziccheri stesso, tra cui quelli di via Salomone 77, via Folli 24 e via Sbodio 41. La sede di Egidio Holding coincide con quella del gruppo Bluestone, di cui Bezziccheri è cofondatore con Giovanni Luca Zammarchi. Per questi interventi, lo studio dell’architetto Scandurra ha emesso tre fatture per un totale di 279.136 euro, rafforzando i sospetti di un potenziale conflitto d’interesse.
Ieri, davanti al giudice, si è aperta la fase cruciale degli interrogatori di garanzia. Tra i primi a fare ingresso in aula è stato Giuseppe Marinoni, l’uomo che secondo la Procura sarebbe stato al centro del piano di «governo ombra del territorio». Si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha depositato una dura memoria difensiva, in cui contesta radicalmente le accuse e accusa i magistrati di condurre «un processo alla speculazione edilizia». Il suo legale, Eugenio Bono, parla di una «sproporzionata ampiezza dell’indagine» e denuncia l’uso di «giudizi morali» come surrogato di prove concrete. Marinoni, che si è dimesso da mesi dalla commissione, nega ogni pericolo di inquinamento probatorio e ogni volontà di fuga, definendo come legittimi i suoi viaggi di lavoro all’estero. «Ci sarete poi tra 5 anni qui? Vi voglio presenti anche quando si saranno chiarite molte cose, non solo per rimestare il pentolone» ha spiegato arrivando al palazzo di giustizia, facendo intendere però che forse si aspetta di andare a processo.
Poi è toccato a Scandurra, architetto di riferimento per numerosi progetti Bluestone, e già componente della commissione paesaggio. Anche su di lui pesa l’accusa di aver agito in conflitto d’interesse, approvando o agevolando iter urbanistici su progetti ai quali il suo studio risultava direttamente collegato (con consulenze da più di 3 milioni di euro), come quello di Torre Futura in via Calvino.
Prima di pranzo è stato invece il turno dell’ex assessore alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, interrogato per oltre 90 minuti. «Ha risposto a tutto, non si è sottratto a nulla», ha riferito la pm Tiziana Siciliano. Tancredi ha ribadito di non aver mai agito per interessi personali, né per favorire Marinoni. «Ho sempre operato nell’interesse del Comune», ha dichiarato, e ha presentato una memoria a supporto. Tancredi ha lasciato ogni incarico, non solo politico, ma anche dirigenziale: la sua autosospensione è stata formalizzata nei giorni scorsi. Nessuna accusa al sindaco Sala, indagato in uno dei filoni, il cui operato l’ex assessore avrebbe anzi difeso.
Nel pomeriggio, ci sono stati gli interrogatori dell’ingegnere Federico Pella, fondatore della società J+S (che ha già lasciato ogni incarico), e poi del ceo di Coima Catella (che per senso di responsabilità ha ottenuto in azienda la rimodulazione delle deleghe esecutive, escludendo i rapporti con la Pa), il quale ha già fatto sapere che «74 professionisti sono coinvolti», a riprova – secondo lui – della complessità e delicatezza del rapporto tra pubblico e privato nelle città: ha risposto a tutte le domande dei magistrati per due ore di interrogatorio.
Il gip si pronuncerà la prossima settimana sulle sei richieste di custodia cautelare. Intanto, dalle carte dell’inchiesta emerge con sempre maggiore evidenza una Milano in cui i confini tra interesse pubblico e convenienza privata sono diventati sfocati, e dove i bonifici da milioni di euro potrebbero raccontare molto più di quanto non osino ammettere gli indagati.