Incidente Giugiaro, vivo perchè l’auto era moderna
- Postato il 4 agosto 2025
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- Di Virgilio.it
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A volte basta una curva, che poteva finire nel peggiore dei modi. Tra i tornanti di Abbiadori, nel comune di Arzachena, in Sardegna, Giorgetto Giugiaro è rimasto coinvolto in un incidente stradale lo scorso 25 luglio, mentre da solo guidava un SUV. Erano passate da poco le 13 quando l’auto si è ribaltata, senza coinvolgere fortunatamente altri veicoli. Il genio del design automobilistico italiano è stato trasportato in elisoccorso all’ospedale di Olbia, dove gli sono state diagnosticata fratture a tre vertebre, che lo costringeranno a portare un busto ortopedico per settimane. Ma, al di là dei traumi fisici, è vivo e lucido, come racconta lui stesso in una lettera pubblicata su La Stampa.
Il racconto del designer
“Sono vivo. Lo devo alla tecnologia che, nel mio piccolo, ho contribuito a creare”. Detta da uno che ha disegnato icone su quattro ruote per sessant’anni, le parole assumono un altro significato. “È stato un incidente pauroso, di quelli che ti fanno vedere il confine tra la vita e il nulla. I vigili del fuoco sono arrivati, ma non hanno dovuto tirarmi fuori dalle lamiere. Ero già in piedi, a osservare il disastro con la calma di chi, forse, ha passato una vita a domare il caos su un foglio bianco”.
Quanto gli è successo diventa l’occasione per dire una verità scomoda: la sicurezza, oggi, non è per tutti. Con il suo stile asciutto e lucido, Giugiaro scava sulla questione. “La sicurezza, oggi, è un lusso. Chi può permettersi un’auto nuova ha più chance di tornare a casa vivo”. I numeri confermano. Nel 2024, in Italia, si sono registrati 173.364 incidenti stradali e in molti casi, le auto coinvolte erano vecchie, senza sistemi avanzati di assistenza alla guida. L’età media del parco circolante? 12 anni e mezzo secondo le ultime rilevazioni. Milioni di persone salgono quindi ogni giorno su mezzi privi di frenata automatica, di controllo della stabilità, di airbag moderni, dove l’errore lo paghi caro.
Tecnologia salvavita: l’appello
“Quanti di quei guidatori, in macchine datate, non hanno avuto la mia fortuna? La tecnologia salva vite, ma è una salvezza che costa cara. Questo, per uno come me, che ha sempre voluto disegnare auto per tutti, è un pensiero che brucia”. E conclude: “Non fraintendetemi: non sono qui a fare la morale. Sono solo un uomo che, sceso da un’auto capottata, si è guardato allo specchio e ha visto non solo un sopravvissuto, ma un privilegiato”. Ecco il punto. Il messaggio è, sì, indirizzato agli appassionati di design e a chi guida auto sportive, ma soprattutto allo Stato e alle stesse Case automobilistiche: la sicurezza non può essere legata al reddito.
Il racconto di Giugiaro può diventare una spinta verso una mobilità più equa, in cui la possibilità di sopravvivere a un incidente rifletta l’accesso alla sicurezza, anziché l’età del veicolo. Una mobilità dove le dotazioni a bordo costituiscano un bene comune, anziché restare privilegio riservato al ceto medio-alto. Perché ogni momento di incertezza ignora il prezzo del tuo volante e pretende tutto, senza darti alcun preavviso.