India e Pakistan sull’orlo del conflitto: alta tensione dopo l’attacco in Kashmir
- Postato il 5 maggio 2025
- Di Panorama
- 1 Visualizzazioni


Le fibrillazioni tra Islamabad e Nuova Delhi stanno aumentando. Sabato, il Pakistan ha effettuato un test balistico, lanciando un missile terra-terra dalla gittata di 450 chilometri. Secondo il governo di Islamabad, il lancio era finalizzato a garantire la prontezza operativa delle truppe e a convalidare i parametri tecnici chiave. Il test è avvenuto pochi giorni dopo che il Pakistan aveva reso noto di essere in possesso di alcune informazioni di intelligence credibili, secondo cui l’India sarebbe pronta a sferrare un attacco militare.
La tensione tra Nuova Delhi e Islamabad è salita a seguito dell’attacco terroristico, verificatosi nel Kashmir lo scorso 22 aprile: attacco in cui sono rimasti uccisi 25 cittadini indiani e un nepalese. L’India ha tacciato il Pakistan di essere coinvolto nell’eccidio, un’accusa che Islamabad ha tuttavia respinto. Da allora, i due Paesi hanno adottato varie misure di ostilità reciproca. Il Pakistan ha chiuso lo spazio aereo alle compagnie aeree indiane. Nuova Delhi, dal canto suo, ha sospeso il Trattato sulle acque dell’Indo, un accordo del 1960 che, secondo Reuters, garantisce l’acqua all’80% delle aziende agricole pakistane. Negli scorsi giorni, la marina militare indiana ha anche effettuato delle esercitazioni. Tutto questo, mentre domenica scorsa, per la decima notte consecutiva, si sono avuti spari nel Kashmir tra forze indiane e pakistane. Non bisogna infine trascurare che entrambi i Paesi sono in possesso di armi nucleari.
Il quadro complessivo, insomma, è preoccupante. E questo ha spinto sia Washington che Pechino a cercare di intervenire sotto il profilo diplomatico. “La nostra speranza è che l’India risponda a questo attacco terroristico in un modo che non porti a un conflitto regionale più ampio”, ha dichiarato giovedì il vicepresidente americano, JD Vance. “E speriamo, francamente, che il Pakistan, nella misura in cui ne è responsabile, cooperi con l’India per garantire che i terroristi che a volte operano nel suo territorio vengano braccati e affrontati”, ha aggiunto. “In qualità di vicino comune di entrambe le nazioni, la Cina esorta le due parti a esercitare moderazione, risolvere le divergenze attraverso il dialogo e la consultazione e mantenere congiuntamente la pace e la stabilità regionale”, ha invece affermato martedì scorso il portavoce del ministero degli Esteri cinese Guo Jiakun.
Va comunque registrato che Pechino è maggiormente spostata dalla parte di Islamabad. Il 26 aprile, a crisi già iniziata, il ministro degli Esteri di Islamabad, Mohammad Ishaq Dar, aveva avuto una telefonata con l’omologo cinese Wang Yi. “Entrambe le parti”, recitava una nota successiva alla conversazione, “hanno ribadito la loro ferma determinazione a sostenere la pace e la stabilità regionale, a promuovere il rispetto e la comprensione reciproci e a contrastare congiuntamente l’unilateralismo e le politiche egemoniche”. Parole con cui, neanche troppo implicitamente, Pakistan e Cina avevano lanciato una stoccata a Nuova Delhi. Non si può quindi escludere che la crisi in atto possa andare indirettamente ad alimentare le tensioni tra Pechino e l’India.