Indice del clima del Sole 24 Ore: Savona la provincia più “fresca” d’estate, ma sconta vento e piogge estreme
- Postato il 28 aprile 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Savona. La provincia di Savona, dopo anni ai vertici delle classifiche legate al clima, quest’anno si trova al 29esimo posto a livello italiano nel decennio che va dal 2014 al 2024 nella nuova edizione dell’indice del clima del Sole 24 Ore pubblicato sul quotidiano di oggi, lunedì 28 aprile. La classifica, aggiornata con i dati forniti da 3bmeteo, indica quale delle 107 città capoluogo ha il clima migliore, in grado di offrire un maggiore benessere a chi vive sul territorio, in base a quindici parametri che misurano le più frequenti condizioni di “bel tempo”, 5 nuovi parametri in più rispetto alla classifica 2024.
Il calo più importante si era registrato già lo scorso anno, quando Savona era scivolata – forse a causa della modifica di alcuni indicatori rispetto agli anni precedenti – dal secondo al 23esimo posto. Ora un ulteriore calo, dovuto ai dati degli eventi estremi nel 2024: è l’anno in cui – dal 2008 ad oggi – si è registrato il più alto numero di sempre di ondate di calore (ben 12), di giornate di caldo estremo (6) e di precipitazioni estreme (8, come era accaduto solo nel 2014).
I DATI SAVONESI: bene le temperature, male vento e piogge
A “pesare” negativamente sui savonesi sono soprattutto i dati legati alla pioggia. Le precipitazioni estreme ci vedono al 99esimo posti in Italia, con 3,8 giorni all’anno in cui l’accumulo supera i 40 mm per fascia esaoraria. Altrettanto negativo l’accumulo medio: nel savonese, per ciascun giorno di pioggia degli ultimi 10 anni, è stato di 16,7 mm (100esima posizione su 107 totali).
Savona in fondo alla classifica – ma era prevedibile – anche per quanto riguarda il vento. Se il parametro sulla brezza estiva (il vento da luglio a settembre) è buono, le raffiche di vento invece fanno compagnia ai savonesi più che agli altri italiani: sono ben 54,6 i giorni all’anno in cui le raffiche superano i 30 nodi, solo in 5 province italiane (la peggiore è ovviamente Trieste) succede più spesso.
Dove invece la provincia di Savona si distingue in positivo è nei parametri legati al caldo estivo. In primis le “ondate di calore“, ossia la quantità di volte in cui la temperatura ha superato i 30 gradi per 3 giorni consecutivi: quella di Savona è la migliore provincia d’Italia, ovvero quella in cui è successo meno volte in assoluto (solo 4,4 volte l’anno). Conseguentemente positivo è anche il parametro relativo al caldo estremo, ovvero le giornate in cui la temperatura massima ha superato i 35 gradi: è successo 15 volte in 10 anni, dato che colloca Savona al decimo posto a livello nazionale. Bene anche l’indice di calore: nel savonese la temperatura percepita supera i 30 gradi solo per 52,5 giorni all’anno, è la 12esima migliore provincia italiana.
Se le giornate sono fresche, lo stesso non può invece dirsi delle notti: la temperatura media supera i 20 gradi per quasi 96 notti all’anno, rendendo Savona solo 85esima a livello nazionale alla voce “notti tropicali“.
Ragionando invece su tutto l’anno, molto buono il parametro legato all’escursione termica: quella di Savona è la quarta miglior provincia d’Italia con solo 5,5 gradi di differenza, in media, tra la temperatura massima e la minima nella stessa giornata. Il dato sul soleggiamento invece è tutt’altro che da record: solo 7,5 ore di sole al giorno di media per i savonesi.
IL CAMBIAMENTO CLIMATICO NEGLI “EVENTI ESTREMI”
Sebbene quella di Savona rimanga – per ora – la provincia d’Italia col minor numero di ondate di calore, la cosa potrebbe cambiare nel prossimo futuro. Analizzando gli eventi estremi degli ultimi 16 anni, infatti, emerge un sostanziale aumento di questi fenomeni.

Se fino al 2014 incluso si erano registrate nel savonese solo 3 ondate di calore in 6 anni, nel 2014 se ne sono verificate invece ben 12 in un solo anno. E già nel 2022 erano state 8. Lo stesso aumento si registra nel numero di giornate di caldo estremo. Fino al 2020 erano una autentica rarità (4 in 13 anni), oggi una costante in aumento: 1 nel 2021, 1 nel 2022, 4 nel 2024 e ben 6 nel 2024.
Sono conseguentemente diminuiti i giorni freddi. Se nel 2010 erano stati 15 e due anni dopo 14, ormai sono una vera eccezione: zero nel 2024 e solo 3 negli ultimi 3 anni.
Dati in linea, purtroppo, con quanto sta accadendo a livello nazionale e quanto fotografato dal collega Luca Berto un paio di mesi fa su IVG proprio analizzando il cambiamento climatico nella nostra provincia.
Anche le piogge, che pure nel savonese non sono mai mancate, sono in aumento: soltanto nel 2014 si erano registrati così tanti episodi (8) di precipitazioni estreme come nel 2024.
I numeri del Sole 24 Ore non fanno che confermare quanto già evidenziato un mese fa dall’Indice di Vivibilità Climatica 2024, redatto da iLMeteo.it in collaborazione con il Corriere della Sera: in quel caso era emerso che il numero di eventi estremi in provincia di Savona nel 2024 era stato il più alto degli ultimi 25 anni.
IL QUADRO NAZIONALE
Anche quest’anno a livello nazionale è Bari il capoluogo di provincia con il miglior clima in Italia. Il capoluogo pugliese si piazza sul primo gradino del podio, dove era salito già l’anno scorso, seguita da due territori della costa Adriatica: la vicina Barletta Andria Trani, al secondo posto (i dati sono riferiti alla performance media dei tre capoluoghi), e Pescara al terzo posto.
Tre città del Mezzogiorno, per la prima volta dalla pubblicazione dell’indagine (che ha debuttato nel 2019 e viene aggiornata ogni anno al decennio più recente), occupano tutto il podio della classifica. E – cosa, questa, più consueta – regnano sulla top 10, dove figurano anche Enna (prima classificata nell’indice di calore), Chieti e Catanzaro.
Tra i primi dieci figurano quasi tutti territori costieri e tra questi sono solo tre i capoluoghi di provincia del Centro (Livorno, Pesaro Urbino e Ancona) e uno del Nord, Trieste. Quest’ultima ha debuttato tra le prime dieci grazie alla leadership nell’indicatore sulla brezza estiva, mentre è ultima (e questa non è una sorpresa) per raffiche di vento. Non figura nella top 10 la pluri-premiata Imperia: dopo aver occupato il primo e il secondo posto, è scivolata al 17° forse a causa dell’introduzione di nuovi indicatori come i parametri negativi dei giorni consecutivi senza pioggia e delle notti tropicali. In chiusura di classifica c’è Caserta, preceduta da Terni, dalle province del Nord-ovest (Asti e Alessandria) e dall’Emilia Piacenza, Cremona, Parma e Reggio Emilia.
Le grandi città sono divise in due grandi gruppi: entro le prime 50 posizioni sono piazzate Venezia (15° posto), Cagliari (26ª), Napoli (28ª), Genova (33ª) e Roma (47ª). Le altre, invece, sono posizionate nella seconda metà bassa della classifica: Bologna, Milano e Firenze sono concentrate, rispettivamente, al 74°, 77° e 78° posto.
I PRIMATI
Stringendo il focus sui primati locali, positivi e negativi, che possono aiutare a spiegare meglio i posizionamenti nella classifica generale, Agrigento è prima nell’indice di soleggiamento con 9,2 ore di sole al giorno, in media, nel periodo analizzato (2014-24), contro i 6,7 di Belluno, agli antipodi di questa classifica. La città veneta è anche ultima per numero di giorni freddi (20,55 all’anno, in media, sul decennio esaminato) e per umidità relativa, intesa come quota di giorni fuori dal comfort climatico che sta tra il 30 e il 70% di umidità: sono ben 259,8. Belluno vanta però un primato, quello del minor numero di notti tropicali (uno degli indicatori di nuova introduzione): le notti in cui si registra, tra mezzanotte e le sei, una temperatura di 20 gradi o più, sono solo 14,3 contro le oltre 137 della provincia di Palermo. Venezia, invece, è prima per numero inferiore di giornate con una temperatura massima uguale o superiore a 35 gradi, pari a 0,4. Se si passa a Terni, invece, questo indice schizza a 45,5 giorni, risultando di gran lunga il più alto in Italia. Le aree interne come Terni risultano penalizzate negli indicatori come quello sull’escursione termica (è penultima, davanti a Rieti) dove invece primeggiano le località di mare. Lo stesso vale per la circolazione dell’aria che vede in testa Ancona mentre Torino è in fondo alla classifica, quindi con una maggiore persistenza di aria stagnante.
L’INDAGINE
L’indagine prende in esame i dati climatici relativi all’ultimo decennio 2014-2024, rilevati e validati dal team di meteorologi di 3Bmeteo, del gruppo Meteosolutions Srl che gestisce l’omonimo portale di previsioni meteorologiche. I dati sono stati poi elaborati dall’ufficio studi del Sole 24 Ore e il punteggio finale viene attribuito in base ai 15 parametri climatici presi in esame (soleggiamento, brezza estiva, indice di calore, nebbia, ondate di calore, giorni freddi, precipitazioni estreme, umidità relativa, raffiche di vento, escursione termica, notti tropicali, circolazione dell’aria, caldo estremo, percentuale giorni consecutivi senza pioggia, intensità pluviometrica), ri-parametrati da 0 a 1000.
I TREND
Dall’analisi longitudinale dei 15 parametri climatici presi in esame emerge anche l’aumento degli eventi climatici estremi. In generale si rileva l’aumento di episodi climatici più violenti tra il 2010 e il 2024. Ondate di calore, notte tropicali e picchi di caldo estremo: nelle città del Nord le temperature medie giornaliere sono cresciute in media di 2,4°C rispetto al 2010 e l’impennata si traduce in fenomeni climatici estremi di magnitudo sempre più elevata.
L’aumento delle temperature si è tradotto ad esempio in eventi di caldo estremo sempre più marcati: le giornate in cui sono stati toccati (o superati) i 35 gradi sono state 11 in più al Sud, passate da 6,4 a 17,6 all’anno; 12,5 in più al Centro, dove si è passati da 6,8 a 19,3 episodi. Questo tipo di eventi al Nord nel 2010 erano praticamente inesistenti (1,9 picchi di temperatura), mentre oggi se ne contano in media più di 11 all’anno. Il risultato, nella fascia oraria tra mezzanotte e le 6 di mattina, sono quasi 80 notti tropicali (con temperatura media uguale o superiore a 20°C) all’anno nelle città settentrionali, 36 in più rispetto a quante se ne registravano 15 anni fa. Gli inverni, inoltre, sono sempre più miti e i giorni di gelo (sotto 3°C) sono sempre meno anche al Nord, passati da 28 a 5 all’anno tra il 2010 e il 2024 (-23 giorni freddi, in media). Le nevicate sono ormai assenti in Pianura padana negli ultimi due anni.
Analizzando i dati sulle precipitazioni l’analisi si fa più complessa. I giorni piovosi diminuiscono e i periodi siccitosi sono sempre più lunghi, ma d’estate sale l’intensità pluviometrica media del giorno piovoso (da 9 a 13 millimetri di cumulata per ciascun giorno piovoso, nei 15 anni presi in esame). In pratica, piove meno ma più intensamente. I periodi di siccità più lunghi sono stati rilevati ad Agrigento e Cagliari.