Influenza 2025, sarà una delle stagioni peggiori degli ultimi anni? L’allarme degli esperti: “In Australia picchi record, è una malattia da non sottovalutare”

  • Postato il 3 settembre 2025
  • Salute
  • Di Il Fatto Quotidiano
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La stagione dell’influenza 2025 rischia di diventare una delle peggiori degli ultimi anni. Come ogni anno, in queste settimane di fine estate gli occhi sono puntati sull’Australia, dove è inverno e si tirano le somme della stagione influenzale. Quest’anno, riportano i media locali, la circolazione dei virus stagionali è stata particolarmente intensa, con picchi record. Lo segnala l’infettivologo Matteo Bassetti in un post su X, sottolineando che nel South Australia a luglio si è registrato il peggior aumento di ore di servizio delle ambulanze (5.866) degli ultimi sei anni, con forte pressione sul sistema sanitario. Il ministro della Salute dell’Australia Meridionale, Chris Picton, ha confermato che l’influenza ha messo a dura prova ospedali e personale sanitario, tanto da dover attivare posti letto temporanei in hotel per i pazienti meno gravi.

Questi dati, osservano gli esperti, offrono un’anticipazione di quello che potrebbe accadere anche in Italia nel prossimo autunno-inverno. Tuttavia, come precisa il professor Roberto Cauda, infettivologo, Università Campus Biomedico e consulente per le malattie infettive dell’European Medicines Agency (EMA), occorre leggere le cifre con prudenza, perché non è detto che ciò che avviene in una parte del mondo accada esattamente dalle nostre parti: “Da sempre si guarda all’emisfero australe proprio per la differenza stagionale. L’influenza, contrariamente al Covid, è una malattia stagionale: colpisce principalmente nei mesi freddi. Monitorare l’impatto in Australia aiuta a prepararsi, ma non significa che gli stessi effetti si manifesteranno allo stesso modo in Europa. Durante la pandemia H1N1 del 2009, per esempio, sulla scia dei casi che si stavano verificando in Sudamerica, ci aspettavamo gravi conseguenze anche in Europa e negli Stati Uniti, che poi non si sono verificate”.

Non bisogna sottovalutarla

Secondo Cauda, l’influenza resta comunque una malattia da non sottovalutare, soprattutto per soggetti fragili, anziani e immunodepressi: “I sintomi classici includono febbre elevata, mal di gola, rinite, dolori muscolari e forte stanchezza, con tosse che da secca può diventare produttiva. La fase più contagiosa dura circa cinque-sei giorni, per questo è fondamentale restare a casa e non andare al lavoro o a scuola”.

L’infettivologo ricorda che, pur essendo nella maggior parte dei casi una malattia benigna, l’influenza può complicarsi con polmoniti batteriche secondarie: “Gli antibiotici non vanno somministrati subito, ma solo se la sovrapposizione batterica è accertata. La prevenzione più efficace resta il vaccino stagionale, consigliato soprattutto a chi ha patologie croniche, agli over 65 e a chi desidera proteggersi da infezioni severe”.

Prepararsi in modo efficace

Infine, Cauda sottolinea l’importanza della sorveglianza e della preparazione: “In Italia il sistema di sorveglianza influenzale, gestito dall’Istituto Superiore di Sanità con il progetto Influnet, monitora non solo i casi di influenza ma tutte le infezioni respiratorie acute. Vaccinarsi tra metà ottobre e metà dicembre, evitare contatti stretti in caso di sintomi e usare dispositivi di protezione quando necessario rimane la strategia migliore per ridurre l’impatto della stagione influenzale”. Senza dimenticare, come sottolinea sempre l’infettivologo, una semplice ma efficace pratica quotidiana di prevenzione consigliata dall’OMS: “Il lavaggio delle mani”. In conclusione, la raccomandazione degli esperti è chiara: osservare quanto accade nell’emisfero australe, prepararsi per tempo e non sottovalutare l’influenza, soprattutto per le categorie più vulnerabili.

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