Infortuni in nazionale, come funziona il risarcimento ai club da parte della Fifa

  • Postato il 16 novembre 2025
  • Di Panorama
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Il duro attacco del presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, al sistema dei calendari internazionali della Fifa e alle regole che obbligano i club a rilasciare i calciatori, salvo poi vederli tornare infortunati anche in maniera grave, ha riacceso il dibattito sul rapporto impossibile tra nazionali e società di appartenenza. De Laurentiis si è sfogato dopo il ko di Anguissa che tornerà nel 2026 ma come lui la pensano in tanti, soprattutto tra quelli che sostengono spese enormi per allestire le rose e sono costretti dalle norme a perdere per 45-60 giorni all’anno i calciatori, spesso nel cuore della stagione.

E’ quello che in Spagna hanno ribattezzato da tempo “Virus Fifa”: colpisce indiscriminatamente e rischia di rovinare interi progetti sportivi perché è il frutto di una programmazione che non tiene in conto le esigenze dei club ma si sovrappone agli stessi: ognuno con le proprie esigenze, sportive e di marketing, se è vero che l’Argentina è andata a incassare un gettone da 12 milioni di euro per un’amichevole in Angola venduta grazie alla precettazione di Messi e di tutti i big del gruppo di Scaloni. Valore sportivo? Zero. Rischi per i club? Tanti.

Infortuni in nazionale, quanto spende la Fifa per i risarcimenti

Dal 2012 la Fifa ha istituito un fondo per risarcire le società del danno di un infortunio serio rimediato nel corso degli impegni ufficiali con le rispettive nazionali. Si chiama “Club Protection Program” e consiste in una sorta di copertura assicurativa che scatta quando un calciatore si fa male in nazionale. In oltre un decennio, la Fifa ha progressivamente aumentato il budget a disposizione dei club, ma si tratta comunque di una cifra di qualche decina di milioni di euro che non copre nemmeno alla lontana i danni creati dalla perdita di un top player, specie se nel lungo periodo.

Il principio è che il rimborso, quando viene attivato, viene corrisposto in base allo stipendio del calciatore infortunato. Ci sono, però, diversi meccanismi di mitigazione che lo rendono solo parzialmente efficace. Ad esempio, la Fifa con il suo programma di protezione dei club non riconosce alcuna somma per i primi 28 giorni che sono considerati non sufficienti per determinare un danno effettivo per la società d’appartenenza. Significa che, come spesso accaduto, calciatori che in autunno si trascinano guai muscolari da una sosta all’altra (settembre-ottobre-novembre) finendo spesso per perdere in tutto o in parte una fetta importante della stagione non vengono risarciti.

La Fifa copre dal 29° giorno in poi riconoscendo una diaria proporzionata allo stipendio dell’infortunato. Arriva fino a 365 giorni con un tetto massimo di 7,5 milioni di euro per ciascun giocatore. Basta paragonare questa cifra agli ingaggi dei top player dei campionati europei di riferimento per comprendere come si tratti di una sorta di mancia, non molto di più. Non solo: il parametro di riferimento è lo stipendio base senza contare bonus e premi individuali e di squadra, prassi ormai consolidata nel calcio di alto livello.

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Panorama

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