Intervista agli artisti-registi Masbedo sul loro film Arsa al cinema
- Postato il 27 aprile 2025
- Cinema & Tv
- Di Artribune
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Tra i film presentati alla diciannovesima edizione della Festa del Cinema di Roma, ARSA, il secondo lungometraggio di Masbedo (duo artistico formato da Nicolò Massanza e Iacopo Bedogni) arriva al cinema dopo una serie di anteprime in tutta Italia, mettendo in relazione i due mondi di appartenenza degli autori: arte e cinema. Volevamo saperne di più e abbiamo deciso di fare loro qualche domanda.
Il film “Arsa” dei Masbedo: la trama
Attraverso le lenti di un binocolo, Arsa (Gala Zohar Martinucci) guarda la vita dell’isola che scorre nella sua normalità. Arsa vive nel lutto del padre (Lino Musella, 1980), artista costretto dalle vicissitudini della realtà e da un cinico datore di lavoro (Tommaso Ragno, 1967) a creare statue “belle per finta”, piegandosi alle necessità del consumismo. Da lui, e dal conflitto interiore che lo tormenta, Arsa assorbe la bellezza dei mostri e il potere delle favole. La ragazza, ereditando il suo sguardo sul mondo, crea piccole sculture nel suo laboratorio-silos con i tanti reperti di archeoplastica che raccoglie sulla costa. Finché un giorno sbarca sull’isola Andrea (Jacopo Olmo Antinori, 1997), e sconvolge il suo mondo.

Intervista al duo artistico Masbedo
Come nasce il personaggio di Arsa?
Arsa nasce dall’incontro tra un’urgenza narrativa e una necessità simbolica. È una creatura liminare, sospesa tra infanzia e maturità, tra natura e cultura, tra solitudine e desiderio. Volevamo che fosse un personaggio che non si limitasse a “rappresentare”, ma che incarnasse — attraverso la sua corporeità, il suo silenzio, la sua gestualità – una forma di resistenza poetica al mondo. Arsa è figlia dell’isola, ma anche delle sue ferite: raccoglie ciò che il mare restituisce, ciò che il mondo scarta, e lo trasforma. È, in un certo senso, un’alchimista del relitto, una scultrice di possibilità.
Qual è il legame che unisce la protagonista all’isola di Stromboli?
Il legame tra Arsa e Stromboli è viscerale, simbiotico. Non si tratta di un semplice sfondo paesaggistico, ma di una vera e propria estensione della sua interiorità. L’isola è madre e matrigna, rifugio e prigione. È un luogo che plasma il tempo e sospende il linguaggio, imponendo un ascolto diverso, più profondo, quasi arcaico. Arsa si muove nell’isola come un essere ancestrale, come un animale ne conosce i ritmi, le ombre, le voci mute. Stromboli, con il suo vulcano vivo, è metafora dell’inquietudine che la abita, ma anche della forza creatrice che la sostiene.
Il viaggio di Arsa: un movimento interiore che prende forma nel paesaggio e nelle relazioni
Il tema del viaggio (sia fisico che emotivo) è nodale all’interno del film. Come è stato dare forma a questo dualismo?
Il viaggio di Arsa non è lineare né risolutivo. È piuttosto una deriva, una navigazione a vista tra la memoria, il desiderio, la scoperta dell’altro. Abbiamo voluto evitare una narrazione didascalica del cambiamento: non c’è una redenzione, né un ritorno. C’è piuttosto un movimento interiore che si riflette nei paesaggi, nei silenzi, nei contrappunti con il mondo che irrompe Andrea, i turisti, le relazioni fugaci. Dare forma a questo dualismo ha significato lavorare sulla porosità dei confini: tra realtà e sogno, tra passato e presente, tra la materia e l’immaginazione.

“Tabula arsa”: il videopodcast che racconta le sfaccettature del film
Come nasce il videopodcast Tabula arsa?
Tabula arsa nasce dall’esigenza di raccontare i contenuti profondi del film attraverso un linguaggio plurale, corale. Non si tratta di un semplice supporto promozionale, ma di un vero e proprio teatro a più voci: scrittori, poeti, attori, pensatori sono stati invitati a confrontarsi con le tematiche che attraversano Arsa, offrendo visioni personali, intime, a volte spiazzanti.
Spiegateci meglio…
Il progetto è stato realizzato a bordo del nostro videomobile, uno spazio creativo nomade che da anni rappresenta per noi una sorta di officina performativa, un laboratorio visivo in cui costruire mondi, interrogare il presente, far dialogare le immagini con la parola. La scelta di ambientare Tabula arsa proprio lì non è casuale: volevamo che ogni episodio fosse immerso in quell’atmosfera di sospensione e trasformazione che pervade anche il film.
Tabula arsa è dunque una continuazione ideale di Arsa: ne approfondisce i contenuti, ne dilata il respiro, ne amplifica la voce o meglio le voci, perché questo progetto è, prima di tutto, un luogo comune, uno spazio condiviso di pensiero, immaginazione e confronto.
Valentina Muzi
L’articolo "Intervista agli artisti-registi Masbedo sul loro film Arsa al cinema" è apparso per la prima volta su Artribune®.