Intramoenia shock alla Città della Salute: invece di portare soldi, ha bruciato 400 mila euro pubblici

  • Postato il 8 novembre 2025
  • Salute
  • Di Quotidiano Piemontese
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TORINO – Doveva essere un modo per rafforzare la sanità pubblica, ridurre le liste d’attesa e portare nuove risorse nelle casse ospedaliere.
E invece la libera professione intramuraria, alla Città della Salute di Torino, ha fatto l’esatto opposto: ha prodotto un buco di 402 mila euro.
Una cifra che finisce dritta a gonfiare il rosso del più grande ospedale piemontese, anziché alleggerirlo.

Un disavanzo che la legge vieterebbe espressamente, ma che – incredibilmente – si è accumulato senza che nessuno intervenisse.
Altro che risorse per la sanità pubblica: qui i soldi, anziché entrare, sono usciti dalle casse.

Visite e interventi a pagamento… in perdita

Secondo il bilancio 2024, appena firmato dal direttore generale Livio Tranchida, l’attività intramoenia — cioè visite ed esami a pagamento eseguiti dai medici pubblici — ha costato più di quanto abbia incassato.
Un paradosso: pazienti che pagano di tasca propria, e un ospedale che ci rimette.

Eppure la legge parla chiaro: l’intramoenia non può mai generare perdite.
Se succede, l’azienda è obbligata a fermare subito l’attività e rialzare le tariffe.
Nulla di tutto ciò è avvenuto.
Tariffe ferme, spese in crescita e controlli quasi inesistenti.

L’ombra della Procura e il caso Valle d’Aosta

Il caso torinese arriva mentre una vicenda analoga sta scuotendo la Valle d’Aosta.
Lì, la Corte dei Conti ha contestato quasi un milione e mezzo di euro di danno erariale all’azienda sanitaria regionale, accusando 25 dirigenti di “condotte omissive” e mancati controlli.

E ora gli occhi si spostano su Torino, dove la Procura della Repubblica ha già avviato un’inchiesta e lunedì il giudice deciderà sulle richieste di rinvio a giudizio per ex direttori generali e funzionari della Città della Salute.

Un copione che sembra ripetersi: tariffe mai aggiornate, bilanci in perdita e nessuno che se ne accorge.

Regione Piemonte: “Non ne sapevamo nulla”

Come se non bastasse, la Regione Piemonte ammette candidamente di non sapere niente del buco da 402 mila euro.
Lo ha detto la giunta Cirio, attraverso l’assessore Gian Luca Vignale, rispondendo in aula a un’interrogazione del Movimento 5 Stelle.
Ora i pentastellati — con la capogruppo Sarah Disabato — promettono nuove interrogazioni, anche per capire che fine abbia fatto l’advisor contabile incaricato di controllare i conti prima della firma del bilancio.

Una firma che qualcuno, a Palazzo Lascaris, definisce già “più fortunata che trasparente”.

Intramoenia “esterna”: la regola che diventa eccezione

E c’è di più.
L’85% delle prestazioni intramurarie della Città della Salute non si svolge nemmeno dentro l’ospedale, ma nella clinica privata Fornaca, convenzionata da anni e appena prorogata per altri due mesi.
Un’anomalia che svuota di senso la parola stessa “intra moenia”, cioè dentro le mura pubbliche.
Oggi, di fatto, la libera professione pubblica si fa fuori dal pubblico.
E il risultato è sotto gli occhi di tutti: costi alle stelle e bilanci in rosso.

Sanità pubblica in affanno, tariffe da aggiornare (forse)

Per evitare che la voragine si allarghi nel bilancio 2025, il direttore generale Tranchida ha promesso una revisione urgente delle tariffe.
Promessa che, per ora, resta solo sulla carta.

Nel frattempo, il personale continua a lamentare tagli, ritardi e carichi di lavoro insostenibili, mentre i sindacati dei medici insistono nel dire che “la libera professione porta risorse”.
I numeri dicono altro: nel 2024, ha tolto più di quanto abbia dato.

Conclusione

C’è un buco da 402 mila euro, una Regione che non sapeva, una Procura che indaga, e un sistema di libera professione che — invece di alleggerire la sanità pubblica — la sta dissanguando.
L’intramoenia doveva essere un vantaggio per i cittadini.
Oggi, almeno a Torino, sembra essere diventata un conto da pagare.

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Quotidiano Piemontese

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