“Io e Ronaldo siamo fratelli. In Brasile all’aeroporto nessuno mi controllò”: il racconto di Ventola. Poi l’appello a Vieri
- Postato il 13 ottobre 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
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“Quando si interrompe un legame di 25 anni è sempre un peccato. Quando ci incontriamo non ci salutiamo”. Nicola Ventola torna a parlare a La Gazzetta dello Sport del rapporto con Bobo Vieri. E se fin qui – nonostante si sappia ormai da tempo che l’amicizia sia finita – le parti avevano sempre affrontato vagamente l’argomento, l’ex attaccante di Inter, Bari e Atalanta tra le tante lo fa con pacatezza, ma con grande sincerità. Ventola ha ammesso la rottura totale, ma lasciando poi uno spiraglio per il futuro: “Da uomo di pace dico che il tempo curerà le ferite“. Insomma, a differenza di Cassano – che nei mesi scorsi ha usato meno diplomazia parlando di Vieri – Ventola apre le porte a un chiarimento.
Vieri ha cambiato ormai il suo modo di fare comunicazione social, cominciando più partnership con vari canali televisivi e/o streaming, mentre Ventola – insieme ad Antonio Cassano e Daniele Adani – continua con la trasmissione Viva el Futbol: “Faccio ciò che amo con gli amici, Lele (Adani, ndr) e Antonio (Cassano, ndr), che mi rimprovera ancora perché da bambino non gli regalavo mai i pantaloncini. Ci divertiamo da pazzi: alcuni ci amano, altri ci odiano, ad altri diamo fastidio. Ma dietro c’è competenza. Adani e Cassano vedono 6-7 partite al giorno, io un po’ meno”.
L’incubo infortuni e il rapporto con Ronaldo
Nel corso della lunga intervista, Ventola ha raccontato diversi aneddoti sul suo passato da calciatore. Da giovanissimo era un attaccante sul quale c’erano tante aspettative, tra i più promettenti della sua generazione, ma una serie di infortuni lo ha frenato: “Il primo infortunio fu tremendo. Ero all’apice, poi il crociato saltò in Empoli-Bari per un fallaccio di Daniele Baldini, che dopo 25 anni non mi ha ancora chiesto scusa. Rientrai contro l’Inter e segnai”. Una carriera falcidiata da infortuni, che non gli consentirono nemmeno di esordire in nazionale: “Avrei dovuto debuttare contro la Spagna, novembre 1998. Zoff me l’aveva promesso. Prima, però, ci fu Inter-Samp: guadagnai due rigori, ma al secondo cascai male e saltò il legamento. E anche il treno azzurro. L’avrei meritato”.
Tra le amicizie che Ventola ha coltivato nel corso della sua carriera c’è quella con Ronaldo il “Fenomeno”, che ha più volte definito come il compagno più forte con cui ha giocato. “Siamo fratelli. Una volta andai in Brasile e all’aeroporto nessuno mi controllò il passaporto. ‘Io qui come Papa a Roma’, rispose”. Tra i momenti che l’attaccante italiano ricorda con più piacere c’è un gol contro lo Spartak Mosca su punizione, grazie proprio a Ronaldo: “Si era fissato, voleva darmela di tacco per farmi tirare. ‘Vedi che io non sono Ronaldo, se la tiro in curva mi fischiano’, gli dicevo. Andò bene: segnai un gol incredibile. Ronnie era così: aizzava i tifosi come un direttore d’orchestra, prendeva di mira il povero Taribo con dozzine di tunnel. Se n’è sempre fregato delle diete”.
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