Iran, invita a bruciare l’immagine dell’ayatollah Khamenei. Lo trovano morto con un colpo di pistola in testa
- Postato il 8 novembre 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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Per il regime degli ayatollah è stato un suicidio. Per tanti giovani iraniani, la morte di Omid Sarlak, 27 anni, è l’ennesima azione violenta e repressiva contro i dissidenti. Una verità accertata ancora non c’è, ma la fine di Sarlak alimenta la protesta di chi è contrario alle imposizioni del clero sciita.
La fine del ragazzo risale a sabato scorso ed è avvenuta nella sua città natale, Aligoudarz, nella provincia di Lorestan. Quello che è certo: Sarlak pubblica un video su Instagram dal titolo “Morte a Khamanei”, durante il quale brucia una foto dell’ayatollah e sovrappone un audio di Mohammad Reza Shah Pahlavi. Lui stesso afferma: “Per quanto tempo ancora dovremmo sopportare umiliazioni, povertà e soprusi? Questo è il momento di mostrarvi, giovani. Questi chierici non sono altro che un fiume da attraversare per la gioventù iraniana. Invece di postare storie su nemici immaginari, mostratevi ora. Questo è lo stesso momento in cui dicevate: ‘Se Dio è con noi, nessun nemico conta’. Ecco il campo: mettetevi alla prova. Non è forse vero che ogni città ha quattro giovani coraggiosi? Sarò il primo a uscire allo scoperto”.
Dopo questo video, Sarlak non tornerà più a casa. Lo trovano senza vita nella sua auto, con una ferita da arma da fuoco alla testa e tracce di polvere da sparo sulle mani. La versione ufficiale è stata fornita dal comandante della polizia di Aligoudarz, Ali Asadollahi: il corpo era stato ritrovato domenica all’interno di una automobile vicino allo stadio: l’uomo – l’identità non è stata menzionata – si è “tolto la vita con una pistola”. Indagini in corso per determinare il movente.
Ma la notizia inizia a circolare, e sui canali degli oppositori la ricostruzione è un’altra. Shahram Sadidi, poeta e attivista politico scrive, riferendosi alla vittima: “Ha pubblicato queste storie ed è sceso in piazza. Poche ore dopo, il suo corpo crivellato di colpi è stato trovato in un’auto. La famiglia non ha ancora ricevuto le sue spoglie ed è costretta ad ammettere che si è trattato di suicidio”. Questa annotazione riguarda la reazione del padre di Sarlak. In prima battuta ha dichiarato: “Hanno ucciso il mio campione”. Ma in un’intervista successiva trasmessa dai media di Stato, il genitore ha invitato a “non dare ascolto a quanto circola sui social e lasciare che le autorità giudiziarie gestiscano la vicenda”.
Gli oppositori ritengono che la famiglia del ragazzo sia stata costretta a fare questa affermazione. La miccia è accesa, e lunedì scorso al funerale si presentano in centinaia gridando “Morte a Khamenei”, nonostante il dispiegamento di polizia. Hamid Farrokh-Nezhad, ex attore oggi residente in Canada, ha esortato gli iraniani a pubblicare video in cui bruciano le foto di Khamenei. Alcuni lo hanno fatto, ma a volto coperto, altri si sono mostrati, in segno di sfida aperta al governo. Sarlak per loro è già diventato un simbolo che si è opposto a quanto detto da Ahmad Khatami, un religioso estremista vicino a Khamenei: insultare la Guida Suprema è moharebeh, come muovere guerra a Dio, ed è un gesto punibile con la pena capitale. Non è ancora chiaro se la protesta assumerà le dimensioni che si ricordano nel 2022 per la morte di Jina Mahsa Amini; la ragazza curda fu arrestata il 13 settembre dalla polizia religiosa a Teheran, per aver indossato in modo scorretto il velo, secondo la legge in vigore dal 1981. Amini morì tre giorni dopo a causa, secondo diverse testimonianze, delle botte prese durante la “rieducazione”.
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