Iran, nel porto devastato dall’esplosione era arrivato un maxi-carico di sostanze usate per produrre carburante per missili

  • Postato il 26 aprile 2025
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Il porto di Shahid Rajaee, affacciato sullo stretto di Hormuz a 23 km dalla città di Bandar Abbas e devastato da un’esplosione che ha causato diverse vittime e centinaia di feriti, è lo scalo marittimo più grande e avanzato dell’Iran, con i suoi 12 ormeggi per container attraverso i quali transitano circa 80 milioni di tonnellate di merci all’anno. Nei primi giorni di febbraio nelle sue acque ha gettato l’ancora la prima di due navi cargo iraniane partite dalla Cina con a bordo 1.000 tonnellate di perclorato di sodio, sostanza chimica utilizzata nella produzione di carburante per missili. La MV Golbon era partita dal porto di Taicang il 21 gennaio, seguita da un altro cargo simile alla prima per stazza e struttura, la MV Jairan. Entrambe sono gestite dalla Islamic Republic of Iran Shipping Lines (IRISL), compagnia sottoposta a sanzioni dal Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ed è accusata da Washington e Londra di agevolare trasferimenti di natura militare a Teheran.

Secondo fonti di intelligence citate dalla Cnn, il carico era destinato alla Self-Sufficiency Jihad Organization (SSJO), divisione del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica responsabile dello sviluppo dei missili. Il perclorato di sodio (NaClO4), infatti, viene utilizzato nell’industria militare per produrre il perclorato di ammonio (NH4ClO4), un componente essenziale del propellente solido per razzi utilizzato nei missili balistici a medio raggio. Il Financial Times ha parlato per la prima volta della spedizione a gennaio, citando funzionari della sicurezza occidentali che stimavano che le 1.000 tonnellate di perclorato di sodio avrebbero potuto produrre 960 tonnellate di perclorato di ammonio, producendo circa 1.300 tonnellate di propellente solido sufficienti per un massimo di 260 missili Kheibar Shekan o 200 Haj Qasem, entrambi in grado di raggiungere obiettivi fino a circa 1.450 chilometri di distanza.

L’infrastruttura di produzione missilistica iraniana è stata gravemente danneggiata dagli attacchi israeliani del 26 ottobre 2024, che secondo alcuni esperti avrebbero ritardato di un anno la produzione di propellente solido. Inoltre i due attacchi compiuti lo scorso anno contro Israele sarebbero stati particolarmente dispendiosi in termini di ordigni utilizzati: secondo le Israele Defense Forces, per le operazioni “True Promise” 1 e 2 Teheran avrebbe utilizzato rispettivamente 120 e 200 missili. La spedizione, inoltre, è arrivata in un momento in cui Teheran si trova ad affrontare le battute d’arresto inflitte da Tel Aviv a Hezbollah in Libano e le conseguenze della caduta del suo alleato Bashar al-Assad in Siria. Il 12 febbraio 2021 i due paesi avevano annunciato l’apertura di un corridoio marittimo per la fornitura di merci al regime di Damasco che collegava proprio il porto di Bandar Abbas con quello siriano di Latakia, con l’obiettivo di rompere “l’assedio americano ed europeo” imposto alla Siria attraverso le sanzioni.

Teheran vanta una partnership economica e militare decennale con Pechino, formalizzata nel 2021 in un accordo di cooperazione che prevedeva un aumento delle esercitazioni militari congiunte e lo sviluppo di sistemi d’arma, nell’intento di entrambe le nazioni di contrastare quella che considerano l’egemonia globale degli Stati Uniti. Dalla firma dell’accordo, tuttavia, le due parti non hanno mai confermato alcuna vendita di armi cinesi all’Iran.

Il perclorato di ammonio, di cui il perclorato di sodio è un prodotto, è soggetto a controlli sulle esportazioni nell’ambito del Missile Technology Control Regime, organizzazione informale istituita su base volontaria nel 1987 dai Paesi del G7, e a cui oggi aderiscono 35 paesi, per limitare la diffusione di sistemi vettori di armi nucleari. Né l’Iran né la Cina ne fanno parte. Dopo la partenza delle due navi, Pechino ha affermato di “non essere a conoscenza” del carico.

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