Israele accelera i piani per la conquista di Gaza City
- Postato il 21 agosto 2025
- Di Panorama
- 1 Visualizzazioni


Mentre i mediatori regionali tentano di costruire un fragile equilibrio tra diplomazia e guerra, la crisi di Gaza si avvia verso una nuova fase. Nelle stesse ore in cui Egitto e Qatar moltiplicano le pressioni per spingere Israele a rispondere all’ultima proposta di tregua approvata da Hamas, da Gerusalemme è arrivato un segnale opposto: il primo ministro Benjamin Netanyahu ha annunciato di aver ordinato alle Forze di difesa israeliane (IDF) di accelerare la conquista di Gaza City, principale roccaforte ancora sotto il controllo del movimento islamista.La dichiarazione è arrivata all’indomani di un incontro a Parigi tra il ministro israeliano per gli Affari strategici, Ron Dermer, e una delegazione del Qatar. Obiettivo dell’appuntamento: valutare le possibilità di un compromesso che potesse aprire la strada alla liberazione degli ostaggi israeliani. Ma a poche ore da quell’incontro, l’esercito ha comunicato l’avvio dell’offensiva su Gaza City, confermando che le proprie truppe avevano già preso posizione nelle aree periferiche della città. La scelta israeliana si colloca in un contesto estremamente complesso. Negli ultimi giorni, i mediatori regionali avevano segnalato progressi nei contatti con Hamas, alimentando l’ipotesi di un accordo per la liberazione di una parte degli ostaggi. Tuttavia, secondo fonti israeliane, Gerusalemme non avrebbe intenzione di inviare delegazioni né al Cairo né a Doha, almeno nell’immediato. Le indiscrezioni raccolte da diversi media regionali sostengono che Israele non intenda rispondere formalmente alla proposta del movimento islamista, giudicata del tutto insufficiente. Il punto di rottura resta sempre la formula di rilascio. Hamas ha dichiarato di aver accettato un’intesa basata sul cosiddetto «quadro Witkoff», che prevede la restituzione di dieci ostaggi vivi e dei corpi di diciotto israeliani uccisi in cambio di una tregua di sessanta giorni e della scarcerazione di centinaia di prigionieri palestinesi. Una proposta che, pur sostenuta dal ministro degli Esteri egiziano Badr Abdelatty come «un’opportunità da cogliere», non ha convinto Israele. Secondo quanto riportato dal Times of Israel, durante l’incontro di Parigi Ron Dermer avrebbe ribadito la posizione israeliana: l’unico accordo considerato accettabile è quello che preveda la liberazione simultanea di tutti gli ostaggi e una resa politica e militare di Hamas.
Il bilancio dell’operazione militare
Nel frattempo, l’IDF ha reso noto un bilancio aggiornato dell’operazione «Gideon’s Chariots», che da mesi rappresenta l’asse centrale della campagna militare. Secondo i dati ufficiali, Israele controllerebbe ormai circa il 75% del territorio della Striscia. L’avanzata è stata accompagnata dalla creazione di due corridoi strategici: il «Morag», per separare le brigate di Hamas presenti a Rafah e Khan Yunis, e il «Magen Oz», che divide trasversalmente le forze islamiste nell’area di Khan Yunis. Dal mese di marzo sono stati bombardati circa diecimila obiettivi da parte dell’aviazione e della marina israeliana. Tra le operazioni più significative figura quella del 13 maggio, condotta insieme all’intelligence interna (ISA), che ha portato all’eliminazione di tre comandanti di alto profilo: Mohammad Sinwar, fratello del leader politico Yahya; Mohammad Shabaneh, comandante della Brigata Rafah; e Mahdi Quara, a capo del battaglione di Khan Yunis Sud. Questi interventi mirati, sottolineano le fonti militari, avrebbero contribuito a indebolire la catena di comando di Hamas e a preparare il terreno per la pressione su Gaza City. Parallelamente, le IDF hanno reso noto che cinque divisioni – la 162ª, la 143ª, la 98ª, la 252ª e la 36ª – hanno operato in simultanea sul campo, supportate dalla 99ª Divisione. Sono stati scoperti e distrutti numerosi tunnel sotterranei, bloccate le vie di fuga dei miliziani ed eliminate diverse cellule operative, comprese quelle coinvolte nell’attacco del 7 ottobre. Tra i bersagli neutralizzati figurano anche sei comandanti delle unità navali d’assalto e i vertici dell’apparato di sicurezza generale di Hamas. Questi dati vengono presentati come indicatori di un indebolimento progressivo delle capacità di comando e combattimento del movimento islamista. Tuttavia, il quadro resta incerto. Gaza City ospita centinaia di migliaia di civili e sfollati, e l’ipotesi di un assalto finale solleva timori crescenti nella comunità internazionale. Le organizzazioni umanitarie parlano di rischio catastrofico e diversi partner occidentali di Israele sollecitano a non disperdere gli spiragli diplomatici ancora aperti. Il braccio di ferro resta dunque sospeso tra due linee contrapposte: da un lato, l’opzione di una tregua temporanea che consentirebbe ad Hamas di ottenere tempo e margini politici; dall’altro, la volontà israeliana di consolidare sul campo i successi militari conseguiti finora, riducendo la capacità operativa del movimento a un livello considerato non più recuperabile.
I civili utilizzati come scudi umani, trasformando scuole, ospedali e moschee in basi operative
Hamas da anni utilizza i civili come scudi umani, trasformando scuole, ospedali e moschee in basi operative e nascondendo depositi di armi e centri di comando all’interno di quartieri densamente abitati. Questa strategia ha una duplice funzione: militare e propagandistica. Da un lato, rende più difficile per Israele colpire obiettivi sensibili senza provocare vittime civili; dall’altro, ogni tragedia diventa uno strumento mediatico utile a denunciare presunti “massacri” e a mobilitare l’opinione pubblica internazionale. Numerose testimonianze raccolte da cittadini di Gaza parlano di pressioni e intimidazioni esercitate dai miliziani per impedire evacuazioni dalle aree a rischio. Le Forze di difesa israeliane hanno diffuso intercettazioni e video che mostrano come Hamas ostacoli i civili che cercano di mettersi in salvo. L’uso di scudi umani è vietato dalle Convenzioni di Ginevra e costituisce un crimine di guerra, ma resta una componente strutturale della tattica del movimento islamista e in tal senso una certezza che Hamas utilizzerà gli ultimi ostaggi in vita come scudi umani a Gaza City