Israele attacca l’Iran. Netanyahu può finire il lavoro senza gli americani? Le incognite
- Postato il 13 giugno 2025
- Politica
- Di Blitz
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Lungamente meditato, largamente previsto, l’attacco israeliano in Iran durerà giorni, ha annunciato Netanyahu. Per finire il lavoro. Secondo Tel Aviv, la repubblica islamica aveva materiale sufficiente per realizzare 15 bombe nucleari in pochi giorni.
Dal punto di vista della tempistica, l’operazione Rising Lion ha una logica rispetto al contesto geopolitico rispetto alla questione atomica in medio oriente.
Iran censurato dall’Aiea poche pre prima dell’attacco
L’attacco giunge alla vigilia dei colloqui previsti a Muscat, in Oman, tra Iran e Stati Uniti: l’obiettivo è rilanciare l’accordo sul nucleare del 2015, quello stracciato dalla prima amministrazione Trump nel 2018. Primo effetto: l’Iran non parteciperà per la semplice ragione che il capo negoziatore iraniano è stato ucciso.

Va considerato anche l’immediato “prima”: poche ore prima dell’attacco, infatti, per la prima volta in 20 anni, l’Aiea (l’Agenzia internazionale per l’energia atomica) aveva censurato l’Iran per non aver ottemperato alle indagini in corso sulle attività nucleari del Paese.
Insomma, Aiea e Israele erano giunti alle stesse conclusioni, Netanyahu ha scelto di agire, unilateralmente. Perché oggi, davvero può “finire il lavoro” l’amministrazione Netanyahu?
Il guscio di cemento armato sui siti nucleari
L’incognita più importante riguarda la capacità di penetrare la corazza di cemento armato, il guscio di protezione steso attorno ai siti. L’esercito israeliano può disporre di ordigni anti-bunker. Ma l’arma risolutiva ce l’hanno solo gli americani, la GBU 57 è una bomba guidata anti-bunker sviluppata per la US Air Force
Israele può ragionevolmente sperare di aver ritardato il programma atomico iraniano: di mesi, o di anni? L’escalation accenderà nuovi fuochi? Alberto Negri, storico corrispondente di guerra, su Il Manifesto invita a guardare a Washington.
“La pistola puntata contro l’Iran è israeliana ma l’impugnatura è in mano a Trump. Lui può arrivare a un accordo con l’Iran, lui può fermare Israele visto che è anche il suo maggiore fornitore di armi: sono i missili americani, oltre a quelli israeliani, che tengono sotto tiro la Repubblica islamica con le basi Usa in Turchia, Qatar e Bahrain”.
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