Israele avverte: per la Flotilla niente Gaza, solo prigione. E colpisce lo Yemen
- Postato il 26 settembre 2025
- Di Panorama
- 3 Visualizzazioni


Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha dichiarato di aver avuto un «grande incontro» con i leader mediorientali sulla crisi di Gaza. «Penso che siamo vicini a raggiungere un accordo», ha spiegato a margine del suo faccia a faccia alla Casa Bianca con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, senza però fornire dettagli sulla possibile intesa. Secondo quanto rivelato dal quotidiano israeliano Ynet, l’amministrazione Trump ha scelto l’ex premier britannico Tony Blair per guidare un’amministrazione a interim che dovrà governare la Striscia di Gaza al termine della guerra. Una conferma di quanto già anticipato dal Times of Israel, secondo cui Blair aveva ottenuto il via libera dalla Casa Bianca a sondare attori regionali e internazionali per costruire un meccanismo di transizione postbellico. Sul fronte palestinese, il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese, Mahmud Abbas, ha rivendicato alle Nazioni Unite il ruolo esclusivo dell’ANP nella futura gestione della Striscia: «Gaza è parte integrante dello Stato palestinese e siamo pronti ad assumerci la piena responsabilità di governarla. Hamas e le altre fazioni devono consegnare le armi: non vogliamo uno Stato armato». Abbas ha anche condannato l’attacco del 7 ottobre 2023: «Le azioni di Hamas non rappresentano il popolo palestinese né la sua giusta lotta per la libertà e l’indipendenza. Nonostante tutto ciò che il nostro popolo ha sofferto, respingiamo ciò che è accaduto».
La Global Sumud Flotilla sfida Israele
Intanto, cresce la tensione sul mare. La Global Sumud Flotilla ha annunciato che le 50 imbarcazioni della missione continueranno «dirette fino a Gaza» senza ulteriori soste. «Siamo consapevoli delle minacce di Israele ma siamo nel momento più critico e dobbiamo essere ottimisti», ha dichiarato Yasemin Acar, del comitato direttivo, accusando Israele di aver tentato più volte di fermare la missione. In realtà, gli attivisti hanno già rifiutato tutte le soluzioni pacifiche proposte, compreso l’ingresso degli aiuti attraverso porti controllati o mediatori umanitari, ribadendo la volontà di «rompere l’assedio» a ogni costo. Da Gerusalemme la replica è stata netta. Il portavoce delle Forze di Difesa israeliane, generale Effie Defrin, ha sottolineato che la Marina è pronta a impedire alla flottiglia di violare il blocco navale. Secondo l’IDF, l’iniziativa è «organizzata e finanziata da membri di Hamas con base in Europa» e rappresenta una provocazione politica più che un’operazione umanitaria. Defrin ha ribadito che «gli aiuti a Gaza devono transitare attraverso canali internazionali consolidati, non tramite operazioni sponsorizzate da Hamas». Quello che è certo è che una volta intercettati i partecipanti verranno arrestati, condotti in carcere e successivamente processati con la concreta possibilità di trascorrere diversi anni in prigione.
Israele, pene severe per chi sostiene il terrorismo
In Israele il sostegno, diretto o indiretto (come nel caso della Flotilla) al terrorismo, è considerato un crimine grave e viene punito con pene che vanno da alcuni anni di reclusione fino all’ergastolo. La cornice normativa è la Counter-Terrorism Law, approvata nel 2016 e più volte aggiornata. La legge stabilisce che chi fornisce servizi o risorse a un’organizzazione terroristica rischia fino a cinque anni di carcere, mentre per chi ne dirige le attività la pena può arrivare a venticinque anni. Anche la sola appartenenza a un gruppo designato come terrorista è punibile con cinque anni di prigione. Particolarmente controversa è la norma che sanziona l’“identificazione” con un’organizzazione terroristica: manifestazioni di sostegno, propaganda o dichiarazioni pubbliche possono costare fino a tre anni di reclusione. Dal 2023, inoltre, è stato introdotto un emendamento che criminalizza persino il “consumo sistematico” di contenuti online che glorifichino il terrorismo, con una pena massima di un anno.
La guerra di Israele continua
Sul terreno, le operazioni israeliane continuano. Cinque divisioni sono schierate nella Striscia, tre delle quali impegnate a Gaza City. Nelle ultime ore la 401a Brigata ha colpito un complesso di Hamas, scoprendo armi e tunnel sotterranei, mentre un raid congiunto IDF-ISA ha eliminato Wael Mutrieh, comandante Nukhba a Shati, coinvolto nell’attacco al rifugio di Nahal Oz.Il portavoce ha ricordato i caduti delle ultime settimane – il Maggiore Shahar Netanal Bozaglo e il Sergente Maggiore Chalachew Shimon Demalash – ed evidenziato come l’operazione «Carri di Gedeone 2» abbia già portato alla distruzione di oltre 2.000 obiettivi di Hamas, con il supporto di circa 200 attacchi aerei al giorno. In parallelo, circa 700.000 civili sono stati evacuati verso sud per ragioni di sicurezza. La guerra si allarga anche fuori dai confini della Striscia. Dopo l’attacco con droni su Eilat, che ha causato oltre 20 feriti, il premier Benjamin Netanyahu ha ordinato un raid aereo contro obiettivi militari e di intelligence degli Houthi a Sana’a, in Yemen. Secondo l’IDF, oltre il 98% dei droni lanciati dallo Yemen è stato intercettato dall’inizio della guerra, ma «nessuna difesa è assoluta», ha ammonito Defrin, invitando la popolazione a seguire scrupolosamente le istruzioni dell’Home Front Command. Infine, resta il nodo degli ostaggi. Secondo l’IDF, 48 persone si trovano ancora nei tunnel di Hamas. «Gli ostaggi sono al centro di ogni operazione che conduciamo», ha detto Defrin. «Le Forze di Difesa continueranno ad agire con forza e responsabilità fino a quando non saranno raggiunti gli obiettivi della guerra: il ritorno degli ostaggi e lo smantellamento del regime di Hamas».