Israele colpisce il reattore di Arak. L’Iran risponde: centrato un ospedale. Trump pronto all’attacco

  • Postato il 19 giugno 2025
  • Di Panorama
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Una pioggia di missili balistici ha nuovamente sconvolto il cielo di Israele. Il più grave tra gli attacchi ha centrato in pieno il Soroka Medical Center di Beer Sheva, nel sud del Paese. I primi soccorsi parlano di danni strutturali gravi e del rischio concreto di cedimenti all’interno dell’edificio. L’offensiva, partita dall’Iran, ha incluso almeno venti missili che hanno colpito zone altamente popolate come Tel Aviv, Holon, Ramat Gan e l’area di Gush Dan. Anche il Negev ha riportato danni rilevanti a una struttura sensibile. Secondo il servizio di emergenza Magen David Adom, ci sono numerosi feriti.

Allarmi ovunque, Israele in stato d’allerta
Le sirene anti-aeree stanno suonando senza sosta su tutto il territorio israeliano. Forti esplosioni sono state udite nel cuore di Tel Aviv. Anche Nazaret è sotto osservazione: i sistemi di difesa hanno rilevato la presenza di droni in avvicinamento. Nel frattempo, le forze armate israeliane (IDF) hanno condotto nuovi attacchi aerei su Teheran e Karaj. Le esplosioni nella capitale iraniana sono state confermate da fonti locali e riprese dai media internazionali, tra cui Al Jazeera. Tra gli obiettivi colpiti figura anche il reattore ad acqua pesante di Arak, nel cuore del programma atomico iraniano. La televisione di Stato di Teheran ha confermato il raid, specificando che l’impianto era stato evacuato in anticipo e non sussiste alcun rischio di dispersione radioattiva. L’IDF aveva preannunciato l’attacco sui suoi canali ufficiali, esortando la popolazione a lasciare la zona per mettersi in salvo.

Washington si prepara: possibile azione militare imminente
Secondo fonti citate da Bloomberg, gli Stati Uniti potrebbero colpire l’Iran nei prossimi giorni. L’amministrazione americana starebbe predisponendo la logistica per un eventuale coinvolgimento diretto, un’ipotesi che cambierebbe radicalmente gli equilibri del conflitto in corso. Vladimir Putin ha dichiarato che Teheran, nonostante la crisi, non ha chiesto aiuto militare a Mosca. Una presa di distanza che pesa.

Khamenei dal bunker sfida gli Usa
Ali Khamenei, rifugiato in un luogo protetto, ha parlato alla nazione accusando Israele e gli Stati Uniti di voler distruggere l’Iran. La guida suprema ha lanciato un monito: “Un attacco americano ci costringerà a reagire duramente”. La sua apparizione in TV, accanto al ritratto dell’ayatollah Khomeini, voleva essere un messaggio di forza, ma è apparsa più come una mossa disperata.

Trump rilancia l’ultimatum
Dalla Casa Bianca, Donald Trump ha risposto con fermezza, affermando di essere pronto a far cadere il regime iraniano. “Ho detto a Netanyahu di continuare. Ho un piano pronto”, avrebbe confidato, lasciando intendere che l’uso della forza è solo questione di tempo. Il Wall Street Journal ha riportato che il presidente americano avrebbe approvato i piani per un attacco, in attesa di una risposta iraniana sul nucleare.

Segnali di apertura?
Nelle ultime ore, un funzionario del ministero degli Esteri iraniano ha dichiarato al New York Times che Teheran sarebbe disposta a un incontro con l’inviato Usa Steve Witkoff o con il vicepresidente J.D. Vance, per discutere un cessate il fuoco. Ma Trump ha chiarito che ogni dialogo dovrà riguardare il programma atomico iraniano. Intanto, l’Iran all’ONU nega ogni trattativa “sotto ricatto”.

Guerra sul campo e nei cieli
Il conflitto, arrivato al settimo giorno, si fa sempre più violento. Gli aerei israeliani hanno colpito numerosi obiettivi strategici, tra cui una facoltà universitaria legata ai Pasdaran e una sede della sicurezza interna. Secondo il ministro della Difesa Israel Katz, anche i siti nucleari a Karaj e Teheran sarebbero stati danneggiati. L’AIEA ha confermato danni significativi a due impianti di centrifughe. L’Iran ha risposto lanciando droni e missili verso il nord e il centro di Israele. Anche Tel Aviv è stata bersagliata, e Teheran ha dichiarato l’uso di armi ipersoniche. Secondo l’IDF, da inizio offensiva sono stati lanciati oltre mille droni e 400 missili. I bilanci parlano di almeno 24 vittime e 500 feriti in Israele. In Iran, le ONG stimano oltre 580 morti e 1.300 feriti.

Gli Usa spostano le pedine
Il Pentagono continua a rafforzare la presenza militare nell’area. La portaerei USS Ford è in rotta verso il Golfo Persico, mentre la base di Diego Garcia è stata fotografata con almeno quattro bombardieri B-2 pronti all’uso. Questi velivoli possono trasportare le GBU-57 “bunker buster”, capaci di distruggere strutture fortificate come l’impianto di Fordow, considerato il cuore del programma nucleare iraniano. Tutto ora dipende da una decisione: attacco o trattativa. Ma il tempo stringe.

Autore
Panorama

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