Israele: il generale Eyal Zamir parla già da avversario politico di Netanyahu
- Postato il 25 agosto 2025
- Di Panorama
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Durante una visita alla base navale di Haifa, il Capo di Stato Maggiore delle Forze di Difesa israeliane (IDF), tenente generale Eyal Zamir, ha pronunciato dichiarazioni che hanno rapidamente scosso il dibattito interno. «C’è un accordo [per la presa di ostaggi] sul tavolo, dobbiamo accettarlo», ha affermato secondo quanto riportato dal notiziario Channel 13.
Parole già significative, ma che hanno assunto un peso ancora maggiore quando Zamir ha aggiunto: «L’IDF ha creato le condizioni per un accordo, ora la questione è nelle mani di Netanyahu». Frasi che spostano il baricentro della responsabilità politica direttamente sul Primo Ministro, accusandolo implicitamente di essere l’unico ostacolo a una possibile intesa per la liberazione degli ostaggi.
La questione ostaggi come arma politica
Il dossier sugli ostaggi è il più sensibile per Israele. Coinvolge centinaia di famiglie e un’intera opinione pubblica che vive con rabbia e dolore la lunga attesa. Sostenere che «l’accordo va accettato» significa schierarsi con chi accusa Netanyahu di temporeggiare per calcoli politici.
Il lessico scelto da Zamir non è quello di un ufficiale neutrale: non parla di “condizioni operative” o di “contesto di sicurezza”, ma punta il dito contro il capo del governo. È una presa di posizione politica, che lo proietta come figura alternativa al premier.
I precedenti storici
La storia israeliana è ricca di esempi di generali diventati leader politici: Yitzhak Rabin, Ariel Sharon, Ehud Barak, fino a Benny Gantz. Zamir sembra inserirsi in questa tradizione, ma con una differenza decisiva: non è un ex generale libero di parlare, è il Capo di Stato Maggiore in carica. Una scelta che rende il suo intervento ancora più dirompente.
Un futuro da sfidante?
Zamir non appare solo come un comandante che critica il governo: sembra prepararsi a una carriera politica. Collocarsi come il militare che ha fatto il suo dovere e che chiama il premier alle responsabilità significa proiettarsi come alternativa credibile a Netanyahu.
Per il premier, già alle prese con proteste interne e pressioni internazionali, l’uscita di Zamir è una sfida diretta. Da un lato mina l’immagine di compattezza del governo, dall’altro alimenta le critiche sulla gestione della crisi ostaggi.
Una rottura senza precedenti
Con le sue parole a Haifa, Zamir ha messo Netanyahu nell’angolo, dipingendolo come un leader incapace di agire. È un atto che ha il sapore di una candidatura implicita, compiuto nel momento più delicato per Israele.
Se la tradizione insegna che in Israele i generali possono diventare premier, allora Zamir ha già mosso la sua prima pedina. Ma la convivenza al vertice delle istituzioni, oggi, sembra sempre più fragile: Netanyahu potrebbe persino valutare di estrometterlo, perché non si può condurre l’offensiva su Gaza City con un Capo di Stato Maggiore in aperto contrasto con la leadership politica.