Israele, ora pure Giuliano Ferrara cambia idea: “Davanti ai morti per fame non hanno più senso i torti e le ragioni”

  • Postato il 26 luglio 2025
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A Gaza continua a mietere vittime la carestia scoppiata dopo che l’esercito israeliano ha bloccato l’ingresso degli aiuti alimentari. A essere colpiti sono soprattutto i più piccoli. Nelle ultime 24 ore cinque persone sono morte di fame nella Striscia: tre di queste erano bambini. Una situazione che sembra aver spinto persino Giuliano Ferrara a cambiare opinione sulla guerra portata avanti da Israele. “Di fronte alle testimonianze lancinanti della fame e alla claustrofobica enormità del numero delle vittime non hanno più il senso originario i torti e le ragioni, le analisi politiche cosiddette si volatilizzano e spariscono nella pura emozione, il controllo razionale sui dati è imprigionato nella passione, non ce la si fa quasi più a ragionare, a comporre i fatti con i fantasmi”, scrive l’ex ministro di Silvio Berlusconi sulla prima pagina del Foglio, giornale che ha fondato e diretto fino al 2015. Tra i più agguerriti sostenitori della reazione bellica di Tel Aviv, Ferrara ha invitato più volte l’Occidente a supportare gli israeliani. “Dovremmo aiutarli, armarli più di quanto non facciamo, affiancarli e distruggere quel loro nemico che è anche il nostro nemico”, scriveva nei giorni della guerra all’Iran.

Le immagini dei bambini ridotti ormai a uno scheletro a causa della fame, però, devono aver fatto breccia anche in Ferrara. Che prima mette le mani avanti, ricordando ancora una volta come Israele non avesse “alternativa al rigetto attivo, militante, bellico del nichilismo antisemita evidente nel pogrom che l’ha colpito al cuore il 7 ottobre”. Poi però aggiunge: “Ma fare quel che devi nel combattimento contro un piano diabolico, figlio del jihadismo, della più malvagia disperazione, mascherato da resistenza, può portare alla condizione di paria, a un isolamento della tua posizione nella coscienza del mondo e a una condanna che arriva a rovesciare, invertire il significato dello sterminio degli ebrei d’Europa nell’immagine dello sterminio dei palestinesi di Gaza”. Che intende dire Ferrara? “Combattere uno stato che è una fortezza terrorista, in cui i predoni si rifugiano sottoterra, il paradiso di Hamas, e lasciano nell’inferno di superficie il popolo e gli ostaggi catturati dopo il massacro a sopportare le conseguenze della loro ferocia senza speranza, ha prodotto una maledetta inversione della colpa: uno Stato e un popolo che dal 1948 si battono per sopravvivere diventano ora il centro psicologico di una delegittimazione etica che investe ebrei e gentili, nazione e diaspora, e che ha avuto sbocco nella messa in discussione di questa stessa ansia di sopravvivenza, identificata con l’annientamento e la cacciata di un altro popolo senza scarpe, senza acqua, senza farina”.

Insomma: secondo Ferrara, Israele aveva tutto il diritto di radere al suolo Gaza dopo i fatti del 7 ottobre. Però l’abilità dei leader di Hamas (s’immagina quelli sopravvissuti alle bombe israeliane) avrebbe ribaltato la situazione. “Se occupi un territorio abitato devi nutrire gli esseri umani che lo affollano. Hamas lo ha capito, ha truccato le carte con una tecnica terroristica capace di indurre” Israele “a negare la questione della disumanizzazione finale in una guerra giusta, con gli ostaggi ancora incarcerati, vivi e morti, nelle segrete dei terroristi”. Insomma, Gaza si è ormai trasformata in una trappola: non per i palestinesi, ridotti alla fame e massacrati da quasi due anni, ma per i militari dell’Idf. Va detto che finora l’esercito israeliano non ha dato segnali di volersi tirare fuori da questo tranello. Quindi Ferrara invia il suo suggerimento a Benjamin Netanyahu. “Questa inversione delle parti è una sciagura incommensurabile. Mettere fine a questo scandalo è parte decisiva della autodifesa di Israele, oltre che un dovere di umanità che supera ogni formula ideologica di tipo umanitarista”, scrive ancora l’ex direttore del Foglio. Che poi tenta di motivare ancora una volta il suo cambio di opinione: “Non avremmo mai pensato che le cose si sarebbero disposte in un circuito infernale, come la Riviera di Gaza e una strisciante annessione per fame. Un conto sono le vittime di guerra, il martirologio di ogni giorno amministrato dagli assassini terroristi, un conto è tollerare un universo concentrazionario senza scampo in un territorio di cui sei responsabile. Il cinismo delle diplomazie che riconoscono come stato sovrano il pulviscolo di terrore in cui è caduto il popolo palestinese porta dove nessuna democrazia dovrebbe farsi portare: alla delegittimazione dello stato ebraico attraverso la sua mostrificazione“. Chiaro riferimento al riconoscimento da parte della Francia dello Stato di Palestina. “A questa maledizione – sostiene Ferrara – Israele in guerra ha il dovere di reagire”. Sperando che stavolta la reazione sia diversa da quella cominciata dopo il 7 ottobre.

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Il Fatto Quotidiano

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