Israele prepara l’attacco a Gaza, con l’Operazione Gideon Chariots 2

  • Postato il 20 agosto 2025
  • Di Panorama
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Secondo quanto riferito da Israel National News, emergono nuovi dettagli sull’operazione «Gideon’s Chariots 2», approvata dal ministro della Difesa Israel Katz e destinata a segnare una svolta nella campagna israeliana su Gaza.
Il piano prevede l’impiego di cinque divisioni dell’IDF, tra cui le tre principali unità regolari e due divisioni di riserva.

Nella fase più intensa delle operazioni, fino a 12 brigate da combattimento dovrebbero essere operative all’interno di Gaza City: nove regolari e tre di riserva. L’offensiva è stata anticipata da azioni mirate nei quartieri di Zeitoun e Jabaliya, in una chiara strategia di accerchiamento e logoramento.

Il portavoce dell’IDF ha confermato che le forze israeliane hanno già iniziato a operare alla periferia di Gaza City, in vista della prossima manovra di terra e della completa conquista della città nelle prossime settimane. Ai residenti locali è stato ordinato di evacuare verso sud.

Corridoi umanitari e pressione sui civili

Parallelamente, l’IDF ha annunciato corridoi umanitari per consentire lo spostamento dei civili verso sud, insieme alla predisposizione di ospedali da campo, strutture mediche rafforzate e centri di distribuzione degli aiuti.

I militari hanno chiarito che non sarà possibile effettuare controlli individuali:
«Con masse di persone che si trasferiscono è impossibile controllare ogni singolo individuo», ha spiegato una fonte militare.

Mobilitazione dei riservisti fino al 2026

Un altro punto cruciale riguarda la mobilitazione dei riservisti. L’IDF ha già attivato 70.000 uomini e prevede di richiamarne altri 60.000.
Il picco di dispiegamento è fissato per il 2 settembre, mentre una seconda ondata è attesa verso la fine dell’anno.

Alcune unità di riserva vedranno il servizio prolungato fino a 100-140 giorni, segnale che la mobilitazione durerà almeno fino al 2026.
Un alto funzionario dell’IDF ha dichiarato: «Se si raggiungerà un accordo, ci adatteremo; in caso contrario, procederemo come previsto».

L’incognita dei tunnel di Hamas

Nonostante le perdite, una brigata di Hamas resta attiva a Gaza City, seppure con capacità limitate.
Rimane inoltre la rete di tunnel sotterranei, infrastruttura che l’IDF non ha ancora neutralizzato e che rappresenta una delle principali incognite tattiche della futura battaglia urbana.

Il nodo del cessate il fuoco

Israele comunicherà entro venerdì la propria posizione ai mediatori internazionali sul nuovo piano di cessate il fuoco, già accolto da Hamas.
Secondo il Guardian, la proposta prevede:

  • rilascio graduale di metà degli ostaggi ancora in vita,
  • restituzione di un numero equivalente di salme,
  • liberazione di 150 prigionieri palestinesi, inclusi ergastolani.

Il cessate il fuoco durerebbe 60 giorni, ma un alto rappresentante israeliano ha ribadito la linea dura:
«Chiediamo la liberazione di tutti i 50 ostaggi secondo i principi fissati dal Governo».

La politica interna e il “caso Qatar”

Intanto in Israele cresce il dibattito politico. La Commissione ministeriale per gli affari legislativi ha approvato un disegno di legge per classificare il Qatar come Paese nemico.

La proposta, firmata da Nir Barkat e Moshe Saada (Likud), stabilisce criteri per identificare come sponsor del terrorismo gli Stati che finanziano o addestrano gruppi ostili a Israele.

Il Qatar è indicato come esempio principale: definito «un lupo travestito da pecora» per il sostegno economico a Hamas, Hezbollah, Talebani, Fronte al Nusra e Isis.
Secondo i promotori, Doha avrebbe investito oltre mille miliardi di dollari in vent’anni per sostenere la jihad anche tramite università occidentali, sponsorizzazioni sportive e pressioni politiche.

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Panorama

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