Istat, 432mila occupati in più nel primo trimestre dell’anno. Si tratta soprattutto di lavoratori di oltre 50 anni

  • Postato il 12 giugno 2025
  • Lavoro
  • Di Il Fatto Quotidiano
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Nel primo trimestre dell’anno, il numero di occupati è aumentato di 141mila unità (+0,6%) rispetto al quarto trimestre 2024. Rispetto allo stesso periodo del 2024, l’incremento è invece di 432mila unità (+1,8%). Lo comunica l’Istat, rilevando un tasso di occupazione (persone che lavorano sul totale di quelle in età lavorativa, ndr) al 62,7% (+0,4 punti in tre mesi), ovvero il più alto delle serie storiche. Invariata la percentuale dei disoccupati (6,1%), mentre il tasso di inattività (chi non ha un lavoro e non lo cerca, ndr) scende al 33,1% (-0,4 punti).

Come già segnalato in altre rilevazioni, i miglioramenti riguardano soprattutto le fasce di età più avanzate. Il tasso di occupazione sale del 2,2% su base annua per i lavoratori tra i 50 e i 64 anni e dello 0,9% tra i 35 e i 49 anni. Scende invece dello 0,4% nella fascia 15-34 anni. Buona parte del miglioramento sembra dipendere dal rinvio dell’uscita dal lavoro per accedere alla pensione. Restano importanti differenze a livello geografico. Al Nord il tasso di occupazione si attesta al 70,1%, al Centro al 66,5% mentre al Sud rimane sotto al 50% (49,5). Nel Mezzogiorno il tasso di occupazione femminile si ferma al 37,5% (63,1% al Nord).

Un aspetto positivo è che a crescere sono i posti di lavoro a tempo indeterminato (+ 4% su base annua) mentre diminuiscono i contratti a termine (- 6,7%), lasciando supporre che ci sia anche una quota di stabilizzazioni di rapporti precari. Tra gennaio e marzo le ore lavorate sono cresciute dell’1% sugli ultimi tre mesi del 2024 (quindi più del numero di nuovi occupati) e dell’1,1% nei confronti dell’anno prima. Nello stesso periodo il Pil è cresciuto dello 0,3% in termini congiunturali e dello 0,7% in termini tendenziali. Il costo del lavoro per Unità di lavoro equivalente a tempo pieno (Ula), nel primo trimestre dell’anno rispetto al quarto trimestre 2024, sale dell’1,5%, con un aumento sia delle retribuzioni (+1,3%) sia soprattutto dei contributi sociali (+2,2%).

Su base annua, la crescita del costo del lavoro si attesta al 4,6%, come effetto del forte aumento di entrambe le componenti: retribuzioni +4,1% (più dell’inflazione, a segnalare un parziale recupero del potere d’acquisto) e contributi sociali +6,3%) Lo indica l’Istat, aggiungendo che la significativa crescita del costo del lavoro deriva, da un lato, dal proseguimento dei miglioramenti retributivi guidati dai rinnovi contrattuali e, dall’altro, dall’esaurimento degli effetti di alcune agevolazioni contributive.

Nella ricerca di lavoro continua a prevalere l’uso del canale informale: sebbene in diminuzione, la pratica di rivolgersi a parenti, amici e conoscenti rimane la più diffusa (lo fa il 73,6% dei disoccupati). Seguono, in crescita, l’invio di domande e curricula (71,4%, +6 punti) e la consultazione di offerte di lavoro (56,3%, +7,1 punti). In aumento anche la quota di chi si rivolge al Centro pubblico per l’impiego (34,6%, +7,4 punti) e di chi ha risposto o messo inserzioni (38,6%, +8,0%) o ha sostenuto colloqui o selezioni (31,9% +4,2 punti), mentre è in calo quella di chi contatta le agenzie private di intermediazione o somministrazione (17,7%, -2,3 punti).

L’Istituto segnala anche che si accentuano i divari nella partecipazione al mercato del lavoro per livello di istruzione: sempre nel primo trimestre dell’anno, il tasso di occupazione cresce più per i laureati (+1,9 punti rispetto al primo trimestre 2024, all’83,6%), segna +0,7 punti per i diplomati (67,7%) e solo +0,3 punti per coloro che hanno al massimo la licenza media (44,3%).

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