Italia ai Mondiali, il 2014 è un lontano ricordo: il gol di Balotelli, il litigio tra Buffon e Cassano, una generazione senza Coppa
- Postato il 20 novembre 2025
- Di Virgilio.it
- 7 Visualizzazioni
Una generazione senza Mondiali. Ragazzini di 14-15 anni che non ne hanno mai visto uno. Chi, invece, di anni ne ha qualcuno in più a stento ricorda la deludente avventura azzurra in Brasile, conclusa nella fase a gironi. L’ultima volta dell’Italia a un Mondiale, dovesse naufragare – di nuovo – il tentativo di raggiungere la fase finale attraverso la porta di servizio. Leggasi playoff.
- Italia 2014-2026, una generazione senza Mondiali
- Azzurri in Brasile con i migliori propositi, ma...
- Veterani vs giovani, il motivo del flop azzurro
- Cosa accadde dopo il Mondiale 2014
Italia 2014-2026, una generazione senza Mondiali
Il triste declino mondiale di una Nazionale assente dal palcoscenico più importante dal 2014, dopo aver floppato anche nel 2010 contro Slovacchia e Nuova Zelanda. Nel 2026 saranno passati 20 anni dal trionfo azzurro in Germania. Venti anni: significa che chi ne ha 40 ora ai tempi ne aveva 20 e cercava una sistemazione nel mondo. Ma significa anche che, chi ne avrà 20 l’anno prossimo non avrà potuto ammirare “dal vivo” la generazione d’oro dei Buffon, dei Cannavaro, dei Pirlo, Totti e Del Piero.
Nel 2014 la spedizione azzurra in Brasile partì con i migliori propositi. Era una Nazionale con meno talento del 2006 e probabilmente del 2010, ma comunque impreziosita da top player del calibro di Buffon, Bonucci, Chiellini, Pirlo, De Rossi, Marchisio e Cassano. A loro Cesare Prandelli aggiunse qualche giovane interessante, a partire da Verratti, esploso nel Pescara di Zeman e già volato al Paris Saint-Germain.
O come Immobile, che fu compagno di squadra del centrocampista abruzzese e che al Torino, quell’anno, faceva sfracelli in coppia con Cerci, pure lui al Mondiale in Brasile, forgiato al Pisa e migliorato ancora in granata da quel Gian Piero Ventura che diventerà commissario tecnico azzurro qualche anno dopo.
Azzurri in Brasile con i migliori propositi, ma…
Insomma un gruppo promettente, partito con i migliori propositi, ma eliminato subito, al primo turno, nonostante la vittoria contro l’Inghilterra firmata da Marchisio e da Balotelli. Arrivarono due sconfitte, la prima a sorpresa, contro la Costa Rica, la seconda contro l’ostico Uruguay: due stop di misura, senza segnare. Tre punti e a casa. Di nuovo, senza arrivare neppure agli ottavi di finale, come quattro anni prima.
Eppure quell’Italia non era affatto male, era reduce da una finale agli Europei del 2012 persa malamente contro la Spagna (0-4), ma capace di buttare fuori l’Inghilterra ai rigori (indimenticabile il cucchiaio di Pirlo al “povero” Hart) e soprattutto la Germania, con un super-Balotelli, autore di una doppietta.
Veterani vs giovani, il motivo del flop azzurro
Fu proprio il rapporto tra i veterani e i più giovani a vacillare. Subito dopo l’eliminazione Buffon puntò il dito contro le nuove leve: “Qualcuno ha fatto poco, sono i vecchi che tirano la carretta”, tuonò il numero uno azzurro. Destinatario di quelle parole, più di tutti, fu Mario Balotelli, che avrebbe dovuto trascinare l’Italia, ma lo fece soltanto contro l’Inghilterra, offrendo due prestazioni deludenti contro Costa Rica e Uruguay.
“Mario a 24 anni non è un giovane – calcò la mano Buffon -. In 20 anni di carriera non ho mai attaccato un compagno. Le chiacchiere passano e i fatti restano: in campo, a rompersi le ossa per la causa, sono sempre gli stessi. I giovani spesso vengono caricati di troppe aspettative, ma sotto c’è molta fragilità. Se un giovane ha il talento per diventare un campione non lo mandi in Nazionale dopo tre, quattro partite, ma gli fai arare l’erba in Serie A”.
La risposta non tardò ad arrivare. Il paladino dei più giovani divenne Antonio Cassano, che nel 2014 di anni ne aveva già 32: “Vogliono decidere tutto loro, i senatori. Noi ci siamo impegnati come gli altri. Non è possibile che questi debbano fare sempre la morale e dividere i buoni dai cattivi. Avessimo vinto sarebbe stato merito loro. Invece ora abbiamo perso soltanto noi”.
Cosa accadde dopo il Mondiale 2014
Fu proprio il mancato ricambio generazionale a incidere pesantemente anche negli anni a venire. Nel 2016 ci provò Antonio Conte a ridare lustro alla Nazionale, attraverso un Europeo molto positivo, concluso soltanto ai quarti di finale per gli sciagurati errori dal dischetto di Pellè e Zaza, altri due nuovi, contro la Germania. Con lo scalpo della Spagna ancora caldo tra le mani.
Quindi l’arrivo di Gian Piero Ventura, il flop nel 2018, la sconfitta contro la Svezia e lo 0-0 al ritorno al “Meazza” che ci fece mancare il primo treno per i Mondiali. La vittoria degli Europei nel 2021 con Roberto Mancini in panchina sembrava dovesse aprire le porte di una nuova era all’Italia, fermatosi sullo 0-0 in casa contro la Svizzera nello scontro diretto della fase a gironi: elvetici ai Mondiali, azzurri di nuovo fuori agli spareggi, stavolta eliminati dalla Macedonia del Nord.
E ora, che si fa? L’Italia si ripresenta agli spareggi per la terza volta di fila. Non disputa una fase finale dal 2014 e abbiamo ricordato tutti come andò a finire. Una generazione rischia di restare senza Mondiali almeno fino al 2030. Saranno passati 24 anni dall’ultimo sorriso e 16 anni dall’ultima presenza azzurra. Ma anche no, grazie.