Italia, cosa ha funzionato e cosa no nel debutto (vincente) di Gattuso
- Postato il 6 settembre 2025
- Di Panorama
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Buona la prima, anzi buonissima. L’Italia di Gattuso ha debuttato con il botto a Bergamo contro l’Estonia. Non c’è nulla di cui esaltarsi perché in fondo gli azzurri hanno fatto solo il loro dovere con un avversario troppo inferiore per impensierirli, però contava entrare con il piede giusto nella rincorsa a un posto al Mondiale 2026 e l’obiettivo è stato raggiunto.
La manita di gol (5-0) rifilata agli estoni è quello che serviva anche per dare una parvenza meno terribile alla situazione nel girone, in cui l’Italia si è messa spalle al muro con la disgraziata sconfitta di giugno in Norvegia. Ora il ritardo da Haaland e compagni si è ridotto a 6 punti (e abbiamo sempre una partita in più da giocare), ma soprattutto a livello di differenza reti è sceso da -12 a -7. Rimane un Everest da scalare, però si può dire che almeno il campo base è stato installato e da qui si può partire per la risalita.
Anche perché le indicazioni della sfida di Bergamo sono in larga parte positive. E’ piaciuto tutto o quasi dell’approccio e della trama messa in campo dalla nazionale di Gattuso. Debuttava senza opzione diversa dalla vittoria con largo scarto, ha retto la pressione e restituito una prestazione che non entrerà negli annali ma fa ben sperare.
La prima Italia di Gattuso, cosa ha funzionato
Aver segnato cinque gol, tutti nella ripresa, ha premiato lo sforzo del ct che ha messo in campo una nazionale tutta votata all’attacco. Abbiamo poco talento da selezionare? E’ vero, ma la risposta è stata che quel poco va valorizzato. Il ritorno degli esterni (Zaccagni e Politano) ha alimentato le opzioni offensive di una squadra che non ha avuto paura di schierare insieme Kean e Retegui, affidarsi alle incursioni di Barella senza rinunciare a difensori di fascia come Dimarco e Di Lorenzo che spesso hanno stazionato nella metà campo avversaria.
Ne è uscita una partita in cui a tratti l’Italia ha avuto il 75% del possesso palla, l’ha fatta girare anche con ritmi e qualità apprezzabili e non ha mai alzato il piede dall’acceleratore. Se nel calcio le partite durassero cento minuti e non “solo” 90, probabilmente ora contabilizzeremmo uno scarto anche maggiore.
Questo è anche sintomo di piena consapevolezza del momento da parte degli azzurri. I ragazzi di Gattuso sanno per primi cosa serve fare per tornare a sognare la qualificazione diretta al Mondiale e si sono messi a disposizione. Il match con l’Estonia è stato preparato nel migliore dei modi, aveva garantito il neo ct: non ha detto una bugia. Ora testa a Israele che al momento ci precede in classifica.
La prima Italia di Gattuso, cosa non va
L’altro lato della medaglia è stato il primo tempo giocato su un buon livello, ma senza sfondare. Alzi la mano chi all’intervallo non ha maledetto l’assenza tra gli azzurrabili di un trequartista vero, uno capace di rompere le linee dell’avversario e creare l’assist giusto anche contro una squadra che gioca blocco bassissimo. Ecco perché per quasi un’ora la grande fatica non ha prodotto nulla ed è un problema ormai strutturale che l’Italia si trascina da anni.
La risposta di Gattuso è stata allargare il campo con gli esterni. Contro l’Estonia ha funzionato ed è un sistema interessante perché nel reparto siamo dotati di tanto talento con gol nei piedi. Però il limite non è banale e potrà tornare a dare fastidio agli azzurri anche in altre occasioni. Questi, però, sono gli ingredienti con cui il ct cucina a Coverciano e la speranza è che sappia metterli insieme nel modo giusto per portarci negli States a giugno, possibilmente senza passare dal purgatorio dei playoff primaverili.
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