Italia e Asia Centrale verso il rafforzamento di una partnership strategica prioritaria

  • Postato il 2 giugno 2025
  • Attualità
  • Di Paese Italia Press
  • 2 Visualizzazioni

Che i paesi dell’Asia Centrale siano divenuti una priorità fondamentale per Roma – ed in particolare per il Governo Meloni – è evidente. La regione ricopre infatti un ruolo chiave per l’Italia in termini di sicurezza, commercio, risorse e più in generale come area geopolitica in cui il nostro paese intende espandere la propria presenza.

Si può leggere in questa chiave il viaggio di Meloni della scorsa settimana in Uzbekistan e Kazakistan, in cui ha preso parte ad incontri di alto livello con i rispettivi presidenti Shavkat Mirziyoyev e Qasym-Jomart Toqaev, durante i quali sono state firmate intese, dichiarazioni congiunte e accordi per cifre che si aggirano nell’ordine di miliardi di euro.

Su questa linea, l’impegno diplomatico dell’Italia in Asia Centrale negli ultimi anni ha messo al centro la regione come punto nevralgico dell’evoluzione dei rapporti delle potenze globali, riconoscendone il peso insostituibile per via della presenza di risorse energetiche, terre rare, idrocarburi, nonché per via della prossimità geografica tanto alla Russia quanto alla Cina, quest’ultima attiva nella regione con il progetto della Belt and Road Initiative – le nuove vie della seta che permettono l’espansione globale della macchina commerciale cinese. Una regione tornata alla ribalta soprattutto a seguito dello scoppio del conflitto in Ucraina, che ha contribuito a rimarcare la centralità dell’area negli equilibri diplomatici ed economici globali.

Pertanto, rileva il peculiare impegno italiano – primo Paese dell’Unione europea ad essersi imbarcato in una diplomazia di prim’ordine nella regione – nella creazione del “formato 5+1”, un forum che riunisce i Ministri degli Esteri dei cosiddetti “stan”, ossia Kazakistan, Uzbekistan, Tagikistan, Turkmenistan e Kirghizistan. Una modalità messa in piedi per la prima volta nel 2015 dagli Stati Uniti, emulati negli anni successivi da Cina e Russia, che prevede l’organizzazione periodica di conferenze ed incontri indirizzati al rafforzamento della partnership strategica con la regione e alla firma di accordi nei più diversi ambiti di cooperazione.

Ne sono un esempio le visite ufficiali del Presidente kazako Toqaev del 2024, risultate nella firma di accordi commerciali del valore di 1,5 miliardi di dollari, e il successivo impegno italiano ad investire nel paese, che ha permesso all’Italia di posizionarsi al terzo posto tra i partner commerciali del Kazakistan e al primo tra i paesi dell’Unione europea. Investimenti che hanno avuto inizio negli anni Novanta, soprattutto grazie alla cooperazione in campo energetico attraverso l’Eni, che ha consolidato la propria presenza in Kazakistan da oltre un trentennio. O ancora, rilevano i numerosi incontri avvenuti tra delegazioni diplomatiche e parlamentari in Uzbekistan e in Italia, culminate a fine 2023 con la visita di Stato del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

In termini geografici, la regione centroasiatica è divenuta strategicamente rilevante anche a seguito dell’implementazione del Middle Corridor, un progetto infrastrutturale multimodale che collega la Cina attraverso l’Asia Centrale, il Mar Caspio e il Caucaso Meridionale all’Europa. A seguito dello scoppio del conflitto russo-ucraino e della conseguente impossibilità di utilizzare la rotta tradizionale settentrionale che consentiva il commercio tra Cina ed Europa passando per la Russia, ben si comprende la sfumatura geostrategica che ha assunto il Middle Corridor. Da qui la sua rilevanza sia per i Paesi dell’Asia Centrale e del Caucaso, nonché l’afflusso di investimenti e la definizione di progetti di sviluppo delle reti di comunicazione per velocizzare le connessioni tra Oriente e Occidente.

Tra questi, rilevante è il Trans-Caspian Transport Corridor, il quale non solo presenta una valenza politica per la regione, bensì porta con sé un potenziale economico non indifferente. Non solo l’Italia potrebbe espandere notevolmente la propria presenza come investitore di primo piano nel progetto: di fatto, una più stretta cooperazione con i paesi della regione avrebbe il potenziale di rafforzare i rapporti economici, l’export di prodotti italiani e, non meno importante, la sicurezza energetica del nostro paese e dell’UE.

Fattore di interesse italiano (ed europeo) sono altresì gli ingenti quantitativi di terre rare e minerali strategici presenti in Asia Centrale: fondamentali per la transizione energetica, la produzione di semiconduttori, auto elettriche, batterie, componenti tecnologiche e anche per il settore della difesa, i minerali strategici sembrano essere particolarmente abbondanti nell’area, in particolare sotto forma di cromo, piombo, zinco, manganese, rame, alluminio, cobalto e molibdeno, in cifre da considerarsi ancora parziali in quanto stime che non includono i depositi minerari ancora da mappare e scoprire in Kazakistan e Uzbekistan.

In questo quadro, l’attivismo diplomatico italiano riconferma la sua proiezione pionieristica nella regione, in un tentativo coordinato di espandere la presenza del nostro paese in settori chiave per la sicurezza, lo sviluppo e le relazioni economiche non solo della penisola, ma dell’intera Europa. Il tutto in un clima di cooperazione spesso assente in quello che ha rappresentato per secoli il terreno del “Grande gioco”, e che ancora oggi risulta contesa tra l’influenza cinese e la presenza russa, per la quale l’Asia Centrale rappresenta il proprio “cortile di casa”.

L'articolo Italia e Asia Centrale verso il rafforzamento di una partnership strategica prioritaria proviene da Paese Italia Press.

Autore
Paese Italia Press

Potrebbero anche piacerti