Italia e Spalletti, amore tossico:18 mesi di incomprensioni, sogni e sconfitte, storia di un fallimento
- Postato il 8 giugno 2025
- Di Virgilio.it
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Non doveva finire così. Con un annuncio coram populo mentre tutt’intorno gli tiravano metaforiche frecce avvelenate e aeroplanini di carta. Con le lacrime che gli strozzano la voce e che lo portano a scappare via dalla sala stampa all’improvviso, interrompendo la conferenza tra lo sconcerto dei presenti. Non lo meritava Luciano Spalletti, che oggi – alla vigilia della gara con la Moldova – anzichè annunciare la formazione e parlare di riscatto dopo il crollo in Norvegia ha comunicato di essere stato esonerato da ct, a 22 mesi dall’incarico assunto.
- Il 18 agosto 2023 la nomina da ct
- La prima conferenza da ct
- Italia senza identità
- Il flop in Germania
- La vittoria in Francia il punto più alto
- Il ko con la Germania il campanello d'allarme
- Il tracollo in Norvegia e l'epilogo
- Il bilancio di Spalletti in azzurro
Il 18 agosto 2023 la nomina da ct
Era il 18 agosto 2023 quando Spalletti, fresco di divorzio sofferto dal Napoli campione d’Italia, veniva ufficializzato come selezionatore dell’Italia dopo la bizzarra querelle con Mancini, tra le incomprensioni con Gravina e le sirene arabe.
La prima conferenza da ct
Il 2 settembre 2023 Spalletti tiene la sua prima conferenza da ct, si mette a nudo con le emozioni ricordando i suoi sogni da bambino (“avevo 11 anni, nel 1970, ai Mondiali del Messico, le mamme cucivano in casa e andai a chiedere alla mia di fare una bandiera dell’Italia più grande possibile per festeggiare quel fantastico 4-3 contro la Germania. E poi ora questa bandiera la riporterò in campo quando vado in panchina e spero di far rinascere quel sogno, tutti insieme, di poter portare questa bandiera a tutti i bambini, quella favola che è successa a me”) e richiamando l’appartenenza ad una storia di leggende.
“Noi abbiamo dei campioni che ci hanno fatto vedere che cosa vuol dire l’appartenenza. Penso a gente come Buffon, Mazzola, Rivera, Riva, Baresi, Maldini, Baggio. Ce ne sono tantissimi. Marcello Lippi che ho sentito in questi giorni e che dà sempre dei consigli che possiamo portare con noi. Questi campioni saranno sempre con noi, anche quelli che non ci sono più”.
Tutto quell’entusiasmo e quella gioia non dureranno a lungo. Esordisce in panchina il 9 settembre, nella partita pareggiata 1-1 contro la Macedonia del Nord, valida per la qualificazioni al campionato d’Europa 2024.Il 12 settembre arriva, invece, la prima vittoria da allenatore degli Azzurri, a San Siro contro l’Ucraina (2-1). Il 20 novembre seguente, grazie al pareggio esterno nella gara di ritorno contro l’Ucraina (0-0), ottiene la qualificazione ad Euro2024.
Italia senza identità
La sua Italia però non assomiglia mai a nessuna delle squadre che aveva allenato prima, men che mai a quel Napoli dei record che aveva messo tutti in riga. Spalletti le prova tutte, sia nelle convocazioni (saranno 66 in neanche due anni), sia negli appelli all’unità. Prima degli Europei fa venire a Coverciano le leggende azzurre, da Rivera ad Antognoni, da Del Piero a Totti, per risvegliare l’orgoglio nei suoi ma neanche immagina cosa gli riserverà la kermesse europea.
Il flop in Germania
In Germania si qualifica per il rotto della cuffia con un gol al 96′ di Zaccagni contro la Croazia dopo tre partite deludenti. Manca un vero bomber, i migliori deludono, i cambi di modulo destabilizzano una squadra fragile e senz’anima: si confida negli scontri diretti ma gli ottavi contro la Svizzera si rivelano un incubo. Un’Italia bruttissima perde 2-0 senza quasi mai tirare in porta ed esce meritatamente.
Si parla di esonero o dimissioni ma Luciano non ci sta. E Gravina neanche. Si decide di ripartire assieme, Spalletti ammette di aver passato un’estate d’inferno, si prende le colpe di tutto, capisce di non essere stato bravo nella comunicazione con il gruppo. Promette di cambiare e qualcosa si vede nei gironi di Nations League.
La vittoria in Francia il punto più alto
Quando gli azzurri vanno a vincere 3-1 a Parigi contro la Francia il peggio sembra alle spalle e l’Italia di Spalletti fuori dal tunnel. Finalmente si vede il gioco spallettiano ma sarà un fuoco di paglia: nel ritorno, quando sarebbe bastato un pari per passare il turno, gli azzurri crollano, fallendo così anche l’opportunità di avere un buon sorteggio nella strada verso i Mondiali.
Il ko con la Germania il campanello d’allarme
Nei playoff, come seconda classificata, l’Italia affronta la Germania: un successo sui tedeschi garantirebbe un girone più morbido ed eviterebbe di dover affrontare la Norvegia ma finisce ancora male. Sconfitta in casa (1-2) e rocambolesco pari fuori (3-3 dallo 0-3), ci tocca il girone con Haaland.
Il tracollo in Norvegia e l’epilogo
Il resto è storia recente: il ko a Oslo, dopo 90′ indecorosi e la polemica con Acerbi, è l’ultimo atto. Stampa e tifosi dicono basta, non si può continuare così. Spalletti non vuole arrendersi, continua a sognare rinascite improbabili, si concentra sulla Moldova ma la realtà è che in tutto il suo ciclo non è mai riuscito a lasciare il segno. Ed arriva l’esonero. Non è stato aiutato, sicuro (infortuni, caso scommesse, una generazione senza fenomeni) ma non è neanche mai riuscito a calarsi nel ruolo di ct dopo essere stato allenatore di club straordinario. Cala così il sipario su una delle pagine più tristi di una nazionale che rischia per la terza volta di fila il fallimento dell’obiettivo Mondiali e sul sogno di un uomo appassionato, coraggioso, sincero e leale che per la legge del pendolo dopo i trionfi inarrivabili col Napoli ha vissuto la parentesi più brutta della carriera.
Il bilancio di Spalletti in azzurro
Il suo bilancio in 23 gare conta 11 vittorie, 6 pareggi e 6 sconfitte, con 39 punti su 69, differenza reti a +9, frutto delle 38 segnate e delle 29 subìte. Spalletti ha convocato finora 66 calciatori (gli ultimi chiamati Coppola, Ruggeri e Casadei), 46 dei quali sono stati schierati (2 portieri, 15 difensori e centrocampisti, 15 attaccanti). Gli esordienti sono stati 11: Udogie, Vicario, Cambiaso, Bellanova, Calafiori, Folorunsho, Brescianini, Pisilli, Maldini, Lucca, Rovella e Coppola.
Le 34 reti sono state realizzate da 19 calciatori: Frattesi (7 reti nel ciclo, 8 totali) è il bomber, seguito da Retegui (4). Solo in 5 gare su 20 l’Italia è rimasta a secco (Ucraina, Turchia, Spagna, Svizzera, Norvegia).