Italia ultima nel G7 e sotto la media Ocse per spesa pro capite in sanità: l’analisi Gimbe in vista della manovra
- Postato il 16 settembre 2025
- Economia
- Di Il Fatto Quotidiano
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L’Italia è ultima tra i paesi del G7 e sotto la media Ocse ed europea per spesa in sanità. I dati diffusi dalla Fondazione Gimbe fanno suonare un nuovo campanello d’allarme sull’investimento in salute del nostro Paese. Nel 2024 l’Italia si è collocata al 14° posto tra i 27 Paesi europei dell’area Ocse e in ultima posizione tra quelli del G7 per spesa sanitaria pro-capite. La spesa pubblica in sanità si è attestata lo scorso anno al 6,3% del Pil, percentuale inferiore sia alla media Ocse (7,1%), sia a quella europea (6,9%). E per la spesa a persona il gap con i Paesi europei è di 43 miliardi di euro. L’analisi esce a pochi giorni dalla pubblicazione dello studio della Cgil, secondo cui circa due terzi dei fondi del Pnrr stanziati per la sanità pubblica non sono stati spesi dal governo. E la stessa Gimbe aveva messo in luce ad inizio settembre che in Italia solo 13 regioni garantiscono ai loro cittadini gli standard essenziali di cura, con un netto divario territoriale (soltanto tre regioni su 13 al Sud).
“Il sottofinanziamento pubblico della sanità italiana – spiega il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta – è ormai una questione strutturale che, oltre a generare tensioni crescenti in Parlamento, sta mettendo in grandi difficoltà tutte le Regioni, sempre più in affanno nel garantire i livelli essenziali di assistenza mantenendo in ordine i bilanci. Ma oggi il conto più salato di queste scelte miopi lo pagano anzitutto i cittadini, costretti a confrontarsi ogni giorno con liste d’attesa fuori controllo, pronto soccorso al collasso, carenza di medici di famiglia, disuguaglianze territoriali e sociali sempre più marcate e la necessità sempre più frequente a pagare di tasca propria visite e prestazioni sanitarie fino a rinunciare del tutto. Nel 2024 sono state costrette a farlo ben 5,8 milioni di persone, quasi 1 su 10″.
Spesa sanitaria pubblica in percentuale del Pil
Nel 2024, la spesa sanitaria pubblica in Italia si attesta al 6,3% del Pil, un valore nettamente inferiore sia alla media Ocse (7,1%) che a quella europea (6,9%). Tra i paesi europei dell’area Ocse sono 13 quelli che destinano alla sanità una quota del Pil superiore a quella italiana, con un divario che va dai +4,3 punti percentuali della Germania (10,6% del Pil) a +0,1 punti percentuali del Portogallo (6,4% del Pil).
Spesa sanitaria pubblica pro-capite
Nel 2024 la spesa sanitaria pubblica pro-capite in Italia si attesta a 3.835 dollari, un valore nettamente inferiore sia alla media Ocse (4.625 dollari) con una differenza di 790 dollari, sia soprattutto alla media dei paesi europei (4.689 dollari) con una differenza di 854 dollari. Tra gli Stati membri dell’Unione Europea, sono 13 i Paesi che investono più dell’Italia: si va dai + 58 dollari della Spagna (3.893 dollari) ai +4.245 dollari della Germania (8.080 dollari).
“Di fatto in Europa – commenta il presidente – per spesa pubblica pro-capite l’Italia è prima tra i paesi poveri: precede solo alcuni paesi dell’Est e dell’Europa Meridionale, visto che Repubblica Ceca, Slovenia e Spagna investono più di noi”. Fino al 2011, la spesa sanitaria pro-capite in Italia era allineata alla media europea; poi, per effetto di tagli e definanziamenti operati da tutti i Governi, il divario si è progressivamente ampliato, raggiungendo i 430 dollari nel 2019. Il gap si è ulteriormente allargato durante la pandemia, quando gli altri paesi hanno investito molto più dell’Italia; il trend si è confermato nel 2023, con una spesa stabile in Italia, e nel 2024, quando l’incremento è stato inferiore alla media degli altri Paesi europei.
“L’entità di questo progressivo definanziamento – prosegue Cartabellotta – è imponente: al cambio corrente dollaro/euro il gap pro-capite nel 2024 ha raggiunto 729 euro. Applicato all’intera popolazione residente, corrisponde un divario complessivo di 43 miliardi di euro. Una erosione progressiva di risorse pubbliche al Servizio Sanitario Nazionale che, soprattutto dopo la pandemia, è sempre più in affanno”.
Spesa sanitaria pubblica pro-capite: confronto con i paesi del G7
“Il trend della spesa sanitaria pubblica pro-capite dal 2008 al 2024 racconta una storia di progressivo arretramento: l’Italia è sempre rimasta all’ultimo posto tra i paesi del G7”, commenta Cartabellotta. “Se tuttavia nel 2008 il distacco era contenuto, oggi è diventato abissale”. Particolarmente significativo è il caso del Regno Unito, che condivide con l’Italia un modello sanitario universalistico: se fino al 2019 ha registrato una crescita modesta, a partire dalla pandemia ha progressivamente aumentato in modo consistente la spesa pubblica, superando in soli cinque anni Canada e Giappone e posizionandosi poco al di sotto della Francia.
“Questo dimostra – continua Cartabellotta – che il dibattito sul definanziamento della sanità non può ridursi ogni anno, al solito teatrino prima della Manovra: una partita al ribasso per capire se il Ministro della Salute riuscirà a strappare qualche miliardo in più al Mef. Serve invece un patto tra tutte le forze politiche, che prescinda dagli avvicendamenti di Governo e sancisca un impegno non negoziabile per rifinanziare progressivamente la sanità pubblica. Un impegno strategico da accompagnare a riforme strutturali del Ssn da sostenere con continuità e convinzione politica”.
“Con l’avvio dei lavori sulla Legge di Bilancio 2026 – conclude Cartabellotta – è proprio dall’impietoso confronto con gli altri Paesi europei e del G7 che bisogna ripartire. Da quel divario imponente frutto di una visione arrendevole che ha dimenticato un principio fondamentale: la salute delle persone non è solo un diritto fondamentale, ma anche una leva di sviluppo economico e della tenuta sociale del Paese. Ecco perché la Fondazione Gimbe si appella al Governo e al Parlamento affinché prendano atto dell’enorme e crescente divario strutturale rispetto agli altri Paesi avanzati, senza trasformare il tema in scontro politico. È urgente pianificare un progressivo rilancio del finanziamento pubblico della sanità: non per risalire le classifiche internazionali, ma per restituire forza e dignità al Ssn e garantire a tutte le persone, ovunque vivano e a prescindere dal loro reddito, l’inalienabile diritto alla tutela della salute sancito dalla Costituzione. Perché se non investiamo sulla salute, pagheremo tutto con gli interessi: in disuguaglianze, malattia, impoverimento e perdita di futuro”.
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