Italiana Coke, Ugl Savona: “Preservare l’attività industriale e garanzie sui posti di lavoro”
- Postato il 2 settembre 2025
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- Di Il Vostro Giornale
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Cairo M. “Prendiamo atto che l’Italiana Coke di Bragno sta vivendo una grave situazione di sofferenza finanziaria. Già nel 2015 l’azienda ha usufruito dell’apertura di concordato preventivo, uno strumento che la Legge mette a disposizione dell’imprenditore, in crisi od in stato di insolvenza, per evitare la dichiarazione di fallimento attraverso un accordo atto a portare soddisfazione anche parziale nei confronti dei creditori.
Così la segreteria provinciale UGL di Savona, che vuole soffermarsi sugli strumenti che consentono di proseguire l’attività industriale e sulle garanzie per circa quattrocento posti di lavoro e sull’indotto.
“Il coke è un combustibile che viene prodotto attraverso un processo di riscaldamento del carbon fossile al alte temperature di circa 1000°C. Le voci di corridoio legate ai parchi pieni di carbone, la riduzione della produzione e la conseguente crisi dell’indotto è legata ad una strategia economica che penalizza fortemente il settore. Siamo consapevoli che l’Italia importa il carbon fossile prevalentemente dagli Stati Uniti d’America ed ancor prima dei oramai famigerati dazi imposti ai paesi membri dell’Unione Europea”.
“Parallelamente, negli ultimi anni vi è stato un boom di esportazioni a basso costo da parte di paesi dell’estremo oriente come Cina, Pakistan ed India. La Cina risulta il maggior esportatore: infatti nel periodo gennaio-maggio 2025 è stato immesso nel mercato globale circa 3 milioni di tonnellate ad un prezzo molto più basso rispetto a quello Statunitense. Non è difficile immaginare le motivazioni legate alla grande quantità di materiale in attesa di essere consegnato e la conseguente riduzione drastica di produzione” aggiunge UGL Savona.
“Un altro aspetto da non sottovalutare, è legato anche dal problema ambientale. I timori che la crisi possa influire anche sulla manutenzione degli impianti, preoccupa tutta la comunità Valbormidese che ha già pagato a caro prezzo in termini di inquinamento.
Per quanto riguarda le funivie, ci preme sottolineare che l’impianto di Savona trasportava intorno alle 3mila tonnellate di carbone al giorno, ma dobbiamo essere consapevoli che questo sistema di trasporto ha operato per oltre un secolo ed ora abbiamo appurato che i lavori di ripristino e di manutenzione hanno dei costi esorbitanti”.
“Nel cercare di dare una risposta concreta al problema, non riusciamo a comprendere la mancata valorizzazione delle virtù del porto di Savona. Il fondale ha un pescaggio di oltre 18 metri che risulta essere uno dei più virtuosi di tutta Italia che garantisce la possibilità di accogliere navi anche di grandi dimensioni che possono superare le 60/70 mila tonnellate. Il Porto di Savona potrebbe essere leader per la movimentazione di rinfuse, materie sciolte e materie prime per il settore siderurgico e dei cereali. Diventa indispensabile espletare al più presto il progetto della stazione Savona Parco Doria, e creare uno snodo ferroviario attivo anche per il trasporto del carbone dove le correnti di traffico siano gestite attraverso servizi di smistamento e deposito ed una creazione di un hub logistico per lo scambio di merci tra le diverse modalità di trasporto” conclude il sindacato.