Italiani nel mondo: perché oggi il Made in Italy conta più che mai

  • Postato il 14 luglio 2025
  • Di Panorama
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In un periodo delicato per il Made in Italy, segnato dall’impatto dei dazi del 30% imposti dagli Stati Uniti, molte aziende italiane si trovano a fronteggiare sfide significative. Tuttavia, i milioni di italiani sparsi nel mondo possono rivelarsi fondamentali per rilanciare le nostre eccellenze e accedere a nuovi mercati emergenti. I prodotti italiani sono stimati a livello globale, e questo non è il momento di lasciarsi scoraggiare. Al contrario, è essenziale cercare soluzioni attraverso le reti di contatti che i nostri connazionali all’estero possono offrirci.

Ne parlo con Guido Vacca, presidente di AIM (Associazione per l’Italia nel Mondo), coordinatore nazionale Uil FPL Camere di Commercio, Cavaliere e Ufficiale al merito della Repubblica Italiana, vincitore del Premio alla Cultura 2024 “Edizioni il Faro” per la diffusione della cultura italiana nel mondo. È stato inoltre Coordinatore Generale del Dipartimento Camere di Commercio, Autonomie Locali e Polizia Locale.

Possono essere gli italiani nel mondo considerati i veri ambasciatori del Made in Italy?


Tra gli italiani iscritti all’AIRE e i loro discendenti si arriva a oltre 90 milioni di persone. Un’Italia e mezza fuori dai confini nazionali. Quando sento parlare di italiani nel mondo, vedo un universo che si apre davanti ai miei occhi: un mondo di persone che negli anni hanno lasciato, con lacrime e la morte nel cuore, le loro case, i loro affetti, i loro amici. L’emigrazione è stata spesso una grande occasione per migliorare le condizioni di vita, ma tutti erano consapevoli che il prezzo da pagare sarebbe stato altissimo: adattarsi a un nuovo Paese, una nuova lingua, nuovi usi e costumi. Eppure, ovunque siano andati, hanno portato con sé le tradizioni italiane, i sapori della loro terra, la lingua, la cultura. Nessuno deve dimenticare che questa è una risorsa economica e culturale inestimabile per il nostro Paese. Ognuno di loro è un ambasciatore del nostro patrimonio: dalla cucina al design, dalla moda alla lingua. Dico con orgoglio che è anche, e soprattutto, grazie a loro se oggi nel mondo c’è tanta voglia di Italia e di tutto ciò che è Made in Italy. Le nostre imprese hanno registrato performance importanti sui mercati internazionali, e l’export ci ha dato grandi soddisfazioni. L’internazionalizzazione, a mio avviso, resta una prospettiva di sviluppo cruciale per il nostro Paese. È su questa strada che, come AIM, vogliamo proseguire il nostro cammino, rinsaldando e accrescendo i legami fra l’Italia e le comunità italiane all’estero, diffondendo la lingua e la cultura italiana e aiutando i nostri imprenditori a far scoprire al mondo i tesori del Made in Italy. In questo momento sono molto preoccupato per i dazi USA al 30% che entreranno in vigore dal 1° agosto: un durissimo colpo per il nostro export che rischia di innescare una guerra commerciale, con pesanti ricadute su eccellenze agroalimentari, vino, farmaceutica e su tutto ciò che esportiamo negli Stati Uniti.

Qual è l’andamento dell’emigrazione italiana negli ultimi tempi?


Negli ultimi tre anni, più di mezzo milione di italiani è emigrato all’estero. È un dato allarmante, che dovrebbe far riflettere profondamente la politica italiana. Nessuno dice apertamente che la nostra emigrazione è tornata ai livelli degli anni Cinquanta. E non si tratta solo di giovani o laureati: anche molti pensionati scelgono di andare all’estero. Secondo uno studio della Fondazione Nord Ovest, negli ultimi dodici anni 550.000 giovani hanno lasciato l’Italia. Alla bassa natalità si somma una vera e propria emorragia di competenze: la cosiddetta fuga dei cervelli ha come mete principali l’Inghilterra, la Germania, il Nord Europa, gli Stati Uniti, il Canada e l’Australia. La triste realtà è che ogni laureato che parte rappresenta un investimento che se ne va.

Mentre affrontiamo sfide senza precedenti, gli italiani nel mondo possono trasformarsi in un’arma vincente. Con ogni connazionale che porta nel cuore le nostre tradizioni, possiamo non solo superare le difficoltà, ma anche scrivere una nuova storia di successo. È il momento di unirci, riscoprire il nostro potenziale e riportare il Made in Italy al centro della scena globale.

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Panorama

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