Italiano rinchiuso ad Alligator Alcatraz, il centro USA per migranti: “Siamo in gabbia come in un pollaio, fateci uscire”

  • Postato il 21 luglio 2025
  • Cronaca
  • Di Blitz
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“Siamo in gabbia come in un pollaio. Fateci uscire da questo incubo”. È questo l’accorato appello lanciato attraverso le telecamere del Tg2 da Gaetano Mirabella Costa, uno dei due cittadini italiani attualmente detenuti nel famigerato centro per migranti Alligator Alcatraz, in Florida. Originario di Taormina e residente negli Stati Uniti da un decennio, l’uomo, 45 anni, descrive una situazione al limite della sopportazione umana: “Siamo in 32 per ogni gabbia, con solo tre bagni all’aperto e senza alcuna privacy. Tutti vedono tutto”.

Secondo il suo racconto, non ha avuto accesso né a un giudice né a un avvocato, e ignora perfino quale sia il capo d’imputazione a suo carico. La madre, intervistata sempre dal Tg2, ha aggiunto dettagli ancora più inquietanti: “Lo hanno trascinato via con catene alle mani e ai piedi, come un cane”. Le immagini e le testimonianze stanno sollevando una crescente ondata di indignazione, mentre i familiari chiedono risposte e interventi rapidi da parte delle autorità italiane.

Alligator Alcatraz, la prigione tra gli alligatori

Alligator Alcatraz è una struttura penitenziaria nuova e controversa, costruita in tempi record nelle Everglades della Florida, una zona paludosa e infestata da alligatori. La prigione, che prende il nome dalla storica Alcatraz e dal simbolo locale dell’alligatore, è stata voluta dal ministro della Giustizia James William Uthmeier come deterrente per l’immigrazione irregolare. Sorge su un ex aeroporto militare riconvertito in appena otto giorni e può contenere fino a 3.000 persone.

La struttura è completamente a cielo aperto, delimitata da filo spinato, container metallici e tende improvvisate. Le condizioni ambientali, rese estreme dal caldo e dall’umidità, rendono la permanenza al suo interno particolarmente dura. Tutto è pensato per scoraggiare la fuga, con i pericoli naturali a fare da barriera. Tuttavia, diverse organizzazioni per i diritti umani hanno già definito il carcere come “disumano” e “inaccettabile”, soprattutto per coloro che vi si trovano a causa di irregolarità burocratiche piuttosto che gravi reati.

una veduta di alligator alcatraz
Italiano rinchiuso ad Alligator Alcatraz, il centro USA per migranti: “Siamo in gabbia come in un pollaio, fateci uscire” (foto ANSA) – Blitz quotidiano

Chi sono i due italiani detenuti e cosa sta facendo la Farnesina

Oltre a Gaetano Mirabella Costa, a essere rinchiuso ad Alligator Alcatraz è anche Fernando Eduardo Artese, 63 anni, italo-argentino residente negli Stati Uniti da dieci anni con moglie e figlia. Fermato il 25 giugno per non essersi presentato a un’udienza legata a una guida senza patente, Artese si trova oggi detenuto a causa di un contenzioso amministrativo. Non ha precedenti penali e il suo caso evidenzia le falle del sistema di gestione dei migranti negli USA.

Per entrambi è stato avviato il procedimento di rimpatrio, ma al momento non esiste una data certa per il loro ritorno in Italia. La Farnesina, tramite l’Ambasciata d’Italia a Washington e il Consolato Generale a Miami, ha dichiarato di seguire la vicenda con la massima attenzione. Le autorità italiane sono in contatto con i familiari dei due uomini e con l’ICE (Immigration and Customs Enforcement), cercando di ottenere informazioni sul loro stato di salute e sulle tempistiche del rilascio.

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Blitz

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