Italvolley, Romanò svela il segreto sulla vittoria dei Mondiali. E ora è pronto a fare il... pendolare in Russia

  • Postato il 3 ottobre 2025
  • Di Virgilio.it
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Per qualcuno è stato il vero MVP del torneo, per altri semplicemente quello della finale. Alla fine Yuri Romanò s’è portato a casa il premio di miglior opposto del torneo, e pensando ai nomi con i quali s’è dovuto confrontare in corso d’opera, beh, non è affatto qualcosa da disprezzare. Di più: a 28 anni compiuti da un paio di mesi s’è laureato per la seconda volta campione del mondo, dimostrando che lui in quel posto 2 ci sta da Dio. Basta solo che la forma lo assista, come non era sempre accaduto nel precedente biennio, com’è successo (per fortuna dell’Italia intera) nel corso delle due settimane trascorse nelle Filippine.

Un futuro da pendolare: che avventura al Fakel!

Il volto di Romanò è finalmente sorridente, anche se la valigia è sempre pronta. Perché tra poco lo attende un volo con destinazione Mosca, dove è di stanza il quartier generale del Fakel Novy Urengoy, formazione russa che l’ha convinto ad accettare rubli sonanti dopo che in Italia più d’uno aveva dimostrato di non saperlo valorizzare a dovere (Piacenza in primis, ma non è l’unica).

Non una novità: in Superlega Yuri c’è arrivato soltanto nell’autunno del 2021, quando aveva già conquistato (da protagonista) l’Europeo con la prima nazionale targata De Giorgi, che per primo l’ha spedito in campo senza indugiare oltre, benché non avesse esperienza a livello di campionati maggiori. Così la destinazione russa è sembrata alla fine tanto “naturale” quanto ragionata. E poco importa se il Fakel giocherà le partite casalinghe nel cuore della Siberia, a 4 ore di aereo da Mosca, facendo fare a Yuri e compagni i “pendolari” da una parte all’altra dei cieli della sconfinata Russia.

Romanò di certe questioni non se ne cura troppo: partirà con tutta la famiglia al seguito, deciso a vivere un’avventura diversa in un campionato differente. Tanto poi la prossima estate ci sono gli Europei, e il filo diretto con De Giorgi è destinato a restare tale anche nei prossimi mesi.

Ricordi mondiali: “Quando sei decisivo con la battuta è bellissimo”

Quanto fatto al mondiale, però, è roba già consegnata agli annali di storia. Romanò è stato determinante soprattutto nelle ultime due partite, quelle contro Polonia e Bulgaria, dove a suo di ace e attacchi vincenti ha fatto vedere un livello di pallavolo altissimo, forse il migliore messo in campo in tutta la sua carriera.

La partita persa contro il Belgio nella fase a gironi ci ha fatto svoltare, è servita da clic per convincerci che c’era da cambiare spartito. Sino a quel momento non giocavamo in modo fluido, poi ci siamo svegliati ed è stato tutto veramente bello. Con l’Ucraina abbiamo riacceso i motori, poi dalla sfida con l’Argentina siamo stati veramente eccezionali in ogni fondamentale. Abbiamo messo una mentalità “cattiva” e nessuno è riuscito a resisterci”.

Soprattutto Romanò al servizio ha fatto danni evidenti nelle ricezioni avversarie: “Quando le partite si decidono punto a punto e hai modo di fare la differenza con la battuta è davvero una sensazione bellissima. Io nelle ultime partite pensavo solo a tirare più forte che potevo: non mi interessava dove andasse la palla, volevo solo tirare forte e fare punto. Spesso e volentieri ci sono riuscito, ma è frutto di tanto allenamento, perché nel volley attuale senza la battuta non hai speranze di essere competitivo”.

L’arrabbiatura per l’Inter e la finestra sul futuro

Tra una battuta e l’altra, Yuri ha raccontato anche di quando è rimasto sveglio fino alle due del mattino locali per vedere Juventus-Inter (lui, tifosissimo nerazzurro) alla vigilia del match inaugurale con l’Algeria. “Ormai si può dire perché è andata bene, ma si, quella sera a mezzanotte non riuscivo a prendere sonno e mi son messo a guardare la partita. Tra l’altro, visto com’è finita (4-3 con rimonta juventina nel recupero), andai a letto ancora più arrabbiato e feci molta fatica ad addormentarmi… ma ripeto, il giorno dopo le cose sono andate bene, quindi ormai è andata in prescrizione”.

Dopotutto si può perdonare qualunque cosa a una nazionale che ha dimostrato di saper essere dura quando il gioco s’è fatto duro. E Romanò, sebbene non avesse bisogno di prendersi alcuna rivincita, comunque s’è tolto qualcosa dalla scarpa. E quel premio di MVP del torneo l’avrebbe probabilmente meritato più di Michieletto. Ma non c’è problema: le medaglie che contano sono quelle d’oro messe al collo, e quelle che potrebbero finirci nei prossimi tre anni. Soprattutto tra tre anni. A buon intenditor…

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Virgilio.it

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