“Japanese first”, in vista del voto per la Camera Alta i partiti di ultradestra fanno leva sul razzismo
- Postato il 11 luglio 2025
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- Di Il Fatto Quotidiano
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“Umi no Hi” è la festività nazionale giapponese dedicata al Mare, che si celebra ogni terzo lunedì del mese di luglio. Grande occasione per i cittadini di concedersi tre giorni consecutivi liberi dal lavoro e dalla scuola, ma non sarà del tutto così quest’anno. Domenica 20 luglio infatti, elettori ed elettrici sono chiamati a votare per l’assegnazione dei seggi alla Camera Alta (Camera dei Consiglieri) scegliendo tra 10 partiti, mentre il dibattito politico di questa settimana cresce d’intensità e temperatura: record di 35 gradi nelle maggiori città nipponiche, nei primi giorni del settimo mese. Aumenta di pari passo la preoccupazione per la coalizione di governo del primo ministro Ishiba Shigeru, capo del Partito Liberal Democratico (Jiminto) e dell’alleato Komeito (Soka Gakkai), in vista di una sonora e ulteriore perdita di seggi.
Dei 125 che verranno assegnati, la coalizione spera di ottenerne almeno la metà, ma se ciò non avvenisse, Ishiba avrebbe due possibilità: indire elezioni generali o dimettersi. Alle prese con le minacce sempre più concrete del presidente Donald Trump, che ha definito il Giappone “un paese viziato” e che non sembra disponibile a un accordo al ribasso di quanto già proposto per le tariffe da imporre al paese – il 25% a partire dal primo agosto -, la politica nipponica è anche sfidata dalla crescita dei partiti ultra conservatori e di estrema destra, con la loro propaganda elettorale riferita agli stranieri e straniere residenti in Giappone. Il più agguerrito sul tema è il partito tradizionalista e a favore del cambiamento della Costituzione Giapponese in chiave nazionalista, Sanseito, nato nel 2020 e in crescita di consensi. Il partito in questione ha presentato ben 24 articoli nella sezione dedicata alla difesa nazionale, alla diplomazia a sfavore degli stranieri.
Non è il solo, comunque, a insistere sulla retorica anti immigranti al punto che otto ong hanno presentato ieri una dichiarazione critica rispetto ai recenti slogan di tendenza quali: “Japanese First” e “Revisione del trattamento preferenziale per gli stranieri/e”. C’è di fatto una crescita di non giapponesi residenti nel paese – tra l’altro necessaria a colmare la carenza di lavoratori nelle varie tipologie di industrie e aziende – con i partiti che oscillano tra il volere una coesistenza pacifica, fino alla chiusura totale, riassunta in “zero stranieri senza documenti in regola”.
Quali sono i problemi maggiori che si imputano a chi giapponese non è? Incidenti stradali per cui si chiedono test più severi prima di rilasciare la patente ai non giapponesi, vari crimini, investimenti immobiliari che fanno alzare il prezzo delle case, mancanza di conoscenza della lingua e della cultura nipponica, tra i principali. Mercoledì, otto leader di altrettanti partiti hanno discusso dell’argomento in un incontro svoltosi al National Press Club, durante il quale il primo ministro Ishiba Shigeru ha promesso che implementerà un sistema tale da verificare al meglio la formazione delle persone prima che arrivino in Giappone, mentre i leader del Partito Democratico del Popolo (DPP) e del Nippon Ishin no Kai, che non sono contrari alla presenza di più stranieri nel Paese, sostengono la creazione di centri in grado di aiutare i nuovi arrivati anche con lezioni di lingua e cultura giapponese.
Tutto questo gran dibattere sul problema non trova in realtà vero interesse da parte dei cittadini, che secondo un sondaggio condotto dalla televisione JNN lo scorso fine settimana, pongono questo argomento politico al quinto posto per importanza, con solo il 6% delle persone intervistate che lo vedono come essenziale da affrontare, mentre ben il 30% indica l’aumento dei prezzi di consumo come priorità da gestire.
La popolazione sta affrontando il problema del costo della vita, mentre aspetta paziente l’aumento degli stipendi e forse delle pensioni; problema che coinvolge soprattutto le generazioni più avanti negli anni. L’Ufficio Statistiche del Giappone, rivela che gli e le over 65 sono oggi più di 9 milioni e che una persona su quattro continua a lavorare anche dopo aver raggiunto la pensione. Per esempio si rende disponibile per il servizio chiamato “Ok Obachan” (Ok, nonna) che permette di “affittare una nonna” al costo di 3.300 yen all’ora (circa 20 euro) più le spese di trasporto. Al momento, si legge su SoraNews24, il sito web dedicato sta ricevendo molte richieste per le sue 100 signore disponibili che hanno dai 65 ai 93 anni. Vengono chiamate per varie finalità, tra cui: insegnare a cucinare, mediare dispute famigliari, scrivere in bella calligrafia, badare ai/alle bambine, ma anche offrire sostegno emotivo a persone gay che vogliono comunicarlo ai genitori. Infine pare siano abili ad aiutare chi vuole interrompere una relazione, e perfino chi intende comunicare ai superiori di volersi dimettere dal lavoro.
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