Javier Milei trionfa alle legislative: l’Argentina vira ancora a destra

  • Postato il 27 ottobre 2025
  • Di Panorama
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Era atteso come un referendum sul suo governo, ma si è trasformato in un plebiscito. Le elezioni legislative di metà mandato in Argentina segnano una netta vittoria per il partito La Libertad Avanza (LLA) del presidente Javier Milei, che consolida la propria posizione in Parlamento e ottiene un mandato rafforzato per proseguire la politica di tagli radicali allo Stato sociale. L’affluenza si è fermata al 67,85%, il livello più basso dal ritorno della democrazia nel 1983.

Nonostante i sondaggi preannunciassero un testa a testa, LLA ha conquistato il 40,84% dei voti a livello nazionale, superando la coalizione di sinistra Fuerza Patria (FP), ferma al 24,50%. Il successo si estende anche alla provincia di Buenos Aires, tradizionale roccaforte del peronismo. Il partito di Milei guadagna 64 seggi, rafforzando la propria influenza pur restando minoranza in Parlamento. Un risultato che consente al presidente di negoziare alleanze, in particolare con il partito PRO dell’ex capo di Stato Mauricio Macri. Dagli Stati Uniti arrivano immediatamente le congratulazioni di Donald Trump, che sul social Truth scrive: «Congratulazioni al presidente Javier Milei per la sua schiacciante vittoria in Argentina. Sta facendo un lavoro straordinario!». Parole di sostegno anche da parte del premier israeliano Benjamin Netanyahu.

Negli ultimi mesi, il Parlamento a maggioranza peronista aveva ostacolato le riforme ultraliberiste di Milei, approvando provvedimenti a favore di università, sanità e pensioni, in aperta sfida ai veti presidenziali. Con la nuova composizione, il Congresso diventa più controllabile per il capo dello Stato, che esulta: «Il governo ha superato la svolta. Ora costruiremo una grande Argentina».Dal quartier generale di LLA a Buenos Aires, il presidente parla di «giornata storica» e promette che «il Patto di Maggio diventerà legge». Aggiunge: «Due argentini su tre non vogliono tornare al passato. Siamo 14 punti avanti al kirchnerismo. Mai più populismo». E annuncia che dal 10 dicembre entrerà in carica «il Congresso più riformista della storia», con 110 deputati e 20 senatori pronti a sostenere l’agenda del governo.

Il trionfo di Milei arriva nonostante la sua popolarità fosse in calo, in parte compromessa da scandali e da politiche economiche definite “lacrime e sangue”. Il caso più eclatante è quello della cripto-moneta “Libra”, promossa dallo stesso presidente e crollata in borsa, provocando perdite per centinaia di investitori. Nello scandalo è finita anche la sorella Karina Milei, accusata di aver percepito tangenti per una commessa di medicinali. Altro episodio controverso è l’inchiesta che ha coinvolto il candidato Luis Espert, ritiratosi per presunti finanziamenti da un narcotrafficante sotto processo negli Stati Uniti. Nonostante tutto, Milei rivendica risultati macroeconomici significativi: l’inflazione è scesa dal 290% al 30%, e a giugno 2025 l’indice mensile ha toccato l’1,6%, minimo in cinque anni. Il governo ha raggiunto il pareggio di bilancio nel 2024, partendo da un deficit superiore al 5% del PIL, grazie a una drastica riduzione della spesa pubblica: meno 28% in termini reali e tagli fino al 30% nei servizi statali. Nove ministeri sono stati declassati a semplici segretariati.

Gli analisti prevedono ora una possibile svalutazione del peso argentino, mantenuto artificialmente forte per frenare l’inflazione. Tale mossa, pur rischiosa, potrebbe rilanciare l’export e riequilibrare l’economia. Ma il prezzo sociale resta alto: la stretta su sanità, pensioni e disabilità ha generato proteste di massa e scioperi diffusi. La vittoria di Milei rafforza inoltre il suo asse politico con gli Stati Uniti di Donald Trump, che hanno sostenuto Buenos Aires con un pacchetto da 40 miliardi di dollari. Un sostegno che, se da un lato consolida la legittimità internazionale del governo argentino, dall’altro alimenta le accuse di dipendenza da Washington. Ora il futuro politico di Javier Milei dipende dalla sua capacità di mantenere la disciplina fiscale senza far implodere il consenso sociale in un Paese molto provato dalle politiche di austerità . Come ha dichiarato lui stesso: «L’Argentina era un campo minato. Siamo riusciti a emergere, ma dobbiamo consolidare il percorso riformista nei prossimi due anni».

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Panorama

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