Johnson Righeira: «Vamos a la playa non è solo un ritornello»
- Postato il 8 agosto 2025
- Di Panorama
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Non è mai stato uno stacanovista e detesta la fretta Johnson Righeira: «Che il mio sogno non fosse ammazzarsi di lavoro l’ho sempre detto. E infatti, con l’eccezione di brevissimi periodi, la mia attività non è mai stata frenetica. Adesso abito in campagna nel Canavese e ho raggiunto l’obiettivo di vivere pienamente la lentezza e di seguire i ritmi della natura. Produco un paio di vini: uno bianco Kutu, e uno rosso La Filiberta, un termine molto sabaudo, ma che nello slang della mala torinese del primo Novecento indicava il sesso femminile» racconta pochi giorni dopo la pubblicazione di un nuovo brano che è anche un manifesto del suo stile di vita: Chi troppo lavora non fa l’amore, quasi una risposta, 54 anni dopo, a Chi non lavora non fa l’amore di Adriano Celentano, con quella strofa controversa ( «Arrabbiata lei mi grida che ho scioperato due giorni su tre. Coi soldi che le do non ce la fa più e ha deciso che lei fa lo sciopero contro di me») che indignò i leader sindacali dell’epoca. «In tempi di lotte operaie quel pezzo venne considerato un inno al crumiraggio. Io non invito a scioperare, ma a far sì che il lavoro non prenda il sopravvento sulla vita privata e sul tempo libero».
Uno degli aspetti più affascinanti e misteriosi della musica pop è la traiettoria spazio temporale delle canzoni: molte, soprattutto le più leggere, appaiono e svaniscono senza lasciar traccia, altre, ugualmente leggere e spensierate, attraversano le decadi, entrano definitivamente nell’immaginario di chi le ascolta e trasformano radicalmente la vita e il tenore di vita di chi le ha cantate. Come Vamos a la playa, No Tengo Dinero, L’estate sta finendo. Tutte anni Ottanta, tutte firmate Righeira.
«Il successo senza tempo di questi brani mi ha aiutato tantissimo dal punto di vista economico» spiega Johnson. «Ho vissuto gli anni Ottanta e quelli immediatamente successivi nei panni della cicala. Non sono mai stato formichina. Scialacquavo tutto quel che guadagnavo in tempo reale e senza nemmeno investire in ville e gioielli. Non ci vuole molto in fondo, basta alzare senza controllo il livello delle spese: solo taxi, solo ristoranti, solo aerei e alberghi di lusso. Le giovani star di oggi comprano auto da duecentomila euro, io invece ho speso tutto senza mai fare sfoggio di niente. Ai tempi, tra l’altro, non potevo immaginare che quelle canzoni mi avrebbero sostenuto fino ad oggi, anche perché spesso la critica le stroncava senza appello. E io mi incazzavo tremendamente quando leggevo le recensioni negative» racconta. «Vamos a la playa è stata travolta, fagocitata dal suo stesso incredibile successo. Al di là del ritornello non è mai stato preso in considerazione nient’altro: in realtà era un pezzo figlio dei tempi, nato nel clima della guerra fredda e dell’incubo nucleare. Lo scenario di fondo era quello di una spiaggia post atomica» spiega.
«Adesso che sono passati decenni si può dire che i Righeira sono stati un caso unico, un frullatore spudorato di situazionismo, futurismo e suoni post punk, con un’estetica che andava dalle cravatte di Memphis (in seta, caratterizzate da motivi geometrici e colori audaci, ideate negli anni Ottanta dal gruppo di design Memphis Milano) ai colori fluorescenti» sottolinea prima di immergersi nei ricordi «Ero un situazionista già al liceo. Per le prime elezioni studentesche ideai provocatoriamente la Lista Banana e il giorno prima del voto distribuii ventisette chili di banane all’ingresso della scuola. Ottenni pure un seggio e finii sui giornali».
Vivere sull’onda degli evergreen o di un infinito revival è piacevole ma in Johnson Righeira c’è ancora la tentazione di un altro passaggio nella Top Ten, di un altro “classico” da consegnare ai posteri. «Se non fosse così non continuerei a fare musica. Non ho mai preso sul serio quelli che dicono con aria di superiorità “faccio musica per me e non mi interessa più di tanto vendere”. Ma andassero a c….. . Non ci crede nessuno. Io, per dirla tutta, non voglio tornare nei primi dieci posti della classifica ma al numero uno!». Da solo o con il complice degli anni d’oro, Michael Righeira? In fondo, nelle scorse settimane sono tornati a suonare insieme Liam e Noel Gallagher degli Oasis, noti come i fratelli coltelli del pop: «Le cose avvengono quando si creano le condizioni giuste. Ad oggi queste condizioni non ci sono. Tra noi non c’è scontro, solo che una volta eravamo un’entità unica, adesso non c’è nessuna progettualità comune».