Justin Bieber prende le distanze da se stesso nelle canzoni di Swag
- Postato il 11 luglio 2025
- Di Panorama
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Meno teen idol e più padre e marito: si potrebbe riassumere così l’album del ritorno a sorpresa di Justin Bieber. Swag, annunciato poche ore prima della sua pubblicazione, a un primo ascolto non sembra l’album del definitivo cambiamento, e di una definitiva trasformazione artistica, ma qualcosa che si muove c’è.
A cominciare dall’immagine della cover in cui la popstar tiene tra le braccia il figlio di un anno, Jack Blues, a cui è dedicata Dadz Love. Go Baby è invece la canzone tributo alla moglie Hailey.
Swag è un disco per certi versi più intimo e riflessivo dei precedenti, anche se in alcuni pezzi rispunta la sexy side della popstar. Dal punto di vista musicale si tratta di un progetto sostanzialmente rétro, basato essenzialmente sulle atmosfere synth pop degli anni Novanta con qualche incursione nell’R&B.
E che la principale influenza di Justin Bieber per questo lavoro sia stato Michael Jackson appare chiaro con la prima canzone, All I can take, che per inciso è anche la migliore del disco. Chiude il cerchio dell’album, Forgiveness interpretato dal pastore e vocalist gospel Marvin Winans. Totalmente diversa l’atmosfera di Sweet Spot, un mid tempo con la partecipazione di Sexxy Redd.
Nel suo settimo album Bieber cerca di prendere definitivamente le distanze dall’altro se stesso, da quel se stesso demolito dal burnout da troppo successo, dagli eccessi, dagli scatti di collera verso tutto e tutto e in particolare nei confronti di media e paparazzi che per anni lo hanno seguito incessantemente.
In definitiva, un disco che segna il passaggio ad una vita più “normale” come appare evidente in uno dei pezzi meglio riusciti, Devotion (con Dijon): 4 minuti di pace e atmosfere soffuse. L’altro pezzo che caratterizza Swag è senza dubbio Daisies, sorretto da una grande linea melodica e da un’atmosfera da piccolo club, a metà strada tra le sonorità unplugged e le atmosfere low-fi del pop più alternativo.