Juve Stabia e camorra, il capo ultras daspato al poliziotto che lo ha fermato allo stadio: “Io qui faccio cose che tu non riesci a fare”
- Postato il 21 ottobre 2025
- Calcio
- Di Il Fatto Quotidiano
- 1 Visualizzazioni
“Io faccio cose qui allo stadio che tu non riesci a fare”. Ai poliziotti che il 9 febbraio lo identificano nei pressi dei tornelli del Romeo Menti riservati alla tifoseria stabiese, mentre sta per entrare in campo la Juve Stabia, Giovanni Imparato risponde così. È un pluripregiudicato, esponente di spicco dei Paglialoni, costola del clan D’Alessandro, ed è colpito da un Daspo triennale. Avrebbe l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria durante le partite. Invece è lì, affianco a Emanuele Tremante, capo tifoso, genero del boss Sergio Mosca. “È l’evidenza del potere di controllo del clan” intorno alla Juve Stabia, scrive il giudice di Napoli Teresa Areniello in uno dei passaggi cardine dell’ordinanza con cui ha disposto il controllo giudiziario per condizionamenti camorristici della squadra che milita nel campionato di serie B.
L’ordinanza valorizza le dichiarazioni del pentito Pasquale Rapicano che indica in quei due e in Vincenzo Ingenito (cognato di Luigi d’Alessandro) e in Giovanni D’Alessandro, tutti “esponenti apicali dell’organizzazione criminale”, i capi degli ultras delle Vespe. E ricostruisce, con precisione, il reticolato di parentele tra i titolari e gestori dei servizi di biglietteria, di ambulanze, di pulizia, di buvette, di security, di trasporto della squadra, e i vertici dei D’Alessandro. Un tessuto che avvolge anche i dipendenti, quando le aziende sono intestate a incensurati.
Grazie a questi rapporti, personaggi colpiti dal Daspo hanno ottenuto biglietti e abbonamenti per assistere alle gare, con nomi e date di nascita falsificate (uno si è fatto ringiovanire ad under 16 ed altri due ragazzi si sono dichiarati under 12 per ottenere lo sconto). Ed è stato accertato “l’elevato numero di biglietti omaggio che venivano elargiti di volta in volta a soggetti pregiudicati e legati alla criminalità della zona”.
L’attuale presidente Andrea Langella è estraneo a rapporti con le consorterie camorristiche. Un suo uomo di fiducia viene però indicato come presenza fissa nella Sala Ospitality. È il fratello di Giovan Battista Avitabile detto ‘o tuppillo, pluripregiudicato e da poco scarcerato dopo un lungo periodo di detenzione anche per reati di associazione camorristica.
C’è una vicenda che i giudici del Tribunale di Napoli ritengono “incredibile”. È la questione della security e dell’accesso allo stadio. L’organigramma della Juve Stabia indica come “vice delegato alla sicurezza” Luigi d’Esposito, è lui di fatto, attraverso le sue aziende, il gestore del settore. Ma non ne ha titolo, “ha solo l’autorizzazione per espletare l’attività di individuazione del personale steward destinato a svolgere i servizi finalizzati al controllo dei titoli di accesso – si legge nelle carte – il Prefetto ha respinto la sua richiesta di ottenere la licenza per l’attività di vigilanza allo stadio. In realtà l’appalto del servizio security alle società del D’Esposito è solo un paravento, perché a mantenere l’ordine all’interno dello stadio ci pensano gli esponenti della criminalità”.
Tra le censure dei giudici, poi, c’è la permanenza dell’ex calciatore di serie A Roberto Amodio nell’organigramma della Juve Stabia. È l’attuale direttore del settore giovanile. Una dozzina di anni fa ne era direttore sportivo, fu imputato e assolto in un processo per frode sportiva e concorso esterno in associazione camorristica intorno a un giro di scommesse clandestine su gare ritenute truccate. Contro di lui dichiarazioni di pentiti poi cadute al vaglio del processo. Le intercettazioni telefoniche allegate alle indagini “palesavano rapporti stretti con soggetti contigui al clan”. In sede di giustizia sportiva quelle vicende costarono ad Amodio tre anni di squalifica e alla Juve Stabia una penalizzazione di tre punti nel campionato 2011-2012. Anche questo è ricordato nell’ordinanza.
Foto di archivio
L'articolo Juve Stabia e camorra, il capo ultras daspato al poliziotto che lo ha fermato allo stadio: “Io qui faccio cose che tu non riesci a fare” proviene da Il Fatto Quotidiano.