Juventus, pagherà Tudor: il nome del nuovo allenatore

  • Postato il 20 ottobre 2025
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  • Di Libero Quotidiano
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Juventus, pagherà Tudor: il nome del nuovo allenatore

Siamo solo a ottobre e la Juventus è già esaurita. Dopo cinque pareggi consecutivi, si aveva la netta sensazione di una squadra che camminava sul filo, un organismo fragile che poteva cadere di qui odi là, alla luce o nell’ombra. Ed ecco che, a Como, contro una «finta piccola» (così l’ha definita Tudor in un atto di maniavantismo non da Juventus) è caduta nell’ombra, forse definitivamente: 2-0 accettato come se fosse normale da una squadra esaurita, appunto.

La sconfitta era nell’aria, l’ambiente l’aveva letta e in parte indotta, tant’è che è la prima ma sembra la quarta o la quinta, cioè quella che compromette la stagione. E ora Real Madrid e Lazio, una partita impossibile e una strana, per decretare se Tudor rimarrà in panchina. Se le perde entrambe, sarà esonero. Se ne perde male una, idem. Intanto sono stati rispolverati- via Chiellini - i contatti con i grandi “liberi”, da Roberto Mancini a Luciano Spalletti. Nomi esperti, vincenti, perfino antagonisti per la storia bianconera, ma uniche soluzioni possibili per un club che continua ad avere assetti dirigenziali inadeguati e conseguente bisogno di un tecnico che vada oltre l’ordinario.

 

QUANTE DOMANDE

Alla nuova dirigenza bianconera che si nasconde, che non parla mai, ci sarebbero tante domande da fare. La prima, la più ovvia: perché sono stati investiti un centinaio di milioni sull’attacco, tra Conceicao, Openda e Zhegrova, ma non sono stati rinforzati difesa e centrocampo? Una difesa che ora, senza Bremer, si ritrova costretta a passare “a quattro” riciclando un riciclo come Rugani, e un centrocampo con il solo McKennie come alternativa a Locatelli-Thuram-Koopmeiners che si sentono intoccabili perché, banalmente, lo sono. Sono stati accatastati mezzi-giocatori mentre c’era bisogno di un paio di leader di spessore, di un Modric, tanto per dire. L’attacco così abbondante sembra stato costruito apposta per mettere in difficoltà Tudor: un furbo giochino di potere? Vlahovic è una grana irrisolta, ce l’ha lì ma non può farne un perno perché va a scadenza; David non è l’ideale per il suo calcio diretto; Openda è un contorno (giocava nel Lipsia, senza responsabilità) pagato come portata principale, e il paradosso è che i due andrebbero bene in coppia, ma poi dovrebbe saltare almeno uno tra Yildiz e Conceicao.

 

FUTURO INCERTO

«Con due ali e due punte non possiamo giocare», spiega infatti Tudor. Come a dire: questo casino l’hanno creato loro e chiedono a medi risolverlo, quando è chiaramente impossibile. E si aggiunge a Fabregas (mai nominato, in barba al bon ton della Vecchia Signora) che «ha potuto scegliersi i giocatori» mentre lui, Tudor, no. D’altronde la dirigenza lo ha confermato solo dopo i tentativi andati a vuoto per Conte e Gasperini, quindi non è mai stato visto come l’uomo del futuro. Ma, paradosso, gli si chiede una stagione pazzesca per diventarlo.

Proprio quando sta per diventare amministratore delegato, Comolli si nasconde. Zero comunicazioni, tipico segnale premonitore di ribaltoni interni. Il direttore sportivo non arriva e la figura del direttore tecnico, Modesto, è rimasta oscura, mai spiegata. Di fatto questa dirigenza non è ancora completa, forse lo sarà dal 7 novembre, un tempo biblico. Paradossalmente era più chiara la filiera precedente, con Giuntoli a decidere (e sbagliare) tutto. Ne risulta che Comolli è sempre più in alto nella gerarchia-Elkann e sempre più lontano dal terreno (di gioco), dai calciatori e da Tudor che sta facendo la stessa fine di Thiago Motta, più impegnato a difendere sé stesso che non a risolvere una situazione che non sente già più sua. E sua, forse, non l’ha mai davvero sentita.

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Autore
Libero Quotidiano

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