“Kallas mente sulle sanzioni Ue a Israele, per modificare l’accordo con Tel Aviv non serve l’unanimità”

  • Postato il 20 giugno 2025
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  • Di Il Fatto Quotidiano
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Quando Kaja Kallas a marzo incontrò a Tel Aviv il ministro degli Esteri israeliano Gideon Sa’ar, affermando “we are very good partners”, l’europarlamentare belga Marc Botenga (Left) la criticò con un intervento in Aula diventato virale sul web: “Partners in cosa? Nel genocidio? Nella pulizia etnica? Lei sa che la Corte Penale Internazionale ha chiesto l’arresto dei leader israeliani: queste parole non devono mai più essere pronunciate”. Dopo che Kallas ha giustificato le mancate sanzioni dell’Ue a Israele affermando che le metterebbe ma che non c’è unanimità tra i 27 Stati membri, Botenga ha commentato che questo “è solo un modo per nascondersi perché non vuole prendere iniziative”.

Botenga, Kallas afferma di non poter procedere alla revisione dell’accordo di associazione Ue-Israele perché “non c’è unanimità tra i 27 Stati membri”. È così?
Per un anno e mezzo la Commissione europea ha detto che non voleva la sospensione dell’accordo. Ora la Kallas prova a dire “vorrei, ma non posso”, ma mente. Innanzitutto perché l’Alta Rappresentante non deve agire come una segretaria dei 27 Ministeri degli Affari Esteri, ma come una coordinatrice, che spinge in determinate direzioni. È vero che certi Paesi, come l’Italia e la Germania, si oppongono alle sanzioni a Israele. Però, anche alle sanzioni contro la Russia alcuni Paesi si sono opposti. E in quel caso la Kallas ha svolto un ruolo attivo per convincerli perché le sanzioni venissero adottate, come poi è avvenuto. Nell’attuale revisione, il suo compito è innanzitutto presentare un’analisi approfondita delle violazioni israeliane del diritto internazionale. Inoltre, non è vero che per ogni misura sanzionatoria serva l’unanimità.

Quali sono le misure per cui non serve l’unanimità?
L’unanimità sarebbe necessaria per la sospensione totale dell’accordo. Ma sugli aspetti relativi al commercio, alla proprietà intellettuale e agli investimenti diretti esteri, è richiesta una maggioranza qualificata, ovvero il 55% degli Stati membri e il 65% della popolazione europea. In tutti questi casi, la sospensione è giustificata dal fatto che Israele ha violato l’articolo 2 dell’Accordo, che stabilisce che “le relazioni tra l’Unione europea e Israele si basano sul rispetto dei diritti umani e dei principi democratici”.

Recenti inchieste hanno mostrato che l’Ue finanzia governo e aziende israeliane attraverso il programma Horizon Europe.
Questi finanziamenti che vanno al ministero della Difesa di Tel Aviv rendono l’Unione europea direttamente complice del genocidio. Ho chiesto alla Commissione se intendesse escludere i partecipanti israeliani dal programma Horizon Europe alla luce delle decisioni della Corte internazionale di giustizia e della Corte penale internazionale che hanno evidenziato le violazioni del diritto internazionale e del diritto internazionale umanitario commesse da Israele in Palestina. La Commissione ha risposto che escludere i partecipanti dai progetti Horizon Europe sulla base della sola nazionalità equivarrebbe a una discriminazione. A seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, la Commissione però ha sospeso la cooperazione con gli enti russi nei settori della ricerca, della scienza e dell’innovazione, nonché tutti i pagamenti a tali enti persino nell’ambito dei contratti esistenti, in quanto l’invasione russa costituiva una violazione del diritto internazionale. La Commissione all’epoca non ha citato la base legale. Si trattava di una decisione politica. La decisione spetterebbe al Consiglio, che può agire a maggioranza qualificata per questioni che riguardano la ricerca e lo sviluppo.

L’Ue ha imposto sanzioni economiche e commerciali a molti Stati. Qual è il procedimento?
Dall’inizio della guerre in Ucraina, l’Ue ha infatti imposto 17 pacchetti di sanzioni alla Russia, un diciottesimo è in fase di preparazione. Serve l’unanimità, ma Kallas ne ha già proposto uno per Israele? No. Perché? Perché considera Israele un ottimo partner, come è andata a dire lì appena due mesi fa.

Cosa spinge le istituzioni europee a restare immobili su Gaza nonostante gran parte dell’opinione pubblica europea sia sempre più afflitta dallo sterminio in corso?
Partiamo dalla dichiarazione scandalosa di Friedrich Merz: “Israele fa il lavoro sporco dell’Occidente”. Qual è questo “lavoro sporco”? Distruggere la regione, dalla Siria all’Iran, dalla Palestina al Libano, perché l’Occidente abbia un accesso facile e diretto al gas e al petrolio.

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Il Fatto Quotidiano

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