Kathryn Bigelow, un missile da Leone d'Oro
- Postato il 3 settembre 2025
- Di Libero Quotidiano
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Kathryn Bigelow, un missile da Leone d'Oro
Sette annidi silenzio e ora il ritorno, potente e disturbante. Kathryn Bigelow riappare in concorso all’82ª Mostra del cinema di Venezia con A House of Dynamite, un thriller politico che porta lo spettatore dentro i corridoi segreti del potere, dove in pochi minuti si decide la vita di milioni di persone. Un film che non consola, non rassicura, ma al contrario fa salire l’ansia e obbliga a guardare in faccia la verità: viviamo in un mondo seduto su una polveriera.
La storia è ambientata negli Stati Uniti, ma il respiro è universale. Un missile di provenienza ignota viene lanciato contro il Paese: Chicago rischia di essere spazzata via.
Diciotto minuti separano l’America dalla catastrofe. Diciotto minuti che diventano un’eternità di telefonate, ordini contraddittori, scontri tra generali, consiglieri e politici che devono decidere come reagire senza sapere chi sia il nemico. È la Russia? È la Corea del Nord? O forse qualcuno che vuole soltanto destabilizzare il mondo? Il dettaglio non conta: il punto, spiega Bigelow, è che «in questo momento stiamo vivendo in una casa imbottita di dinamite. Non sappiamo chi accenderà il fiammifero, ma sappiamo che l’esplosione può avvenire da un momento all’altro».
LA MINACCIA
Il film, scritto da Noah Oppenheim - già giornalista di politica internazionale - è il frutto di conversazioni con uomini e donne che quelle stanze le frequentano davvero. «Abbiamo iniziato a lavorarci un paio di anni fa - ha detto - ma il problema è eterno: dall’inizio dell’era atomica il mondo vive su un equilibrio fragile ed è un miracolo che nulla sia ancora successo». Bigelow ha raccontato di aver trovato la forza per tornare al cinema solo quando si è imbattuta in un tema che sentiva urgente: «Mi devo appassionare, devo credere nel materiale. Qui la posta in gioco è globale. Volevo capire chi si occupa delle riserve nucleari, come vengono gestite. E ho scoperto che esistono persone di straordinaria competenza, ma il problema è politico: finché ci saranno arsenali atomici, il rischio resta».
La tensione è altissima, costruita con un montaggio serrato che alterna i diversi punti di vista istituzionali: Presidenza, Difesa, Sicurezza nazionale, Segreteria di Stato. Non ci sono eroi, non ci sono salvatori. Solo esseri umani schiacciati dal peso della responsabilità. «Ho imparato una cosa - ha confessato Idris Elba - io non potrei fare politica. Non avrei il coraggio di decidere il destino di milioni di persone in così poco tempo». Accanto a lui un cast di primissimo livello: Rebecca Ferguson, Jason Clarke, Jared Harris e la bella Willa Fitzgerald. Ferguson ha confessato che il film le ha aperto «un canale di comunicazione in famiglia. Non sono un’attivista, ma so che viviamo in un mondo delicatissimo, pronto a saltare per aria. Questo film parla della responsabilità che abbiamo tutti, non solo chi governa».
Bigelow costruisce l’angoscia con realismo documentaristico e la precisione di chi conosce la materia. Ogni inquadratura trasmette il panico e il caos che dominano i palazzi del potere di fronte all’imponderabile. La sensazione è quella di assistere a un resoconto dal vero, un documentario immerso nella finzione. A House of Dynamite non è un grido pacifista ingenuo, ma un pugno allo stomaco: è l’umanità intera ad aver creato un pericolo che non controlla. «Vorrei che un giorno sparissero tutte le armi nucleari - ha concluso Bigelow ma oggi dobbiamo ammettere di vivere in una stanza piena di dinamite. E prima o poi qualcuno potrebbe accendere il fiammifero». A House of Dynamite è cinema politico e contemporaneo allo stato puro.
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