La bilancia della mente

  • Postato il 14 novembre 2025
  • Di Focus.it
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Salire su una specie di bilancia e, in un attimo, scoprire la "vera età" del cervello e se siamo a rischio di problemi cognitivo-motori: lo consentirà lo stabilogramma messo a punto da Leandro Donisi e da Fabrizio Esposito, docente di bioingegneria e direttore del Laboratorio di Imaging Cerebrale dell'Università della Campania Luigi Vanvitelli di Napoli, e coordinatore dello Spoke 2 del progetto Mnesys.. equilibrio sotto esame L'idea nasce dalla consapevolezza che l'integrità del sistema neuro-motorio del cervello determina sia l'invecchiamento, sia le malattie correlate. Valutarla può quindi dare indicazioni importanti sulle funzioni neurologiche, ma oggi i test misurano separatamente l'attività cognitiva oppure quella motoria. Spiega Esposito, «il cervello è un sistema integrato, perciò abbiamo voluto mettere assieme i dati dell'attività cerebrale, ottenuti con un elettroencefalogramma (Eeg), con quelli motori acquisiti da sensori indossabili. Il test valuta la postura eretta, una caratteristica molto sofisticata della nostra specie: solo noi riusciamo a mantenerla». A farci restare stabili è un dialogo continuo fra l'attività cerebrale spontanea e la coordinazione motoria: il metodo dei ricercatori Mnesys consente di misurarle entrambe restando fermi un minuto su una piattaforma, a occhi prima aperti e poi chiusi, mentre si registrano l'Eeg e i dati dei sensori disposti sul corpo, che misurano movimento e attività dei muscoli. Lo stabilogramma di Mnesys(L'articolo prosegue sotto il grafico). «L'esame valuta le oscillazioni del centro di massa del corpo e come queste si sincronizzano con l'attività cerebrale, stimando così anche la connettività e l'efficienza di diverse aree cognitive e motorie», dice Esposito. «In un minuto abbiamo la "firma cerebrale" della postura e possiamo valutare alterazioni che a occhio nudo non sarebbero apprezzabili, ma che possono essere il primo segnale di diverse patologie». I risultati incoraggianti dei primi studi si stanno confermando su un maggior numero di persone; l'obiettivo è portare il test in clinica perché «è semplice, non invasivo, rapido e può dare informazioni sostanziali per la diagnosi di malattie neurologiche ma anche per valutare la risposta ai trattamenti o impostare al meglio una riabilitazione. Il sistema può poi essere potenziato nelle sue capacità di indagine, perché per esempio è possibile integrarlo con sensori già esistenti, come quelli della conduttività cutanea, che valutano le reazioni emotive, o quelli dei movimenti oculari, che si modificano per esempio in caso di Parkinson», conclude Esposito..
Autore
Focus.it

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