La capitana dell’Italbasket Spreafico: “Il bronzo europeo è un riscatto, ora non siamo quelle deludono il movimento”
- Postato il 30 giugno 2025
- Sport
- Di Il Fatto Quotidiano
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Quelle “che deludevano il movimento” hanno (ri)scritto la narrativa del basket femminile italiano con un terzo posto all’Europeo che è già storia. Laura Spreafico non ha dubbi: “Non so in quanti avrebbero scommesso su di noi all’inizio della manifestazione”. La capitana dell’Italbasket ha ripercorso con ilfattoquotidiano.it l’impresa di un “gruppo speciale” che ora fa parlare di sé ovunque. E con una medaglia al collo che alle Azzurre mancava da 30 anni.
Come giudica il vostro Europeo? Vi eravate date un obiettivo minimo?
Era sicuramente fare meglio dell’ultimo, quindi volevamo entrare almeno tra le prime otto. Non so in quanti avrebbero scommesso su di noi all’inizio: sono contenta per come abbiamo lavorato nel mese di avvicinamento alla manifestazione. Il bilancio è sicuramente positivo.
Perché questo gruppo è così speciale?
Ci siamo fatte forza l’una con l’altra: di fatto, siamo le stesse che hanno partecipato all’Europeo a Tel Aviv due anni fa. Dopo essere usciti contro il Montenegro c’era tanta delusione: da quel momento ci siamo compattate ancora di più. Volevamo toglierci l’etichetta di “quelle che deludono il movimento italiano”. Avevamo voglia di riscattarci.
Quanto ha fatto male la sconfitta in semifinale contro il Belgio?
Parecchio perché con quella rimonta ci abbiamo creduto fortemente: a 24 secondi dalla fine eravamo praticamente a un passo dalla finale. Ha bruciato parecchio però abbiamo cercato di resettare un attimo la testa per pensare subito alla partita contro la Francia per il bronzo.
Come avete gestito la pressione?
Personalmente cerco di essere sempre me stessa; all’interno della squadra abbiamo anche altre personalità importanti che comunque possono essere dei leader. Penso che avere il supporto di tutte sia fondamentale.
Quanto è stato gratificante sapere che tutta l’Italia ha parlato di voi in questi giorni?
Percepire questo affetto da fuori ci ha stimolato ancora di più. Sicuramente la Federazione ha fatto qualcosa di importante portando la nostra partita in chiaro sulla Rai perché era da un bel po’ di tempo che non se ne vedeva una. Avere questa visibilità ha fatto la differenza: anche il seguito sui social è sicuramente diverso da prima. Siamo contente di poter essere considerate un po’ il motore che serve per far risaltare il basket femminile.
Com’è iniziata la sua carriera?
Un po’ tutto per caso: io e mio fratello eravamo stati alla festa del minibasket de Le Bocce Erba perché era organizzata da un nostro vicino di casa. Noi all’epoca facevamo nuoto: quel giorno gli istruttori ci hanno coinvolto nei vari giochi e, pochi mesi dopo, mi sono iscritta ai corsi. Ormai è da quasi 30 anni che ho un pallone tra le mani.
C’è un momento che ha cambiato la sua carriera?
È stato un processo più graduale. Ho avuto la fortuna di fare le giovanili nella Comense, una società storica che aveva la prima squadra in Serie A: nel giro di qualche anno mi sono ritrovata ad allenarmi con loro. Quando ho iniziato ad andare via di casa, perché purtroppo la Comense era fallita, mi sono detta che forse avrei dovuto prendere tutto come un lavoro e portare avanti la mia passione in questo modo.
Oggi è il capitano della Nazionale, quali sono le sensazioni?
Vestire l’azzurro è ancora oggi un sogno: durante l’inno, prima di ogni partita, ho la pelle d’oca. Anche se sono dentro da diversi anni, faccio sempre fatica a crederci.
Per concludere, c’è un momento che ricorderà per sempre di questo Europeo?
Gli abbracci collettivi – a fine partita al PalaDozza di Bologna – insieme a tutte le altre ragazze presenti ma che non sono state convocate per infortunio o per scelta tecnica. L’unione del gruppo è stata la vera chiave: tutte sono state coinvolte e noi siamo state brave a coinvolgerle.
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