La Cassazione boccia il Decreto sicurezza: dubbi di costituzionalità nel merito e nel metodo. Nordio: “Incredulo”

  • Postato il 28 giugno 2025
  • Politica
  • Di Blitz
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Una relazione di 129 pagine redatta dall’Ufficio del Massimario della Cassazione ha scatenato un acceso dibattito politico e istituzionale. Al centro dell’analisi c’è il decreto sicurezza approvato il 4 giugno dal governo, oggetto di critiche profonde e sistemiche da parte della Suprema Corte. Secondo il Massimario, il provvedimento rischia di violare diversi principi di costituzionalità in materia penale, minando l’equilibrio tra poteri dello Stato e i diritti fondamentali dei cittadini.

Nel mirino della Cassazione finiscono soprattutto l’uso improprio della decretazione d’urgenza, la eterogeneità delle norme contenute nel provvedimento e le sanzioni giudicate sproporzionate rispetto ai fatti. Viene denunciata una deriva “securitaria” che compromette il rispetto dello Stato di diritto, in particolare per quanto riguarda norme contro il dissenso, come quelle rivolte ai cosiddetti blocchi stradali, utilizzati in manifestazioni pacifiche.

Tra le norme più controverse c’è quella che, nel pacchetto carceri, punirebbe la resistenza passiva dei detenuti, arrivando al paradosso — secondo i magistrati — di sanzionare chi rifiuta cibo o l’ora d’aria. Le osservazioni toccano anche i nuovi reati per terrorismo e l’ampliamento dei poteri ai servizi segreti, giudicati come squilibri potenzialmente pericolosi.

Le norme più controverse: canapa e madri detenute

Non meno forti sono le censure sulle norme contenute nel decreto riguardanti la canapa e le detenute madri. Il testo del Massimario evidenzia che le misure contro la coltivazione e la commercializzazione della canapa sarebbero lesive della libertà d’impresa, non supportate da evidenze scientifiche, e rappresenterebbero un attacco alla libera iniziativa economica.

Ancora più netta è la critica alle modifiche sull’esecuzione della pena per le madri condannate. L’articolo 15 del decreto elimina l’obbligo — rendendolo facoltativo — di sospendere l’esecuzione della pena per donne incinte o con figli minori di un anno. La Cassazione segnala così una deviazione dal diritto penale del fatto a favore di un diritto penale d’autore, ossia una logica punitiva che prescinde dall’offesa concreta a un bene giuridico, concentrandosi sull’identità del reo. Un’inversione pericolosa, che può minare le garanzie costituzionali.

Reazioni politiche tra accuse e difese

Il giudizio della Cassazione ha avuto immediate ripercussioni politiche. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio si è detto “incredulo” e ha chiesto all’Ufficio di Gabinetto del ministero di acquisire la relazione per valutarne la diffusione e l’impatto.

Dalla maggioranza sono arrivate reazioni molto critiche: Maurizio Gasparri (Forza Italia) ha parlato di “uso politico della giustizia”, sostenendo che anche il Massimario sarebbe ormai parte della battaglia politica. Fabio Rampelli (Fratelli d’Italia) ha definito il Massimario “luogo della confusione”, accusando i giudici di esprimere opinioni oltre il loro mandato.

Sul fronte opposto, le opposizioni hanno accolto con soddisfazione la relazione: Debora Serracchiani (Pd) ha parlato di “calderone propagandistico”, Angelo Bonelli (Avs) ha denunciato “la criminalizzazione del dissenso”, mentre Riccardo Magi (+Europa) ha commentato duramente: “La Cassazione conferma che il decreto è una schifezza”.

Dal Movimento 5 Stelle e da Italia Viva si è sottolineato come questa “bocciatura tecnica” confermi quanto denunciato fin dall’inizio: un decreto ideologicamente orientato e privo di fondamento giuridico solido. Tuttavia, la maggioranza ribadisce che la relazione della Cassazione non ha valore vincolante, e il senatore Andrea Ostellari (Lega) conferma: “Noi andiamo avanti”.

 

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Blitz

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