La chat dei baby boss di Napoli: “Vorrei sparargli e guardarlo mentre muore”: 5 mesi dopo fu ucciso il 15enne Emanuele Tufano

  • Postato il 9 maggio 2025
  • Cronaca
  • Di Il Fatto Quotidiano
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“Vorrei andare a sparare a qualcuno, vorrei guardarlo negli occhi mentre muore”. È una frase contenuta in una chat del gruppo di fuoco dei baby boss della Sanità di Napoli. Sono quelli della sparatoria in scooter ad alzo zero la notte del 24 ottobre scorso in via Caramiello, non lontana dalla stazione ferroviaria.

È una frase che fa gelare il sangue. Perché a scriverla, l’11 maggio 2024, è un ragazzino di appena 15 anni. Perché è rivolta a giovani e giovanissimi come lui, che approvano. Perché quel ragazzino, poi, cinque mesi dopo troverà la morte, la notte del 24 ottobre scorso, ucciso da un proiettile amico. Era destinato ai rivali del gruppo “Mercato”, sei motorini all’inseguimento di altri due, almeno cinque colpi di pistola esplosi e ritrovati. Quel ragazzino si chiamava Emanuele Tufano e il suo omicidio sarà vendicato a marzo con un altro omicidio, quello del 20enne Emanuele Durante. Il clan Sequino si era convinto che era stata colpa sua.

C’è anche questo pozzo nero della ragione, nelle carte dei 16 arresti disposti dalla Dda di Napoli – procuratore Nicola Gratteri, pm Celeste Carrano, Maria Sepe e Raffaele Tufano – che raccontano come vivono e come ragionano i giovanissimi boss di Napoli ossessionati dal culto delle armi, della violenza, della camorra. Il 28 febbraio 2024 i ragazzini discutono di tale GDM, un loro coetaneo. F. E. li informa che aveva appena “avuto una pistola in faccia”. Emanuele commenta così il gesto: “È una perdita di dignità”. L’11 maggio 2024 si chatta dell’uso delle armi, emerge una certa dimestichezza. Emanuele chiede all’amico “Pezzetto” se “hai la mano ferma”. La risposta è affermativa, ha già sparato.

L’analisi delle memorie degli smartphone ha fatto venire a galla anche le chat del dark web, forse quelle più preoccupanti. Ci sono tracce dell’accesso dei ragazzini al mercato nero della droga, delle carte di credito clonate, dei soldi falsi. E delle armi, ovviamente.

Ecco quelle usate quella notte di ottobre, secondo i rapporti di polizia giudiziaria: una pistola semi-automatica cal. 7,65mm, tipo’ Beretta modello 35 (ARMA A); una pistola semi-automatica cal.380 Auto (9 mm) tipo’ Beretta modello serie 84; una pistola semi-automatica cal. 22 (6mm) tipo’ Beretta/Bernardelli. una pistola semi-automatica cal. 7,65mm, tipo’ Beretta/Walther e Feg o pistola a salve modificata in cal. 7,65mm (ARMA D). Una pistola Beretta/FN-Browning’ cal. 6,35mm (.25Auto) o pistola a salve modificata. Armi che si trovano e si usano con una facilità inquietante.

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Il Fatto Quotidiano

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