La chicca del giorno, “Su Spotify stanno spopolando i Velvet Sundown, band rock generata con l’IA”
- Postato il 2 luglio 2025
- Di Blitz
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Atmosfere seventies, richiami evidenti al rock psichedelico d’annata e una chiarissima inclinazione alla nostalgia: i Velvet Sundown sembrano essere la band del momento. Con oltre 500mila ascoltatori mensili su Spotify, numeri importanti per una band emergente che ha pubblicato solo due album, il gruppo ha attirato l’attenzione di molti utenti e le loro canzoni si sono diffuse come un virus nelle diverse playlist rock della piattaforma. Nonostante la banalità della loro proposta musicale, oltretutto un po’ ammuffita, in meno di due settimane la band ha registrato numeri da capogiro. Come di consueto, con il “successo” sono arrivate anche le critiche, in questo caso piuttosto giustificate. I Velvet Sundown, infatti, pare non siano reali e ogni loro canzone sembra essere stata generata dall’intelligenza artificiale.
C’è lo zampino dell’IA?
Forse definirlo semplicemente “zampino” potrebbe apparire piuttosto riduttivo, osservando tutti gli aspetti che ruotano attorno alla band. Oltre alla musica, in molti hanno puntato il dito sull’estetica dei Velvet Sundown, sulla loro biografia e sui membri della band: tutto lascia facilmente presuppore che l’IA abbia generato ogni cosa rispondendo a una specifica richiesta. Per esempio, nelle foto pubblicate sul profilo Instagram della band è possibile notare, senza particolari sforzi, tutte quelle che sono le caratteristiche tipiche delle immagini generate con l’intelligenza artificiale: volti asimmetrici e un po’ sfocati, proporzioni del corpo innaturali, la fusione e la deformazione di alcuni oggetti e lo sfondo che si dissolve e si confonde con le figure in primo piano.
Diversi giornalisti hanno poi discusso in merito alla biografia della band su Spotify, che contiene formule alquanto stereotipate e facilmente riconducibili ai testi generati con l’IA: “C’è qualcosa di silenziosamente incantato nei Velvet Sundown. Non li ascolti soltanto: ci entri dentro, quasi senza accorgertene. La loro musica non cerca di attirare l’attenzione a tutti i costi; si insinua piano, come un profumo che all’improvviso ti riporta in un luogo che credevi dimenticato”. All’interno di questa orribile biografia compaiono anche i nomi dei membri dei Velvet Sundown: Gabe Farrow, Lennie West, Orion “Rio” Del Mar e Milo Rains. Esistono davvero? Sul web non si trova nulla.

Non solo su Spotify: le melodie della “band fantasma” sono disponibili anche su altre piattaforme come Amazon Music e Apple Music. Su Deezer, che ha da poco implementato uno strumento per riconoscere i brani generati con l’intelligenza artificiale, si contano già oltre 20mila tracce IA al giorno, pari quindi al 18% degli upload quotidiani. I Velvet Sundown fanno parte di questa “nicchia” musicale? Pare proprio di sì, ogni indizio gioca a loro sfavore. Dato il clamore mediatico, la band ha pubblicato diversi post su X rispondendo alle critiche e negando ogni accusa in merito alla questione IA. “Ogni nostro accordo, ogni testo e ogni errore è assolutamente umano. Questa è la nostra musica, scritta durante lunghe notti sudate in un bungalow angusto in California”. Ci vediamo sul palco.
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