La chiusura polacca del confine con la Bielorussia preoccupa la Cina (che fa pressioni su Mosca)

  • Postato il 17 settembre 2025
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Quasi tre ore di colloqui non sono bastate al ministro degli Esteri cinese Wang Yi a smuovere l’omologo polacco (e vice primo ministro) Radoslaw Sikorski. Il viaggio del capo della diplomazia di Pechino a Varsavia – il primo da sei anni a questa parte – si è ufficialmente tenuto il 15 settembre per permettergli di prendere parte alla quarta riunione del Comitato intergovernativo Polonia-Cina. Sul tavolo faceva però bella mostra di sé soprattutto un dossier scottante e molto urgente: la chiusura unilaterale del confine con la Bielorussia decisa da Varsavia dopo il sorvolo del suo territorio da parte dei droni russi e l’avvio delle esercitazioni militari organizzate congiuntamente da Mosca e Minsk. Queste ultime si tengono ogni quattro anni coinvolgendo decine di migliaia di soldati e per il 2025 il focus è sul Baltico e sul Mare di Barents. Una zona quanto mai delicata.

L’interruzione delle linee di collegamento terrestri lungo l’asse bielorusso-polacco è un bel grattacapo per la Repubblica Popolare e alcuni numeri lo rendono evidente. Circa il 90% delle merci trasportate su rotaia tra la Cina e il mercato dell’Unione Europea transita infatti attraverso la Polonia, per un controvalore di oltre 25 miliardi di dollari. Nel 2024, il volume delle merci trasportate su rotaia tra il paese asiatico e l’Ue è aumentato del 10,6%. Un dato, quest’ultimo, legato anche alla sempre maggiore popolarità delle piattaforme di e-commerce cinesi in Europa, giganti che stanno iniziando ad avere difficoltà a consegnare in tempo i loro prodotti o comunque a mantenere i prezzi competitivi garantiti da vie di transito efficienti. Le alternative ovviamente non mancano, come il trasporto aereo o marittimo, ma sono più costose.

Il collegamento terrestre sulla rotta Est-Ovest è uno degli snodi più importanti della Nuova Via della Seta cinese e Pechino lo considera uno dei suoi fiori all’occhiello. Anche dal punto di vista europeo la chiusura rappresenta un duro colpo ma la Polonia al momento non vuole sentire ragioni: appare evidente come il governo del premier Donald Tusk voglia far passare agli alleati occidentali il messaggio che le esigenze di sicurezza, anche in chiave NATO, debbano prevalere su ragioni di natura commerciale e di convenienza economica. Oltretutto la situazione di stallo che si è venuta a creare mostra plasticamente tutte le fragilità geopolitiche europee, considerando che è stata sufficiente la chiusura di una frontiera per mettere in crisi una rotta che avrebbe bisogno di trovare vie di diversificazione.

Il fatto che Varsavia stia tenendo duro è una mossa (geo)politica che potrebbe mettere nei guai la Russia di Vladimir Putin. Non a caso, all’annuncio della decisione polacca si sono levate voci molto critiche dal Cremlino, con la portavoce del ministero degli Esteri moscovita, Maria Zakharova, che ha parlato di “una mossa distruttiva”. È molto probabile che il passo compiuto dalla Polonia porti la Cina ad aumentare la propria pressione sulla Federazione russa, ritenuta responsabile più o meno direttamente dell’interruzione commerciale che si sta sperimentando in Europa. Se già la guerra in Ucraina ha rappresentato per il leader cinese Xi Jinping un elemento di destabilizzazione per nulla gradito, le continue provocazioni russe in direzione occidentale potrebbero portare a un serio incrinamento di una relazione bilaterale che, almeno davanti ai riflettori, sembra molto stretta. Ultimo passo in ordine di tempo in questa direzione, la definitiva conferma che il gasdotto Power of Siberia 2 si farà, un’infrastruttura che consentirà a Mosca di aumentare le esportazioni di gas naturale verso il gigante asiatico.

La situazione attuale si innesta oltretutto su uno scenario globale che dal punto di vista commerciale è sempre più teso. Ultima notizia in ordine di tempo, la pressione che gli Stati Uniti guidati da Donald Trump stanno applicando su Bruxelles affinché si arrivi a livello europeo a dazi applicati alla Cina e all’India tra il 50% e il 100%. Secondo l’inquilino della Casa Bianca la misura andrebbe prevista se Pechino e Nuova Delhi continueranno a importare idrocarburi dalla Russia, flusso che sta garantendo a Mosca entrate significative e fondamentali per sostenere l’impegno militare in Ucraina. A prima vista la chiusura del confine con la Bielorussia decisa dalla Polonia potrebbe sembrare una vicenda dalle ricadute internazionali limitate, ma a uno sguardo più attento la vicenda assume contorni decisamente più cruciali.

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