La Cina ha pronte le navi per il tecno-sbarco a Taiwan

  • Postato il 25 aprile 2025
  • Di Panorama
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L’ultimo attacco contro Taiwan è partito il primo aprile, ma è tutto tranne che uno scherzo. Quel giorno Pechino ha lanciato la tredicesima «esercitazione dimostrativa» contro l’isola dal marzo 2018: l’ha circondata con decine di navi, e per la prima volta ha impiegato anche una portaerei, la Shandong, varata nel 2019. L’attacco ha trovato la sua giustificazione in una dichiarazione del presidente taiwanese Lai Ching-te, che pochi giorni prima aveva definito la Cina «forza ostile», ma come tutti quelli che l’hanno preceduto (il penultimo risaliva a gennaio) serve a fare pressione crescente sul governo di Taipei e a valutare l’effettiva capacità di reazione delle sue forze armate. La preoccupazione del Pentagono stavolta è più alta, però, perché il presidente Xi Jinping ha posto alle sue forze armate un termine stringente per la «riunificazione cinese «liberare» l’isola entro il 2027. La Cia, inoltre, ha rivelato che gli ultimi, potenti attacchi informatici scatenati da Pechino contro gli Stati Uniti hanno avuto «lo scopo dichiarato di dissuaderli dall’intervenire in un potenziale conflitto tra Cina e Taiwan».

Nel frattempo, la potenza asiatica ha appena messo in acqua i suoi nuovi, rivoluzionari e immensi mezzi da sbarco. E anch’essi sembrano fatti apposta per un’invasione di Taiwan. Finora sono state osservate almeno tre di queste navi-chiatta, costruite dai cantieri di Guangzhou, un porto 600 chilometri a sud-ovest di Taipei. Lunghe dai 110 ai 185 metri e larghe tra 25 e 35, i nuovi mezzi da sbarco sono il frutto di una progettazione rapidissima, iniziata nel 2024, e dimostrano quale sia la capacità di varo cinese in campo militare, al momento 230 volte superiore rispetto a quella americana.  Ogni chiatta dispone di pilastri – da quattro a sei, a seconda delle dimensioni della nave – che vengono abbassati sul fondo marino in prossimità della costa oggetto dell’attacco, e servono per stabilizzare il mezzo: a quel punto, la chiatta si solleva sulle onde e dalla prua fa scendere un ponte telescopico di 150 metri, che in pochi minuti, superando ogni difesa passiva predisposta sulla costa, può far sbarcare decine di carri armati e mezzi pesanti, e svariate centinaia di uomini. A fine marzo i satelliti statunitensi hanno inquadrato tre di questi mezzi che si esercitavano nel Mar cinese meridionale,  e li hanno osservati compiere una strana manovra che  li collegava tra loro in linea, così da formare un solo «pontone» lungo più di 800 metri. Gli analisti americani credono che l’operazione, partendo da più di un chilometro dalla riva, punti  a creare ondate d’attacco particolarmente potenti.

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Panorama

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